Carlo Bonini, la Repubblica 30/5/2012, 30 maggio 2012
La vita d´azzardo di Francesco Corallo tra il padre boss e l´entourage di Fini – ROMA - Nell´anagrafica di polizia, la storia di Francesco Corallo, classe 1960, «incensurato» e da oggi latitante, è in luogo di nascita, Catania, uno di «abituale dimora» - Piazza di Spagna, Roma - un altro di «residenza», Avenue de Capitains, Santo Domingo
La vita d´azzardo di Francesco Corallo tra il padre boss e l´entourage di Fini – ROMA - Nell´anagrafica di polizia, la storia di Francesco Corallo, classe 1960, «incensurato» e da oggi latitante, è in luogo di nascita, Catania, uno di «abituale dimora» - Piazza di Spagna, Roma - un altro di «residenza», Avenue de Capitains, Santo Domingo. E´ nella società di cui è proprietario (la "Bplus Giocolegale ltd" di Londra, già "Atlantis World Nv") che controlla il 30% del mercato dell´azzardo legale in Italia. E´ in un padre ingombrante, Gaetano, uomo del clan Santapaola, boss della mafia dei casinò, già condannato a 7 anni e mezzo, da anni riparato nel buen retiro di Saint Marteen, Antille Olandesi. Non è dato sapere quanto Gaetano abbia pesato nella vita di Francesco. Il Tribunale di Roma, nel 2010, accerta che «i rapporti tra padre e figlio sono interrotti da anni», che tra i due «non esistono legami di affari». E lui stesso, Francesco, nel 2011 ottiene dal Tribunale civile di Roma un´ordinanza che impone al ministero dell´Interno di rimuovere dalla propria homepage ogni riferimento che leghi lui e il fratello Maurizio al padre. Certo, al figlio, il vecchio boss trasmette quantomeno la sua passione. Nel 2004, anno in cui il governo Berlusconi sdogana l´azzardo regolamentandone l´esercizio, la "Atlantis" di Francesco Corallo entra nel lotto delle aziende concessionarie dei Monopoli di Stato per la gestione delle slot-machines. Merito di grande intraprendenza, evidentemente, ma anche di un eccellente sistema di relazioni nell´area del Pdl che allora fa capo a Gianfranco Fini. E di cui non mancano le tracce. Francesco Corallo finanzia infatti con 50 mila euro il deputato del Pdl Amedeo Laboccetta che per altro sarà, fino al 2008, rappresentante legale della sua Atlantis in Italia. Quello stesso Laboccetta che, nell´estate del 2004, viene fotografato con Fini al tavolo del ristorante di uno dei suoi casinò, il "Beach Plaza di Saint Marteen. Di più: quando la Corte dei Conti contesta alla "Atlantis" un danno all´erario 31 miliardi (le slot machine risultano scollegate per lunghi periodi dal sistema telematico della Sogei che registra le giocate per il calcolo della percentuale da versare allo Stato), fa pressioni su Francesco Cosimo Proietti, all´epoca segretario di Fini, perché la sua concessione non venga revocata (la conserverà). Lo stesso Proietti cui, nel 2006, attraverso tale Pierluigi Angelucci, la Atlantis bonifica 120 mila euro attraverso l´associazione "Monti Simbruini" (Proietti negherà di aver mai ricevuto un soldo). Nell´estate dello scandalo Tulliani e della casa di Montecarlo, poi, si scopre che le società off-shore "Printemps" e "Timara" (quelle che hanno acquistato l´immobile abitato dal cognato di Fini) sono rappresentate da tale James Walfenzao, lo stesso broker al vertice della holding londinese che controlla parte delle quote della "Atlantis". Del resto, gli amici del Pdl non lo abbandonano neppure quando finisce in acque agitate. A marzo, in commissione Finanze della Camera, dove siede Laboccetta, un emendamento del Pdl fa cadere le barriere antimafia per le concessionarie dei giochi d´azzardo, abolendo per i soci l´obbligo della documentazione antimafia fino al terzo grado di parentela.