Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  giugno 01 Venerdì calendario

Bonus produttività: ravvedimento per l’«anticipo» LE REAZIONI – Delusione e incertezza. Il decreto sulla detassazione dei premi di produttività che ha ridotto l’importo massimo detassabile a 2

Bonus produttività: ravvedimento per l’«anticipo» LE REAZIONI – Delusione e incertezza. Il decreto sulla detassazione dei premi di produttività che ha ridotto l’importo massimo detassabile a 2.500 euro (da 6mila) e la soglia di reddito di lavoro dipendente del 2011 per l’accesso al beneficio fiscale a 30mila euro (da 40mila), criticabile nel merito, comporterà anche dei problemi per gli imprenditori che abbiano ceduto alla tentazione di riconoscere la detassazione in assenza del decreto (si legga anche Il Sole-24 Ore di ieri). È probabile, tuttavia, che molti datori di lavoro avranno evitato, in assenza del decreto di riconoscere la detassazione. Chi si è comportato così potrà iniziare ad applicarla da ora e, per le somme già erogate (ammesso che vi sia capienza), potrà avvalersi delle operazioni di conguaglio fiscale di fine anno o di fine rapporto. Diversa la situazione per chi ha deciso di non aspettare, applicando l’imposta sostitutiva del 10% su emolumenti erogati nei primi mesi dell’anno. Se il lavoratore dipendente beneficiario ha un reddito di lavoro dipendente del 2011 non superiore a 30mila euro e la somma detassata non supera i 2.500 euro si ritiene che non debba fare altro. Se, al contrario il reddito denunciato dal lavoratore per il 2011 è superiore a 30mila euro egli è automaticamente escluso dall’incentivo fiscale. Allo stesso modo si deve considerare illecita la detassazione applicata su somme complessivamente superiori a 2.500 euro annui. Al momento la possibile soluzione sembra essere il ravvedimento operoso attraverso cui riversare le maggiori imposte dovute. Si può anche sperare in una sanatoria simile a quella dello scorso anno che, prendendo spunto dall’incertezza normativa, offra al datore di lavoro la possibilità di versamento delle differenze, senza applicare le sanzioni. Entrando nella sostanza del provvedimento va registrata la delusione delle parti sociali, critiche nei confronti delle scelte governative. «Si tratta di un provvedimento in controtendenza rispetto alla necessità di generare crescita», per il segretario confederale della Cgil, Elena Lattuada, mentre su Twitter il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, lo definisce di «un’insensatezza preoccupante» e quello della Uil, Luigi Angeletti, «un’ulteriore stangata per gli operai». La distruzione sistematica della detassazione era già iniziata lo scorso anno, quando era stato deciso che le somme incentivanti legate alla produttività e alla competitività dell’azienda potessero essere detassate a patto che fossero previste da accordi o contratti collettivi territoriali o aziendali. Va, inoltre, ricordata la confusione determinatasi sull’obbligo di essere o meno iscritti alla associazione sindacale che ha sottoscritto gli accordi di secondo livello. Un’incertezza protrattasi anche nel 2012 per un groviglio di norme, al punto che il Mef, rispondendo a un quesito posto da un contribuente, aveva inizialmente precisato che il Dm non era necessario, salvo smentirsi dopo pochi giorni. © RIPRODUZIONE RISERVATA