Gianni Clerici, la Repubblica 31/05/2012, 31 maggio 2012
Venus, che malinconia il crepuscolo di un amore - Addio amore mio. Lo posso finalmente confessare, dopo questa penosa vicenda tanto simile, nei simboli, a un funerale
Venus, che malinconia il crepuscolo di un amore - Addio amore mio. Lo posso finalmente confessare, dopo questa penosa vicenda tanto simile, nei simboli, a un funerale. Ti ho sempre amata, Venus, sin da quando, poco più che bambina, quel pappa di tuo padre, Richard Williams, mi chiese, in Florida, se fossi in grado di versare qualche dollaro per ottenere l´intervista. Credeva di ammaestrarti come una pantera degna di un circo, mentre la tua anima bella di ben altro era degna. Qualche anno più tardi, la tua amica Alexandra Stevens ti parlò tanto bene di me che fui ammesso ad un rito capace di sollevare l´ilarità di scribi ottusi, quando alla fine delle tue femminilissime conferenze stampa, ti baciavo il ginocchio sinistro. Uno splendido ginocchio, non meno tornito della Venere di Milo, del quale il grande fotografo Koto Bolofo mi offrì una riproduzione che pende sul mio comodino, di fianco a un´immagine sacra. Da quando avevo saputo che la sindrome di Sjogren, una terribile malattia autoimmune, ti aveva aggredita, mi ero reso conto che la fortuna di amarti, pur da lontano, stava svanendo. «Vivere è ormai come gettare un dado. Si è costretti ad accettare, ogni giorno, un risultato che non dipende da voi». La partita di oggi è stata in tutto simile a quanto avevi affermato. A qualche rarissimo asso seguivano altri tiri simili a gemiti. Di fronte a te, Agneska Radwanska pareva intenta ad una esercitazione di sadismo. Tutto sarebbe finito in un´ora esatta e, ad una conferenza stampa che avrei avuto il coraggio di seguire solo sul video, con le cuffie, avresti mormorato: «Certo, non mi controllavo, ma la mia vita è ormai questa. Però sono qui, ci sono ancora». Certo, Venus, sei viva, ancor più splendida di sempre, in un vestitino che tu stessa hai disegnato, con l´amore col quale certe bambine adornano le bambole. Sei viva, e lo hai improvvisamente dimostrato quando ti sei rifiutata di subire l´onta del sei a zero, e hai d´improvviso nascosto la palla alla piccola omicida. Ma, Venus, credimi. E´ meglio che tu ti sottragga a questa vita sportiva. Hai tutto quanto è necessario per cominciare una nuova vita. Lontana dai campi.