Marco Valsania, Il Sole 24 Ore 26/5/2012, 26 maggio 2012
Facebook, un terzo dei titoli finito nelle mani dei ribassisti – I risarcimenti agli investitori ci saranno nel disastrato collocamento di Facebook
Facebook, un terzo dei titoli finito nelle mani dei ribassisti – I risarcimenti agli investitori ci saranno nel disastrato collocamento di Facebook. Ma resta incerta l’entità, e soprattutto se banche, broker e Nasdaq sapranno compensare non solo le grandi finanziarie ma anche i piccoli risparmiatori rimasti intrappolati nella «Ipo del secolo», che oltre alle perdite sul titolo rischiano a conti fatti di dover digerire una fetta sproporzionata del passivo da oltre cento milioni direttamente causato dalle paralisi tecnologiche del Nasdaq nel giorno dello sbarco in Borsa del social network. La bufera sui guadagni delle banche che hanno orchestrato l’Ipo, intanto, rende la questione dei rimborsi incandescente: ieri è emerso che due di loro, Goldman Sachs e JP Morgan, hanno svolto un ruolo attivo nelle scommesse al ribasso su Facebook, prestando azioni in quantità a hedge fund che le cercavano per puntate short. Prestiti, per vendere titoli da ricomprare a prezzo inferiore intascando la differenza, che arricchiscono gli istituti: avvengono in cambio di percentuali del valore dell’azione. La pratica di "giocare" sullo short selling mentre si gestisce un’Ipo è considerata normale a Wall Street, messa in atto da divisioni separate della banca. Ma davanti alle tensioni sul debutto di Facebook rilancia lo spettro dei conflitti d’interesse e le polemiche sulla scarsa protezione dei piccoli investitori. Anche perché nel caso del social network questi sono tanti: la società e le sue banche, per sfruttare l’entusiasmo, hanno destinato al retail un quarto dei titoli contro il tradizionale 10-15%. E perché lo short selling, ha calcolato il Wsj, ha contato per volumi di scambio a volte superiori a un terzo nei primi giorni in Borsa. Per sedare le polemiche Morgan Stanley, la banca che ha capitanato il collocamento, ha deciso nelle ultime ore che assorbirà perdite per conto di clienti. Anche quando gli errori sono imputabili al Nasdaq, al cortocircuito di sistemi elettronici che non hanno registrato modifiche o cancellazioni di ordini su almeno 30 milioni di titoli. L’istituto, che ha sia clienti istituzionali che retail, in una conference call interna ha fatto sapere che verranno “corretti” i prezzi di alcune migliaia di transazioni che hanno danneggiato gli investitori. Ha aggiunto che non eseguirà “limit order” di vendita del titolo oltre quota 43 dollari a causa di bassi volumi. Morgan Stanley, inoltre, non ha partecipato allo short selling. La banca, con i suoi alleati nell’Ipo, aveva tuttavia ugualmente strappato controversi profitti di trading facendo leva sul calo del titolo e userà adesso parte di quei proventi per i rimborsi. Altri protagonisti della finanza hanno iniziato a muoversi sui risarcimenti. Le divisioni di market making di Citi e Ubs hanno assieme perso 50 milioni. Knight Capital si farà carico di parte di perdite per 30 milioni anziché passarle ai clienti. Anche Fidelity ha detto che per conto dei clienti si rivarrà sul Nasdaq, il quale ha però stanziato solo 13 milioni per gli oneri. Nella confusione dovrebbero essere anzitutto gli investitori istituzionali ad avere voce in capitolo sui risarcimenti. Numerosi risparmiatori si sono visti addebitare migliaia di dollari anche quando avevano cancellato ordini d’acquisto e dubitano di recuperarli. Alcune società di brokeraggio, quali Scottrade, hanno reso noto di non voler pagare per errori altrui. Anche quando le sorprese sono state scioccanti: in un caso, il californiano Scott Grusky aveva cancellato venerdì scorso un ordine da oltre tremila dollari ricevendo conferma dal broker. Lunedì si è invece visto addebitare da Fidelity la cifra perché la cancellazione non era andata a buon fine. Marco Valsania