Ettore Livini, la Repubblica 30/5/2012, 30 maggio 2012
Lactalis-Parmalat, alta tensione sul blitz Usa – MILANO - Il prelievo di Lactalis al bancomat Parmalat dimezzerà il tesoretto di Collecchio mentre i soci minori, con i grandi fondi in testa, affilano le armi in vista dell´assemblea di domani dell´ex impero dei Tanzi
Lactalis-Parmalat, alta tensione sul blitz Usa – MILANO - Il prelievo di Lactalis al bancomat Parmalat dimezzerà il tesoretto di Collecchio mentre i soci minori, con i grandi fondi in testa, affilano le armi in vista dell´assemblea di domani dell´ex impero dei Tanzi. Al centro delle polemiche la contestatissima operazione con cui il gruppo emiliano ha rilevato per 904 milioni di dollari le attività nei formaggi in Usa e Sud America del gruppo francese. Girando in sostanza un maxi-assegno al suo socio di riferimento transalpino, in una transazione (la Consob ha subito acceso un faro) ad altissimo rischio di conflitto di interessi. L´azienda dei Besnier ieri ha messo nero su bianco le sue ragioni rispondendo alle richieste di informazioni aggiuntive della commissione guidata da Giuseppe Vegas. Il prezzo, dicono i francesi in 81 pagine di documento, è giusto. E a certificarlo è una valutazione indipendente chiesta a Mediobanca. Per Piazzetta Cuccia – che ha esaminato senza due diligence autonoma i bilanci messi a disposizione da Lactalis – le attività acquistate da Collecchio valgono tra 787 e 1.002 milioni di dollari. Pertanto «l´operazione – come scrive la banca d´affari milanese – «è di interesse per Parmalat» e il prezzo pagato «è congruo». Anche se il pagamento di 904 milioni di dollari girati a stretto giro di posta ai francesi (indebitati dopo la scalata a Collecchio) dimezzerà da 1,51 miliardi a 796 milioni la liquidità raccolta da Enrico Bondi grazie alle cause a banche, manager e revisori. Nessuno, naturalmente, mette in dubbio la storica professionalità dei banker di Mediobanca, ma il concetto di indipendenza dell´istituto, almeno a livello estetico, ha dei limiti: Mediobanca ha finanziato i Besnier con 410 milioni in occasione dell´acquisto per 6,7 miliardi della Parmalat anche se non ha partecipato al riscadenzamento di questa maxi-esposizione gestito da altre banche. Il parere dell´istituto è alla base dell´ok all´operazione arrivato all´unanimità dai tre consiglieri del Comitato di controllo interno e per la corporate governance. Che si sono avvalsi nella loro decisione anche di Pwc per la due diligence contabile e dello studio D´Urso, Gatti e Bianchi per quella legale. Lo stesso che aveva assistito Lactalis durante la scalata a Collecchio. L´intricatissima matassa dei conflitti d´interesse di questa partita lambisce anche i consiglieri (presunti) indipendenti del comitato governance. I tre manager che dovrebbero stabilire se l´operazione Usa è davvero nell´interesse di Parmalat e di tutti i suoi azionisti e non solo del socio di controllo francese. Il primo, Marco Reboa, è stato fino a dicembre 2011 sindaco di Lactalis Italia e di Galbani ("gli indipendenti non devono aver intrattenuto relazioni economiche con azionisti che condizionino il giudizio" dice il regolamento assembleare di Parmalat). Il secondo, Riccardo Zingales è stato a lungo socio di studio di commercialista con Alfredo Malguzzi, sindaco di Galbani diventato ora (altra curiosità a rischio di problemi con il testo unico della finanza) sindaco pure di Parmalat. Il terzo è Nigel Cooper, nominato da Assogestioni, in scadenza all´assemblea di domani. Per loro, guarda caso, l´affare (di Lactalis, sostengono i critici) si può fare.