Caterina Pasolini, la Repubblica 30/5/2012, 30 maggio 2012
"Oggi come nel Cinquecento la terra tremò per tredici anni e mise in fuga gli Estensi" – ROMA - «La memoria aiuta a prevenire i terremoti»
"Oggi come nel Cinquecento la terra tremò per tredici anni e mise in fuga gli Estensi" – ROMA - «La memoria aiuta a prevenire i terremoti». Non ha dubbi Romano Camassi, ricercatore storico dell´Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. E infatti la storia racconta che le terre dell´Emilia, oggi ferite, tremarono intensamente e ripetutamente parecchi secoli orsono. Provocando anche allora morte e distruzione. Tra il 1570 e il 1574 la zona intorno alla Ferrara degli Estensi sussultò a lungo: duemila le scosse che danneggiarono la città, costringendo alla fuga Duchi e servitori dopo l´iniziale tentativo da parte delle autorità di minimizzare la gravità del fenomeno. Così 11mila persone abbandonarono all´improvviso case e palazzi, per un anno almeno, mentre la Corte si trasferì nei giardini sotto lussuose tende. Un´onda lunga quattro anni? «La sequenza sismica comincia il 17 novembre del 1570 e si protrae con varia intensità, fino al settimo grado, per più di un anno, ma per arrivare alla coda dobbiamo aspettare il 1574, proprio a Finale Emilia. Nelle settimane precedenti, le carte raccolte raccontano di rumori intensi come acque scoscianti e rombanti uditi verso Ravenna prima che le scosse facessero collassare camini e terrazze provocando il panico nella popolazione che fugge nei giardini, nelle ville del contado o cercando rifugio sulle barche del Po». Che accadde? «Secondo il Catalogo dei Forti Terremoti Italiani curato dalla professoressa Emanuela Guidoboni il 40 % degli edifici fu danneggiato, chiese, palazzi colpiti da crolli, crepe, tutto la parte medioevale di Ferrara fu ferita dalle scosse di un terremoto che venne avvertito anche a Venezia, Pesaro, Bologna e Modena. Mentre altri studiosi storici del sisma come Fenaroli segnalano che furono notati fenomeni di luminescenza nell´aria - detta "aria rubiconda" - e liquefazione dei terreni, oltre a una fessura lunga un chilometro che si aprì nelle mura della città». Emilia terra di terremoti? «Sì, tra il 1561 e il 1574 nel luoghi dove in questi giorni la terra ha tremato ce ne furono tre, di intensità e durata molto diversa. E in questo caso è un lasso di tempo lungo ben tredici anni, ma non è un singolo terremoto, sono episodi ben distinti. Ma tanto intensi che proprio a Ferrara Pirro Ligorio, architetto ed erudito illustre, successore di Michelangelo alla fabbrica di San Pietro, dopo queste continue scosse distruttive che rasero al suolo parte della città, fu tra i primi a sviluppare l´idea di una architettura antisismica». Cosa prevedeva il successore di Michelangelo? «Case non più alte di due piani, ridistribuzione degli spazi, la creazione agli angoli delle stanze di pilastri di rinforzo. Pirro Ligorio intitola l´ultimo capitolo del suo trattato "Rimedi contra terremoti" alla sicurezza degli edifici, progetta e disegna una casa in grado di resistere non solo ai carichi verticali, ma anche alle forze trasversali che, dal punto di vista fisico, rappresentano l´azione dei terremoti». La storia quindi ci insegna a prevenire? «É proprio in base ai dati storici, alle evidenze passate che nella mappa di pericolosità pubblicata sulla gazzetta ufficiale nel 2003 questa zona è passata di grado, venendo considerata più a rischio. Se oggi si vuole costruire qualcosa in queste zone deve per forza seguire le norme antisismiche».