Aldo Grasso, Corriere della Sera 01/06/2012, 1 giugno 2012
CROZZA NON SI DISCUTE PERO’ MANCA IL RITMO
Nel secondo appuntamento di «Fardelli d’Italialand», Maurizio Crozza ha fatto la parodia di Silvio Berlusconi (già al Quirinale in mezzo a due corazzieri infastiditi dalla sua vena di raccontare barzellette), di Arrigo Sacchi sullo scandalo del calcio, di Benedetto XVI sui corvi che volteggiano sul Vaticano, di Josè Altafini, del governatore Roberto Celeste Formigoni e delle sue splendide crociere, del presidente francese François Hollande, di Luca di Montezemolo e l’Italia dei carini, dell’archistar Massimiliano Fuffas e la domotica, degli spot di Ennio Doris, della cantante Adele che piange sull’Imu, di Sergio Marchionne, e del mitico Giacobbo di «Kazzenger». Doveva esserci anche il ministro Corrado Passera, che all’ultimo ha declinato l’invito a causa del terremoto che ha colpito l’Emilia.
La diretta dal teatro Smeraldo è durata più di due ore, per la gioia degli spettatori presenti in sala: una festa, un tripudio (La7, mercoledì, ore 21,20). Sulla bravura di Crozza non si discute: è come se avesse fatto un patto con il diavolo per «possedere» i suoi personaggi. Non li tratta male, non infierisce, non incrudelisce sui loro difetti, ma li annichilisce entrando nel loro corpo, spossessandoli con un sorriso, una canzone, una parrucca.
Se si accetta la convenzione teatrale, nulla da dire. Ma se vogliamo fare un discorso più prettamente televisivo, a Crozza manca vistosamente il senso del ritmo. È come se si innamorasse dei suoi personaggi, non li volesse più abbandonare. Forse ha bisogno di un altro tipo di regia, forse di una spalla che gli faccia da metronomo, forse di un diverso lavoro autoriale (è un po’ il difetto di tutta la scuderia di Beppe Caschetto). A «Ballarò» funziona perché il suo numero è contenuto in un tempo limitato. Comunque, veda lui. Come si dice, questa è la famosa critica costruttiva.
Aldo Grasso