Luca Veronese, Il Sole 24 Ore 26/5/2012, 26 maggio 2012
Altri 20 miliardi per salvare Bankia – Il risanamento di Bankia costerà alla Spagna altri 19 miliardi di euro
Altri 20 miliardi per salvare Bankia – Il risanamento di Bankia costerà alla Spagna altri 19 miliardi di euro. È questa la richiesta di capitale avanzata al Governo dal Consiglio di amministrazione della banca, la terza del Paese per dimensione con in cassa il 10% dei depositi spagnoli. Solo due giorni fa il ministro dell’Economia, Luis de Guindos, aveva diffuso una stima sul fabbisogno di 9 miliardi di euro avvertendo comunque che lo Stato avrebbe garantito «tutto il capitale necessario al risanamento». Anche gli analisti di mercato erano rimasti su valori più contenuti: secondo Jp Morgan la banca poteva avere necessità di risorse fresche per 8,6 miliardi di euro, per Goldman Sachs il fabbisogno di capitale si aggirava intorno ai 13,5 miliardi. Ma per il nuovo presidente, José Ignacio Goirigolzarri che da due settimane ha sostituito Rodrigo Rato, la situazione dei conti dell’istituto già nazionalizzato è peggiore di quanto si immaginasse. Bankia, nata nel 2010 dalla fusione di sette casse di risparmio in difficoltà è la più a rischio tra le banche spagnole per l’esposizione nei confronti dell’immobiliare: si stima che l’attivo classificato come «potenzialmente problematico» del Banco Financiero y de Ahorros, al quale Bankia fa capo, raggiunga i 31,8 miliardi di euro tra finanziamenti al settore delle costruzioni, crediti sempre più difficili da recuperare e asset di dubbio valore. Sarebbe quindi a rischio il 17,2% dei prestiti totali di 185 miliardi di euro. Mentre il Consiglio di amministrazione era riunito, il titolo di Bankia è stato sospeso dalle contrattazioni di Borsa: giovedì aveva chiuso con una perdita del 7,43% al prezzo di 1,57 euro, meno della metà del livello con il quale aveva esordito nella quotazione nel luglio dell’anno scorso. L’iniezione di capitali pubblici servirà a Bankia per mettersi in regola con i requisiti di capitale richiesti anche dalle istituzioni internazionali e con gli accantonamenti imposti dal Governo in vista di possibili perdite future. I 19 miliardi di euro chiesti ieri da Bankia si andranno a sommare ai 4,5 miliardi con i quali il Governo è già intervenuto a sostegno del capitale dell’istituto: al termine dell’operazione di salvataggio, la più costosa nella storia della finanza iberica, lo Stato controllerà oltre il 90% della società. L’allarme su Bankia coinvolge tutto il sistema bancario nazionale. Per i mercati è difficile distinguere tra banche sull’orlo del default e banche sane, lo provano le performance in Borsa dei titoli di gruppi solidi come Santander e Bbva. Ieri Standard&Poor’s ha tagliato il rating di cinque banche iberiche e ha confermato il giudizio su altre nove: oltre a Bankia, il downgrade ha coinvolto Banco Popular, Bankinter, Banca Civica e Banco Financiero de Ahorros. Il rating di Bankia che passa da BBB- a BB+, del Banco Popular e Bankinter scendono così a livello spazzatura. La decisione, come quella di Moody’s della settimana scorsa, segue il declassamento del giudizio sul debito sovrano da parte delle stesse agenzie di rating. Standard&Poor’s ha invece confermato il giudizio su Banco Santander, Bbva, CaixaBank, Banco Sabadell, Kutxabank, Banco Espanol de Credito e Confederacion espanola de Cajas de Ahorros. Dopo tre riforme del sistema finanziario in due anni e dopo che il premier Mariano Rajoy aveva negato con decisione «qualsiasi nuovo esborso di denaro pubblico a favore delle banche», il salvataggio di Bankia rende ancora più difficile per Madrid rispettare gli obiettivi di deficit concordati con l’Unione europea: il 5,3% di disavanzo in rapporto al Pil quest’anno e il 3% nel 2013 sembrano ormai quasi impossibili da ottenere con il Paese già entrato in recessione. Tanto più che dalle Regioni, che controllano oltre un terzo della spesa pubblica nazionale, arrivano ulteriori segnali di tensione per le difficoltà di rifinanziare il debito: «Non ci interessa come faranno, ma alla fine di questo mese dobbiamo fare dei pagamenti. Un’economia non può riprendersi se non paga i debiti», ha detto ieri il presidente della Catalogna Artur Mas per poi ritrattare in parte l’affermazione senza però eliminare il problema dei bilanci delle amministrazioni autonome. Nella vicenda Bankia finisce inoltre sotto attacco anche il Banco de Espana. Il governatore Miguel Angel Fernandez Ordonez vorrebbe riferire in Parlamento sull’emergenza bancaria ma è in forte contrasto proprio con il Partito popolare di Rajoy. E deve incassare le accuse del Fondo monetario per un sistema finanziario che ha accumulato un esposizione sull’immobiliare di oltre 300 miliardi di euro, pari a un terzo del Pil, con perdite che potrebbero raggiungere tra il 2012 e il 2013 i 260 miliardi di euro. Luca Veronese