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 2012  maggio 26 Sabato calendario

La via tedesca: l’asta di Eon sulla rete – La vendita, appena conclusa, della rete di trasmissione del gas in Germania ha visto nei mesi scorsi una notevole concorrenza internazionale di possibili acquirenti, sia industriali sia finanziari

La via tedesca: l’asta di Eon sulla rete – La vendita, appena conclusa, della rete di trasmissione del gas in Germania ha visto nei mesi scorsi una notevole concorrenza internazionale di possibili acquirenti, sia industriali sia finanziari. Il che testimonia del potenziale interesse degli investitori globali per un settore di attività che in Italia, nel caso di Snam, si è invece scelto di cedere, come spesso è avvenuto in operazioni degli ultimi anni, passando il controllo da un soggetto pubblico a un altro. L’operazione tedesca, al termine di una gara, è stata definita proprio qualche giorno fa dal colosso dell’energia Eon, che aveva già scorporato la rete del gas due anni fa per rispettare le regole dettate dalla terza direttiva europea sull’energia. La cessione fa parte di un programma di dismissioni da 15 miliardi di euro da parte di Eon, avviato, insieme a forti tagli dei costi, per far fronte alle perdite incorse con l’improvvisa decisione del Governo tedesco di cessare l’attività delle centrali nucleari, nelle quali il gruppo era pesantemente coinvolto, dopo il disastro giapponese di Fukushima. Gli acquirenti della società venduta dalla Eon, la Open Grid Europe - un consorzio che ha prevalso su altri concorrenti, capeggiati rispettivamente da Gaz de France e Allianz - sono prevalentemente finanziari, ma non privi di collegamenti con il campo dell’energia: il capofila è un fondo della banca australiana Macquarie, molto attiva negli investimenti in infrastrutture, affiancato dal fondo di investimento dello stato canadese della British Columbia, dal fondo Infinity controllato da Adia (Abu Dhabi Investment Authority), il più grande dei fondi sovrani di Abu Dhabi, e da un veicolo creato dalla compagnia di riassicurazione Munich Re. British Columbia e Abu Dhabi reinvestono così nel settore del trasporto gas proventi che derivano comunque dall’energia, essendo entrambi importanti produttori di petrolio e gas. La Open Grid Europe, con sede a Essen, ha una rete di 12mila chilometri di gasdotto e copre il 70% circa della trasmissione del gas in Germania, con collegamenti soprattutto con la Russia e la Norvegia. Nel 2011 ha fatturato 1,2 miliardi di euro. La cessione, che dovrebbe essere completata, nelle intenzioni della Eon, entro il terzo trimestre di quest’anno, frutterà 3,2 miliardi di euro. Gli introiti della dismissione della Open Grid Europe, porteranno a 12,4 miliardi di euro i proventi delle cessioni (compresa una quota della russa Gazprom) realizzate finora dal gruppo di Duesseldorf, il cui obiettivo è di raggiungere i 15 miliardi entro la fine del 2013, per ridurre l’indebitamento e finanziare investimenti in area ad alta crescita. La Eon ha tra l’altro in programma di aumentare la propria presenza fuori dall’Europa, dove conta di ottenere entro il 2015 il 25% dei ricavi: oltre al ritiro forzato dal nucleare, è stata la debolezza del mercato europeo ad avere un impatto negativo sui conti della società, che nel 2011 ha chiuso in perdita per 1,8 miliardi di euro (dopo un utile di 6,2 miliardi nell’anno precedente), su un fatturato di 113 miliardi di euro. Il principale mercato europeo dopo la Germania è la Gran Bretagna, dove Eon ha acquisito la privatizzata Powergen, ma un’attenzione particolare è dedicata allo sviluppo del business in Russia. Un’altra area su cui Eon punta molto è quella delle energie rinnovabili, nelle quali ha in programma di investire 7 miliardi di euro da qui al 2015. Eon nasce nel 2000 dalla fusione di due conglomerate, Veba e Viag, che erano state privatizzate progressivamente nel corso degli anni 80, e ha successivamente dismesso le attività che i due gruppi originari detenevano in settori disparati, dalla telecomunicazioni all’immobiliare alla chimica, per concentrarsi sull’energia. Alessandro Merli