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 2012  maggio 30 Mercoledì calendario

L’ACCUSA AL MINISTRO ORNAGHI: AIZZA TETTAMANZI CONTRO BERTONE


La clamorosa indiscrezione è contenuta nel capitolo «Tarcisio Bertone: l’ambizione al potere» di «Sua Santità» (Chiarelettere 2012, del giornalista di «Libero» Gianluigi Nuzzi): qualcuno ha insinuato che ci sarebbe stata la mano dell’attuale ministro dei Beni Culturali, Lorenzo Ornaghi, all’epoca rettore della Cattolica, dietro la violentissima lettera contro il segretario di Stato Tarcisio Bertone che il 28 marzo 2011 l’allora arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi, inviò al Papa. Tettamanzi in quello scritto accusa di falso il cardinale Bertone e apertamente sfidava il Papa, rivolgendosi al pontefice da pari a pari. L’oggetto era il rifiuto dell’arcivescovo di Milano dell’ordine ricevuto dal Vaticano di dimettersi dalla guida dell’Istituto Toniolo, holding e cassaforte della Università cattolica. Toni inusuali, dietro cui viene ipotizzato in un documento riservato inviato a Benedetto XVI ci fosse non la penna di Tettamanzi, ma quella dell’attuale ministro del governo di Mario Monti.

Lo scontro è tra titani. Tettamanzi chiede di poter continuare nella sua opera di cambiamento per ripulire il Toniolo dalle incrostazioni del passato. In certi punti lo stile ricorda quello di monsignor Viganò. La missiva arriva sulla scrivania del pontefice il 31 marzo. Benedetto XVI si muove su due livelli: segnala al suo segretario particolare, padre Georg, che questa vicenda è «da discutere – scrive in un appunto lapidario che consegna ai suoi collaboratori – con il card. Bertone». In poche ore il segretario di Stato e il Papa si confrontano. Entrambi non conoscono in modo approfondito la normativa che regola l’autonomia del Toniolo. Così decidono di chiedere un approfondimento. Il 2 aprile Bertone manda un biglietto al cardinale Sardi, patrono del sovrano Ordine militare di Malta (...) allegando la lettera al Pontefice. La missione è top secret: chiede lumi sulle affermazioni di Tettamanzi per capire che margini di manovra ha la segreteria di Stato sulla vicenda del Toniolo. Insomma, vuole una verifica sulla situazione. Risposte certe in tempi rapidi. Sardi obbedisce e si muove con scaltrezza: «Per garantire la riservatezza dell’operazione – assicura il 3 aprile nel report top secret al pontefice – ho invitato alcune persone esperte a casa mia, in Vaticano, così che la lettera in esame non valicasse i confini».
«Santo Padre, aderendo a quanto l’eminentissimo segretario di Stato mi ha chiesto [...] ho provveduto a un attento esame della lettera [...]. Mi reco a premura di far avere a Vostra Santità il risultato di un’attenta valutazione che ho elaborato con l’aiuto di persone esperte del Toniolo nella sua storia e nella normativa che ne regola l’attività, [...] Come Vostra Santità può vedere, l’esame è dettagliato e minuzioso, ciò è sembrato necessario, considerata la gravità delle accuse sollevate da Tettamanzi, che non teme di esprimere giudizi anche pesanti, senza tuttavia mai documentarne la fondatezza. [...] In questo mio scritto non posso, tuttavia, non manifestarle, Santo Padre, il mio sconcerto nel vedere come un cardinale possa permettersi di resistere con tanta disinvoltura a una precisa volontà del Pontefice, avanzando addirittura il sospetto che il segretario di Stato abbia distorto e falsificato il pensiero del Papa. Due volte almeno emerge tale accusa: nell’ultimo capoverso della prima pagina e nel secondo capoverso dell’ultima».
Sardi non è convinto che la missiva sia tutta opera e ingegno di Tettamanzi. E offre al Pontefice un’intuizione che, fosse confermata, sarebbe clamorosa. Ritiene infatti che la lettera all’ecclesiastico sia suggerita da un laico, seppur stimato in Vaticano, ovvero dal rettore della Cattolica, l’attuale ministro dei Beni culturali Lorenzo Ornaghi:
«Altro motivo di stupore nasce dal constatare come nella lettera vengano avanzate diverse ipotesi di possibili atteggiamenti da assumere di fronte alla lettera, inviata dal segretario di Stato a nome del Papa; mai però, assolutamente mai, viene ipotizzata l’eventualità della scelta che dovrebbe essere la prima, l’obbedienza appunto. Certo, il contenuto della lettera del card. Tettamanzi è tale da far supporre l’intervento di un’altra mano (quella del rettor magnifico, ad esempio, il prof. Lorenzo Ornaghi). Ma c’è una frase che è certamente del card. Tettamanzi, perché è autografa, il saluto finale; «Con stima e affetto nel Signore, suo †Dionigi Tettamanzi». Ebbene, in tali parole cosi confidenziali mi sembra che si confermi quello che è il sottofondo di tutto lo scritto; l’arcivescovo di Milano tratta col Papa da pari a pari. E anche questo è inaudito. Oserei sperare che la risposta si limiti ad un laconico invito all’obbedienza. Con sensi di profonda venerazione e di affetto filiale mi creda di Vostra Santità., dev.mo card. Paolo Sardi».

Gianluigi Nuzzi