VARIE 31/5/2012, 31 maggio 2012
APPUNTI PER GAZZETTA. TERREMOTO, TERZO GIORNO
CORRIERE.IT
MILANO - L’Emilia continua a tremare. Poco prima delle 17 si è registrato lo scrollone più forte, da 4.0 secondo l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. L’epicentro è stato localizzato nei pressi di Novi di Modena. Precedentemente, alle 13.18, a Ferrara il sismografo aveva superato i 3,2 gradi della scala Richter. Sono state 84, invece, secondo l’Ingv, le scosse che si sono susseguite dopo la mezzanotte fra le province di Modena, Ferrara e Mantova, zona già colpita dai sismi del 20 e 29 maggio. In due giorni si sono registrate nel territorio circa 300 scosse.
NELLA NOTTE - La più forte delle scosse che si sono verificate nella notte tra mercoledì e giovedì è invece di magnitudo 3.6, ed è avvenuta alle 6,20 con epicentro Finale Emilia. Tra i paesi più colpiti dal sisma c’è Mirandola, dove è stata chiusa la zona industriale della città. Sono 7.231 gli sfollati ospitati nella notte tra martedì e mercoledì in 23 campi, 17 strutture coperte e diversi alberghi. In totale, la disponibilità di posti coordinata dal Centro unificato di protezione civile di Marzaglia, a una decina di chilometri da Modena, è salita a 8867.
TWITTER - Le scosse sono state quasi tutte sotto i 3 gradi Richter. Tutte segnalate dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia che ha continuato ad aggiornare in tempo reale anche su Twitter, oltre che sul sito. Colpita anche la «costa calabra occidentale» con una sequenza sismica localizzata tra Campania e Basilicata. Nella mattinata di giovedì lo sciame ha continuato a farsi sentire in Emilia, nel finalese, con un apice di magnitudo 3.6 e ipocentro a 4 chilometri di profondità. A Modena il procuratore Vito Zincani ha annunciato l’apertura di un’inchiesta relativa alle vittime dei crolli avvenuti a causa del sisma.
IL DECRETO - Mercoledì nel frattempo il Consiglio dei ministri ha varato il decreto con le misure di emergenza post-terremoto: molto discusso l’aumento delle accise sui carburanti di 2 centesimi al litro più Iva. «Per reperire risorse subito, necessarie per sostenere interventi per la ricostruzione - ha precisato il ministro dell’ambiente Corrado Clini - non avevamo altra strada». Ma poi il ministro ha chiamato in causa anche i petrolieri: «Mi auguro che questo intervento - ha aggiunto Clini - non abbia effetti sul prezzo dei carburanti perchè il prezzo sta scendendo e le compagnie devono ridurre i margini speculativi. Altre volte siamo dovuti intervenire, oggi senza un nostro richiamo, è necessario che si muovano da sole». E poi il futuro: «Dobbiamo avere un Piano nazionale che duri il tempo che serve, quindi 15 anni, che sia sostenuto da investimenti privati agevolati, da finanziamenti pubblici. È una priorità per il nostro Paese. L’evento sismico degli ultimi giorni richiama la necessità di questi interventi», ha detto il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, che ha aggiunto: «Ho cominciato a parlare di una Piano nazionale per la sicurezza del territorio a novembre, appena insediato e contestualmente ai disastri delle Cinque Terre, della Lunigiana e in Sicilia».
LE SCUOLE - Intanto il Miur, il ministero dell’Istruzione e l’università, conferma la piena validità dell’anno scolastico 2011/2012 anche per le scuole dei Comuni dell’Emilia-Romagna colpiti dal sisma. Per quanto riguarda lo svolgimento dell’esame di Stato conclusivo dei corsi di studio di secondo grado, come noto, sono fissate le date del 20 giugno per la prima prova scritta di italiano e del 21 giugno per la seconda prova scritta. Qualora in queste giornate, o in una sola di esse, dovesse presentarsi la necessità di interrompere la prova a causa del ripetersi degli eventi sismici, entrambe le prove, o la sola prova non effettuata, avranno luogo in sessione suppletiva il 4 luglio (prima prova) e il 5 luglio (seconda prova). Per l’esame di Stato conclusivo del primo ciclo di istruzione, la prova scritta a carattere nazionale Invalsi è fissata per il 18 giugno e in sessione suppletiva il 25 giugno. Anche in questo caso l`eventuale necessaria interruzione della prova comporterà il rinvio alla sessione suppletiva.
LA RICOSTRUZIONE - Sulla ricostruzione delle zone colpite è intervenuto il presidente della Regione Emilia Vasco Errani: è necessario «realizzare un impianto della gestione della ricostruzione che sia snello e che consenta di superare la burocrazia - ha detto - un modello operativo non fondato sul commissariamento ma sul normale funzionamento della amministrazioni che sappia assicurare tempi precisi negli interventi a cittadini e alle imprese».
CORRIERE.IT - GLI SCIACALLI
MANTOVA - Anche gli sciacalli. Non bastavano i danni e la paura che si rinnova ad ogni scossa. Adesso tocca stare in guardia anche da chi vuole approfittare delle disgrazie altrui. L’allarme era già partito dal Modenese, ma nelle ultime ore è arrivato anche nel Mantovano. «Sono entrati due tizi qui al supermercato, avevano una maglietta e dei pantaloni arancione fluo. Dicevano stesse arrivando un’altra scossa. Pensavamo fossero della Protezione civile e, al microfono, abbiamo detto a tutti di uscire». Quello di giovedì mattina al Conad di Gonzaga non è stato l’unico caso.
Un episodio quasi identico, sempre a Gonzaga, è accaduto nella filiale di Mantovabanca (in quel caso, a presentarsi è stata però una persona sola). Segnalazioni simili sono arrivate anche da Suzzara e Pegognaga. Qualcuno parla addirittura di un’auto con megafono che girava per i paesi dicendo a tutti di uscire di corsa da casa. Il sindaco di Gonzaga, Claudio Terzi, ribadisce (assieme alla Prefettura) che dalla Protezione Civile non è arrivato alcun avviso di evento sismico, peraltro impossibile da prevedere. E che chi lancia quelli allarmi forse non lo fa per burla, ma per intrufolarsi nelle case e razziarle.
«Per avere notizie certe e ufficiali, invito i miei concittadini a rivolgersi all’unità di crisi in piazza Castello (tel. 0376.526300) e a non dare ascolto agli sconosciuti, che potrebbero agire con finalità illegali - spiega Terzi - comprendo lo stato d’animo dei miei concittadini, ma invito tutti a mantenere la calma. Invito inoltre coloro che hanno le abitazioni agibili, a fare rientro nelle proprie case per agevolare le operazioni di aiuto verso le persone realmente bisognose. Chiedo la collaborazione di tutti per tentare di ricostruire, insieme e per quanto possibile, una situazione di normalità». Chi semina il panico rischia una denuncia per procurato allarme: «I carabinieri li stanno già cercando – dice il sindaco di Gonzaga – speriamo li prendano presto».
Alle 4 della notte fra mercoledì e giovedì, due presunti sciacalli erano già finiti nella rete dei carabinieri nel Basso Mantovano. Sono M.M. di 35 anni e C.F. di 45, di Milano, fermati dai militari dell’Arma a Gonzaga, in zona Fiera Millenaria. Erano su una Lancia Y con a bordo attrezzi per scassinare porte e finestre. Ai carabinieri avevano detto di aver accompagnato in paese alcuni conoscenti. Versione risultata molto poco credibile. A bordo dell’auto i due milanesi, con precedenti penali, avevano cacciaviti, piedi di porco, tronchesi, flessibile elettrico, avvitatore e torce. Sono stati denunciati a piede libero per porto ingiustificato di oggetti atti ad offendere e allo scasso. Continuano, rinforzati, i servizi di tutte le forze di polizia per rendere sicure le tendopoli e vigilare sui centri storici deserti e le case lasciate vuote.
CORRIERE.IT - ASTA FERRARI
MILANO- Tute e caschi indossati da Fernando Alonso e Felipe Massa, motori impiegati sulle monoposto da F.1, cimeli della Scuderia e un bolide estremo - la 599xx Evo- dal valore di un milione e 300 mila euro saranno messi all’asta dalla Ferrari per sostenere le popolazioni colpite dal sisma in Emilia. Il ricavato, infatti, sarà devoluto alle famiglie delle vittime dei crolli. Quasi tutti lavoratori morti nei crolli dei capannoni industriali.
LA VENDITA ONLINE-. L’iniziativa del Cavallino partirà la prossima settimana sul sito www.ferraristore.com con l’obiettivo di attrarre collezionisti e donatori da tutto il mondo. Fra i pezzi più pregiati della raccolta c’è la Ferrari 599XX Evo, una vettura estrema con tecnologia mutuata dal mondo delle corse e pensata per l’uso in pista. E pure un motore V8 da F.1. Ma non bisogna per forza essere dei «paperoni» per partecipare: la lista di oggetti è lunga e comprende anche gadget meno costosi, come orologi da polso.
Redazione Motori
ELVIRA SERRA SUL CORRIERE DI STAMATTINA. I DANNI ALLE AZIENDE
DAL NOSTRO INVIATO
FINALE EMILIA (Modena) — Hanno perso i grandi e hanno perso i piccoli. Quelli del comparto biomedico e quelli dell’agroalimentare, quelli del meccanico e quelli del ceramico. Perdite per i danni alle strutture, perdite per la produzione sospesa. Un danno complessivo che il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi quantifica in un impatto sul Pil dell’1 per cento, in una regione che da sola contribuisce per il nove.
«Non posso dire che le conseguenze del doppio sisma siano solo i capannoni lesionati. Quello nuovo, per esempio, lo avevamo inaugurato per i trent’anni dell’azienda, il 30 aprile, che coincidevano anche con il mio compleanno», racconta Claudio Sabatini, uno dei due soci della Cigaimpianti, manutenzione e costruzione di macchine in Italia e nel mondo, mentre sette operai in via Miari a Finale Emilia costruiscono casette di legno per venti colleghi che hanno perso casa e verranno a dormire qui. «Il mio problema non è soltanto il fatto che una parte dei 96 dipendenti non può rientrare al lavoro. Il guaio è che se anche rientrasse, di lavoro non ce ne sarebbe. Molti stabilimenti sono caduti, nel Bolognese alcuni preferiscono per prudenza l’evacuazione. A chi facciamo assistenza?».
La Cgil Emilia Romagna conta 3.500 aziende crollate o inagibili e ventimila persone senza lavoro: cinquemila nella meccanica, quattromila nell’alimentare, 4.000 nel biomedicale, duemila nella ceramica. E poi c’è l’agroalimentare, la «green economy». Soltanto il Grana Padano ha 70 milioni di danni tra le centomila forme cadute il 20 maggio e le oltre 260 mila danneggiate o distrutte l’altro ieri. Per l’aceto balsamico si parla di quindici milioni. Coldiretti e Cia fanno la stessa prima stima di mezzo miliardo di euro per l’intero comparto: macchinari distrutti, animali morti, crolli e sversamenti di prodotti nelle campagne, fienili, stalle, stabilimenti per la lavorazione della frutta danneggiati o inutilizzabili.
Francesco Vincenzi è un agricoltore di Mirandola ed è preoccupato per i suoi frutteti di pere. «L’azienda è stata rasa al suolo, sotto i fabbricati sono rimasti le attrezzature, i trattori, insomma tutto quello che mi serve per la raccolta». Stefano Rimondi, amministratore delegato della Belco, una delle cinquemila imprese del polo industriale di Mirandola interdette dall’ordinanza del sindaco Maino Benatti, non nasconde la preoccupazione per il suo settore, il biomedicale: «Il fatturato annuo supera gli 800 milioni di euro. E praticamente tutte le imprese del nostro comparto sono state danneggiate».
Danni diretti e indiretti. «Quelli diretti per noi sono di cinque milioni di euro. Per il ceramico questa stagione è come Natale per i commercianti. Dopo il nuovo terremoto di ieri i miei forni si sono spostati di altri cinque centimetri, che si sommano ai venticinque di domenica scorsa. Abbiamo un indotto importante di artigiani, muratori. Ma i danni indiretti ci arriveranno con la perdita dei clienti. Ogni giorno che stiamo fermi bruciamo centinaia di migliaia di euro», parla Renzo Vacondio, ad di Ceramica Moma, 140 dipendenti ora in ferie e poi in cassa integrazione, un fatturato di 50 milioni di euro, il 70 per cento all’estero.
Nello stabilimento della multinazionale inglese Titan Europe Plc di Finale Emilia, che soltanto qui fattura 70 milioni di euro, 33 mila metri quadrati di capannoni sono totalmente inagibili per i 250 dipendenti. Per i prossimi due-tre mesi la produzione sarà spostata in Turchia e in Francia, poi si vedrà. Martedì erano stati richiamati pochi volontari. L’ingegnere Massimo Colombini, responsabile di sicurezza e ambiente, non potrà mai dimenticare un fermo immagine. «I miei operai in lacrime dopo la scossa delle 9. Abbiamo fatto l’appello sul piazzale, c’eravamo tutti. Vedere la loro angoscia è stato per me il colpo più brutto».
Elvira Serra
DARIO DI VICO SUL CORRIERE DEI STAMATTINA
Si può fare della politica industriale mentre la terra ti balla sotto i piedi? La risposta è: si deve. E infatti pur in piena emergenza cominciano in Emilia a circolare idee sul come mettere in sicurezza i distretti. Non esiste una soluzione unica, valida per tutti ma si tratta di costruire ipotesi cucite ad hoc su ogni singola zona di industrializzazione diffusa. Sicuramente il caso più spinoso è quello di Mirandola e del distretto del biomedicale, annoverato dal monitor di Intesa Sanpaolo tra i venti poli ad alta tecnologia del Paese. Qui il sisma ha picchiato duro non solo sui settori high tech ma anche sul comparto meccanico e alimentare. La nicchia del biomedicale però è la più preziosa, vale grosso modo 800 milioni di fatturato, le aziende dell’intera filiera sono un centinaio e danno lavoro all’incirca a 4 mila addetti.
Il rischio che corre Mirandola è la diaspora delle 25-30 aziende capofila che non appartengono al novero delle tradizionali piccole imprese ma sono di taglia media e guidate da capitale composito. La tipologia comprende multinazionali, fondi di private equity e imprese di famiglia. L’obiettivo di una politica industriale di territorio è quello di tenerle aggregate perché in questa maniera si sviluppi un valore aggiunto distrettuale fatto di formazione specializzata, di relazioni con le università, di capacità attrattiva per start up italiane o ancora per investitori esteri. Se invece ciascuna azienda leader decide per conto suo che è troppo rischioso restare a Mirandola, giudicata geologicamente incompatibile con gli investimenti necessari a sviluppare il settore, il pericolo di impoverire l’intera Emilia è elevato.
Per questo motivo sarebbe meglio muoversi per tempo. Elaborare una proposta di trasloco che valga per tutti, le eccellenze e le piccole imprese di filiera, e che individui una zona attrezzata non eccessivamente lontana da Mirandola ma al tempo stesso vicina a uno dei tecnopoli voluti dalla Regione e/o a un centro di formazione universitaria. Perché un’idea così abbia campo le autorità devono decidere alla svelta per evitare che nel frattempo non maturino o addirittura vengano implementate scelte univoche da parte delle singole imprese. Perdere il distretto del biomedicale sarebbe una gravissima colpa e andrebbe ad aggiungersi al lungo cahier des doleances sulle occasioni mancate della tecnologia italiana che parte quasi sempre dal mito di Adriano Olivetti.
Per la ceramica e le piastrelle le cose stanno diversamente. Innanzitutto vanno prese le misure del problema. Il distretto ruota attorno a Sassuolo e Fiorano Modenese che fortunatamente sono distanti 65 kilometri dall’epicentro del terremoto, più vicino alla montagna. Esiste poi un appendice del distretto a Finale Emilia e S. Agostino ed è stata quella duramente colpita dal sisma ma le proporzioni sono 9 a 1. Quindi sarebbe sbagliato tematizzare una riflessione di politica industriale dicendo di voler salvare il distretto della ceramica, il suo futuro non è in discussione. In questo caso si tratta invece di far leva proprio sulla flessibilità dei distretti e utilizzarla a mo’ di vaso comunicante. Da sempre nel Sassolese il principio che ha uniformato le azioni degli imprenditori è stato quello della competizione-collaborazione, ovvero «ci si batte coltello fra i denti per affermare il proprio marchio ma non ci si nega alla cooperazione», come sottolinea Franco Manfredini, presidente di Confindustria Ceramica. E allora quale migliore occasione di mettere in opera la collaborazione se non quella di evitare di mettere fuori mercato quei colleghi imprenditori colpiti duramente dal sisma? Si potrebbe lavorare, e Manfredini conferma di volerci puntare, su una formula di produzione conto terzi. Le aziende di Sassuolo che hanno una capacità di impianti non saturata lavorano in parte per quelle colpite dalla catastrofe sulla base dei profili produttivi di queste ultime. Risultato finale: alcuni marchi rimangono sul mercato nonostante i loro capannoni e le loro fabbriche siano ferme. È evidente che tutto ciò si può fare solo in via transitoria e nell’emergenza ma avrebbe il potere di testimoniare il valore dell’antropologia positiva emiliana e cementare la solidarietà tra imprenditori. Spiega Manfredini: «Il nostro settore non sta vivendo un momento straordinario. L’edilizia va male, case nuove non se ne fanno e quindi vendere piastrelle non è facilissimo ma come associazione vogliamo aiutare gli imprenditori colpiti a non perdere il rapporto con il mercato. Prima si riprendono e prima torneremo ad essere concorrenti».