S. V., l’Espresso 07/06/2012, 7 giugno 2012
UNA BICI NON SI NEGA A NESSUNO
Barcellona è in fuga, ma il gruppone delle italiane è sempre più numeroso. Nella corsa al bike sharing, il servizio di biciclette pubbliche, il capoluogo catalano sembra inarrivabile con i suoi 6 mila mezzi, un terzo in più rispetto a quelli che si contano nella nostra Penisola. L’abitudine di affidarsi alle due ruote comunali sta però prendendo piede anche da noi. Da un’indagine pubblicata a fine febbraio da Eco-Logica, società pugliese di ingegneria e consulenza ambientale, emerge infatti che sono sempre di più le città italiane dove si possono trovare i parcheggi delle bici pubbliche. E non solo nel Nord: la prossima new entry sarà Palermo, dove entro l’estate dovrebbero arrivare duecento biciclette. Resta da capire se lo sviluppo continuerà nonostante la crisi economica. Il bike sharing permette di non inquinare, ma non è certo gratuito per i Comuni, già alle prese con pesanti tagli al bilancio. Ecco perché tra gli addetti ai lavori si discute di quale sia la tecnologia migliore. Meccanica o elettronica? Nel primo caso l’utilizzatore compra una chiave che inserita nel posteggio libera la bici e lo identifica. Il secondo si basa invece su una scheda magnetica che, avvicinata al display del parcheggio, mette a disposizione una bici. Il sistema meccanico ha il vantaggio di essere più economico per l’utente, di avere costi di installazione e manutenzione minori per il Comune e di non richiedere energia. Di contro è più scomodo, visto che grazie alla scheda è ad esempio possibile riconsegnare il mezzo in qualsiasi posteggio della città; inoltre, essendo spesso gratuito per i cittadini, non garantisce alcun ritorno economico diretto per il Comune. In Italia, dove il maggior numero di biciclette è controllato elettronicamente, si spartiscono il mercato due aziende: la ravennate C’entro in bici, che propone il sistema meccanico, e la piemontese Bicincittà, specializzata nella tecnologia elettronica. Solo il Comune di Milano ha deciso di affidarsi a un altro nome, quello dell’americana Clear Channel, lo stesso scelto da Barcellona.