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 2012  maggio 29 Martedì calendario

“Certiregistiamanopiù sestessideipersonaggi” - Presidente ecumenico, presidente spigoloso, presidente autoritario, presidente democratico

“Certiregistiamanopiù sestessideipersonaggi” - Presidente ecumenico, presidente spigoloso, presidente autoritario, presidente democratico. La vera storia dell’ultima, decisiva, riunione della giuria del Festival di Cannes, probabilmente non si saprà mai, neanche scrutando a fondo le foto scattate e twittate dal presidente Gilles Jacob l’altro pomeriggio ininterrottamente, fino all’ultimo messaggio, «Fiat lux», alle 15,30. Nelle immagini si vedono i giurati al lavoro, Moretti con la testa fra le mani, Alexander Payne che discute animatamente. Di alcuni giurati, quelli che non sono riusciti a dare un premio ai film firmati da connazionali, si dice, sherzando, che avranno difficoltà a tornare in patria: «Abbiamo lavorato senza partire da idee preconcette - dice Raoul Peck -, e adesso siamo qui tutti insieme e tutti soddisfatti». E lo stilista Jean-Paul Gaultier aggiunge: «Nessun premio ai francesi, e io come dovrei sentirmi? In gara ho provato molte emozioni, e di questo sono contento e grato». Saranno andati d’accordo? Quanto avrà pesato l’influenza della personalità dell’autore della Stanza del figlio ? Su Libération qualche dubbio sull’operato del presidente traspare, si elencano i film dimenticati ( Cosmopolis, In another country , Vous n’avez encore rien vu ) si parla di «spirito poco avventuroso», di «accademismo» a proposito del film di Thomas Vinterberg di cui, è stato premiato l’attore Mads Mikkelsen. Moretti, d’altra parte, non ha negato discussioni e confronti, insomma l’impressione è che, anche dentro la giuria, ci siano stati vincitori e vinti. E non importa se l’altra sera, alla festa di fine festival, la più rilassata e genuina di tutte quelle della rassegna, i giurati tenevano a mostrare assoluta compattezza. Intanto Matteo Garrone, felicissimo, insieme alla moglie Nunzia, fa sapere di aver voglia di girare presto un altro film e con raro candore confessa: «Man mano che si saliva nell’elenco dei premi, ero sempre più preoccupato, se avessi vinto la Palma, mi sarei sentito come se avessi rubato qualcosa, e magari sarebbe arrivato qualche fischio, Amour doveva vincere, è giusto così». Allora Moretti, come si è trovato con la sua giuria? «Dopo quest’esperienza abbiamo deciso una cosa, quando uno di noi sarà chiamato da qualche festival a fare il giurato, ci presenteremo insieme tutti e nove, non importa quale sarà la città dove avrà luogo la manifestazione. Andremo insieme dovunque, a Toronto, a Locarno, a Pusan». Come descriverebbe i suoi giurati? «Non c’è stato nessun premio all’unanimità, ma voglio ringraziare la sincerità di Ewan McGregor, la passione di Hiam Abbas, il buonumore di Jean Paul Gaultier, la determinazione di Diane Kruger, la dolcezza di Emmanuelle Devos, la competenza di Raoul Peck, l’energia di Andrea Arnold, e la nostra memoria storica, cioè Alexander Payne». Su che non avete raggiunto l’accordo? «Su una cosa di sicuro, Andrea Arnold voleva convincerci a seguire il suo folle progetto di fare il bagno in mare con 14 gradi, no, non ci è riuscita...» E poi? «Ci siamo riuniti per otto volte, abbiamo parlato e ri-parlato di molti film, se devo dire una cosa, a titolo personale, ma anche degli altri giurati, è che abbiamo notato tutti la prevalenza, in alcuni dei registi in competizione, dell’amore per se stessi piuttosto che per i propri personaggi». C’è chi ritiene che i premi per le migliori interpretazionisarebberodovutiandare ai protagonisti di Amour , Jean Louis Trintignant e Emmanuelle Riva. «Avete visto che alla premiazione, prima di consegnare la Palma, abbiamo citato gli attori di Amour proprio per ricordare il loro contributo fondamentale. Il regolamento prevede che la Palma d’oro sia incompatibile con altri premi, alcuni giurati avrebbero voluto premiare gli attori, ma non era possibile». Ci sono stati film su cui i pareri erano particolarmente contrastanti? «Si, di certi film si è parlato di più che di altri, comunque tutti i giurati sono stati attentissimi, ricordavano scene, inquadrature, battute. I registi che hanno provocato maggiori divisioni sono tre, Ulrich Seidl, Leos Carax e Carlos Reygadas che poi è stato premiato. Penso sia sbagliato cercare l’unità a tutti i costi, si discute, ci si scambia pareri e alla fine si cerca di trovare un accordo, una via di mezzo». Di Garrone hai già detto, che cosa ti è piaciuto di più del suo film? «Tante cose, soprattutto la grande umanità, si vede che Matteo è anche pittore, e poi con questo film, a distanza di 4 anni da Gomorra , ha dimostrato di aver completamente ribaltato il suo registro stilistico».