Ilaria Vesentini, Il Sole 24 Ore 31/5/2012, 31 maggio 2012
Quasi cinque miliardi i danni del sisma, a casa 20mila addetti – Cinque miliardi di euro. È solo una stima, ma si avvicina molto alla realtà dei danni subiti dall’economia dei 28 comuni tra Modena, Ferrara, Bologna e Reggio Emilia colpiti dalle due ondate di scosse, tra domenica 20 maggio e martedì scorso
Quasi cinque miliardi i danni del sisma, a casa 20mila addetti – Cinque miliardi di euro. È solo una stima, ma si avvicina molto alla realtà dei danni subiti dall’economia dei 28 comuni tra Modena, Ferrara, Bologna e Reggio Emilia colpiti dalle due ondate di scosse, tra domenica 20 maggio e martedì scorso. Un territorio operoso dove oltre 8mila imprese manifatturiere – che salgono a 70mila se si includono agricoltura, edilizia, commercio e servizi per 270mila addetti – generano un Pil che vale circa l’1% del totale nazionale. E dove, da martedì scorso, sono saliti a 20mila i lavoratori rimasti a casa (secondo la Cgil, le stime della Regione si fermano a 15mila addetti) e a 3.500 le aziende crollate o inagibili. La ferita più profonda è stata inferta alla filiera agroalimentare, con quasi due miliardi di danni, tra agricoltura e industria. Coldiretti parla di 500 milioni di danni diretti solo in Emilia. Il distretto del biomedicale è praticamente raso al suolo ed è facile supporre che i 400 milioni di danni riportati la settimana scorsa siano schizzati ben oltre i 500 milioni di euro. Una cifra analoga si teme sarà in conto alla meccanica (5mila lavoratori fermi), mentre si aggirano sui 100-110 milioni i danni sia nel settore ceramico che nel tessile. Un totale di 3.210 milioni. «Un grande disastro economico», lo definisce l’assessore alle Attività produttive dell’Emilia-Romagna, Gian Carlo Muzzarelli, che non azzarda numeri ma ammette che i primi 2,5 miliardi stanziati dal Governo tra accise sulla benzina e contributi a fondo perduto saranno una copertura solo parziale. «Dobbiamo ripartire dall’economia – rimarca – perché è con le imprese e con il lavoro che si può ricostruire quanto è andato perso. Ed è fondamentale agire subito per non far fuggire le multinazionali che ci mettono un attimo a trasferire tutto altrove». Lo spostamento verso ovest dell’epicentro sismico non ha aggravato il pesante bilancio dell’industria ferrarese (oltre 200 milioni di danni), mentre è difficile per Confindustria Modena anche solo prendere contatti con i 170 associati nell’area nord (9mila addetti): «Aziende senza problemi tra Cavezzo, Mirandola, Medolla e Finale – precisa il direttore Giovanni Messori – non ce ne sono più. Tutto è chiuso almeno fino a lunedì prossimo, perché la paura è tanta e nessun imprenditore vuole avere sulla coscienza i propri dipendenti. Le polemiche sollevate fin qui sono a dir poco inopportune: erano le regole a non prevedere capannoni antisismici fino al 2008 e sono stati tecnici abilitati a consentire il rientro in azienda dopo la prima scossa». Solo in provincia di Modena la Cna ha valutato ieri un miliardo di danni e il 95% dei capannoni con lesioni strutturali gravi, tra le 1.500 imprese artigiane colpite dal sisma. A Bologna il terremoto ha paralizzato l’area di Crevalcore, «dove di fatto da ieri non si lavora più – spiega il dg di Unindustria Bologna, Tiziana Ferrari – e si rischia di perdere ordini faticosamente riconquistati». Ilaria Vesentini