Riccardo Arena, Il Post 31/05/2012, 31 maggio 2012
A Rignano Flaminio, cittadini in libertà provvisoria - Tutti assolti. “Il fatto non sussiste”
A Rignano Flaminio, cittadini in libertà provvisoria - Tutti assolti. “Il fatto non sussiste”. Nell’asilo Olga Rovere di Rignano Flaminio gli “orchi” non c’erano. Né ci sono stati abusi sui bambini. (Fortunatamente). Ma allora perché quegli imputati, quei cittadini innocenti, furono sbattuti in carcere prima del processo? Perché: “viviamo in libertà provvisoria”. (cit. Giuseppe Lattanzi, magistrato). Affermazione confermata anche dalla lettura dell’ordinanza di misura cautelare che portò in galera tre insegnanti, il marito di una di queste, una bidella ed anche un aiutante di una pompa di benzina. 59 pagine, che hanno aperto la porta della galera a persone come noi. 59 pagine facili da sintetizzare. Il che la dice lunga. Ecco qua. Da pagina 1 a pagina 30 ci sono le dichiarazioni dei bambini, quelle dei genitori e frammenti di considerazioni della psicologa Marcella Battisti Fraschetti, consulente del Pm. Da pagina 30 a pagina 32, ci sono i riscontri medici. Penserete: “Ah, finalmente qualcosa di oggettivo”. Purtroppo no. I medici non trovano nulla, se non degli arrossamenti riscontrati solo su alcuni bambini. Nulla di più. Elementi certamente utili per l’indagine, ma insufficienti da soli per emettere una misura cautelare. Da pagina 32 a pagina 34, ci sono poi gli esami tossicologici. Esami che segnalano solo su due bambine, la presenza di tranquillanti. Interessante, ma basta? No. Occorreva indagare ancora. E invece nulla. Siamo quasi a metà dell’ordinanza è ancora non ci sono elementi concreti per portare dei cittadini incensurati in galera. Siate speranzosi! Continuiamo. Da pagina 34 a pagina 51 ancora frasi dei bambini, dei genitori e ancora considerazioni della dottoressa Battisti Fraschetti. Poi, d’un tratto, appaiono due paginette scarse sui riscontri esterni. Ovvero su quegli elementi di prova che dovevano dimostrare il collegamento tra i presunti abusi e gli indagati. Una parte importante. Ebbene, in queste due paginette striminzite, i riscontri esterni sono: la testimonianza di una vigilessa di Rignano e la testimonianza della cameriere di un indagato. Ah, interessante! Chi sa cosa avranno visto le due testimoni? Ennesima delusione. La vigilessa afferma di aver visto le maestre con un gruppo di bambini. È la prova che sono maestre depravate? No. Le maestre erano con i bambini durante a una gita scolastica autorizzata. La cameriera invece riferisce di aver visto dei bambini nella casa di un indagato. Un pedofilo? No. La teste ha riportato fatti del 1999-2000, periodo in cui i bambini, ipoteticamente molestati, non erano neanche nati. Un ricordo non solo slegato dal tempo, ma che si dimostrerà anche irrilevante. Infatti i bambini visti dalla cameriera erano i figli dell’indagato con degli amichetti. Peccato! Siamo quasi alla fine. Mancano solo 7 pagine dell’ordinanza. 7 pagine inutili quanto facili da scorrere. 7 pagine in cui il Gip si concentra a commentare le accuse, definendo tali episodi gravi, inaccettabili, eccettera. Timbro, data e firma. Fine delle 59 pagine. Tutti dentro. In galera! 59 pagine, prive di qualsiasi elemento di prova utile per emettere una misura cautelare, che porterà 6 cittadini in carcere. 6 cittadini che resteranno in galera per 14 giorni. Il 10 maggio 2007, infatti, il Tribunale della libertà di Roma, presieduto da un magistrato non avvezzo alle scarcerazioni facili come Bruno Scicchitano, annulla quel brutto esempio di ordinanza di misura cautelare in carcere. Decisione confermata anche dalla Corte di cassazione. Ora, è incredibile l’assoluzione pronunciata dal Tribunale di Tivoli? No. È incredibile che dei cittadini siano stati messi in carcere senza motivo. È incredibile che quei cittadini abbiano anche dovuto subire un processo. È incredibile poi che abbiano dovuto aspettare 6 anni per vedersi finalmente assolti. Incredibile, ma non un caso eccezionale. Tutt’altro. Sarebbe meno ipocrita (e più realistico) mettere sui tribunali un cartello con la scritta: “il servizio è sospeso”.