[V.ARC.], La Stampa 30/5/2012, 30 maggio 2012
Pianeti, maree, radon: mille ipotesi per tentare l’impossibile previsione - Tanti interessanti filoni di ricerca, ma nessun metodo scientificamente valido per prevedere dove e quando si verificherà un terremoto
Pianeti, maree, radon: mille ipotesi per tentare l’impossibile previsione - Tanti interessanti filoni di ricerca, ma nessun metodo scientificamente valido per prevedere dove e quando si verificherà un terremoto. E’ questo, in estrema sintesi, lo stato dell’arte della sismologia mondiale. «Nonostante i molti progressi ancora oggi non possiamo prevedere un terremoto», sottolinea Enzo Boschi, sismologo dell’Università di Bologna. Eppure, a ogni scossa rispunta sempre il mito della previsione. E’ successo a L’Aquila nel 2009, quando un tecnico di laboratorio, Giampaolo Giuliani, sosteneva di aver preannunciato la terribile scossa del 6 aprile. Ed è successo di nuovo, quando Alessandro Martelli, direttore del Centro Enea di Bologna, ha parlato di modelli che avrebbero previsto il terremoto del 20 maggio scorso in Emilia Romagna. In realtà, questi modelli all’atto pratico sarebbero inutili «Perché nel caso dell’Emilia Romagna - spiega Warner Marzocchi, sismologo dell’Ingv e esperto di modelli probabilistici di previsione dei terremoti - l’allarme copriva un’area 4 volte più grande della Svizzera. Sono quindi modelli che non hanno una percentuale di successo maggiore a quella che si potrebbe avere prendendo una mappa di sismicità e mettendo in allarme a caso le aree dove ci si aspetta maggiormente dei terremoti». C’è poi la sedicente teoria di Raffaele Bendandi sul legame tra terremoti e allineamento dei pianeti, secondo cui «il sisma avviene quando nel giro mensile di una rivoluzione lunare l’azione del nostro satellite va a sommarsi a quella degli altri pianeti». Ma, anche se in linea di principio tutti i pianeti del Sistema Solare esercitano un’influenza gravitazionale sulla Terra, le energie in gioco sono troppo piccole per riuscire a scatenare terremoti. Anche la teoria sulla correlazione tra maree e terremoti è molto debole. In questo caso le forze prodotte dalle maree terrestri sono di solito di piccola entità e risulta difficile calcolare le variazioni necessarie alla produzione di fratture sismiche. Per quanto riguarda invece gli studi sulle fuoriuscite di gas radon per predire i terremoti siamo ancora ben lontani dall’avere un metodo di previsione. La ricerca ha infatti trovato in alcuni casi correlazioni significative e in altri no. Più valida sembra essere la teoria, sostenuta da ricercatori dell’Università del Michigan, secondo cui i terremoti possono essere «contagiosi» In pratica, gli studiosi sono convinti che i grandi terremoti in una faglia potrebbero aumentare lo stress in quelle collegate, rendendole più suscettibili di creare un altro evento. «C’è ancora tanto da fare – conclude Boschi – per cui al momento l’unica soluzione praticabile riguarda la prevenzione».