FRANCO GIUBILEI, La Stampa 1/6/2012, 1 giugno 2012
Mary G, il delfino morto di dolore per la sua istruttrice - Mary G è morta ieri, come reso noto sulla pagina Facebook di Oltremare, il delfinario di Riccione che la ospitava
Mary G, il delfino morto di dolore per la sua istruttrice - Mary G è morta ieri, come reso noto sulla pagina Facebook di Oltremare, il delfinario di Riccione che la ospitava. La direzione della struttura ha condensato in poche righe una storia cominciata nel 2005, quando il raro esemplare di Grampus griseus si arenò nel porto di Ancona, aggiungendo che «l’evento è stato già segnalato alle autorità competenti, le cause saranno accertate mediante una necroscopia che verrà effettuata presso la facoltà di Medicina veterinaria dell’Università degli studi di Padova». È morto un delfino, e allora? In tempi di terremoti perché interessarsi alla sorte di un cetace? Perché Mary G non era un delfino qualunque, e soprattutto per il suo rapporto con Tamara Monti, l’istruttrice che si era presa cura di lei. Mary G era approdata al delfinario di Riccione che era ancora un piccolo, dopo che aveva perso la madre nella traversata. Le attenzioni di istruttori ed esperti, ma soprattutto l’amore di Tamara e l’esperienza del fidanzato Robert, anch’egli istruttore, l’hanno cullata come si farebbe come un bambino: frullati di aringhe, integratori, vitamine e sali minerali, e poi addestramento, fino a trasformarla in attrazione del delfinario romagnolo. Poi la fine assurda della donna che si occupava dell’animale, un vicino di casa che nel 2007 la accoltella a morte perché i cani di Tamara abbaiano troppo e a lui «scoppia la testa». I cani sono capaci di lasciarsi morire se il padrone viene a mancare, e i delfini? Loro, mammiferi intelligenti e sensibili, forse possono fare altrettanto, se è vero che da quando Tamara smette di accudirla Mary G comincia a stare sempre peggio e a perdere peso, da 210 chili a 160. Disturbi nervosi, diagnosticano gli esperti, mentre fra visitatori, animalisti e quanti si sono appassionati alle sue vicende cresce la preoccupazione per la sua sorte. Ufficialmente nessuno mette in relazione il malessere dell’animale con la scomparsa della sua istruttrice, anzi Oltremare precisa di non voler strumentalizzare in alcun modo le due vicende, ma nell’immaginario del pubblico si fa strada l’immagine suggestiva della bestia che muore di crepacuore perché amava troppo la sua «padrona». Gli scienziati della fondazione cetacei di Riccione, da parte loro, mettono le mani avanti, dicendo di non poter assolutamente confermare una relazione fra i due eventi. «Parassitosi intestinale», recita la diagnosi, una malattia incubata probabilmente da molto tempo. Di fatto Mary G rifiuta il cibo, come se volesse lasciarsi morire. In queste ore sulla pagina Facebook del delfinario si sfogano quelli che hanno sempre criticato la sistemazione di Mary G al delfinario. Si riflette su un mammifero fatto per vagare liberamente per il Mediterraneo, costretto nelle angustie di una vasca, per quanto grande sempre troppo piccola, ma questa non regge proprio: alla fondazione cetacei di Riccione hanno chiarito da subito che l’intenzione era di rimetterla al più presto in mare aperto, ridandole la libertà, soluzione altamente sconsigliata da esperti internazionali, secondo cui l’animale in libertà sarebbe morto subito. È morto ieri, sette anni dopo il suo salvataggio, fra sospetti probabilmente infondati e il suo pubblico sinceramente addolorato.