Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  maggio 29 Martedì calendario

Bundesliga virtuosa con la regola «fifty-fifty» – La regola aurea per mantenere i conti in ordine e issarsi nell’Olimpo del calcio continentale la insegnano in Germania: bisogna resistere alle tentazioni ed evitare di elargire stipendi e premi ai calciatori per somme che oltrepassino il 50% del fatturato del club

Bundesliga virtuosa con la regola «fifty-fifty» – La regola aurea per mantenere i conti in ordine e issarsi nell’Olimpo del calcio continentale la insegnano in Germania: bisogna resistere alle tentazioni ed evitare di elargire stipendi e premi ai calciatori per somme che oltrepassino il 50% del fatturato del club. Attenendosi a questo principio di prudenza la Bundesliga è diventata in pochi anni un modello per il calcio europeo. Un modello non solo finanziario, se è vero che l’anno scorso proprio la Germania ha sopravanzato l’Italia nel ranking Uefa assicurandosi un posto un più in Champions league (che significa risorse aggiuntive per l’intero sistema per almeno 25 milioni a stagione). Il Bayern Monaco che la scorsa settimana ha ceduto solo ai calci di rigore la Coppa dei campioni al Chelsea dell’oligarca russo Roman Abramovic, può essere a tutti gli effetti considerato, in quest’ottica, il leader di un calcio più sano. Nella stessa Nba, il clamoroso sciopero che fino allo scorso dicembre ha bloccato l’avvio del torneo, è stato superato con un accordo tra proprietari e atleti che prevede una ripartizione degli introiti proprio in base alla regola del "fifty-fifty". Se i club della massima divisione tedesca spendono per il costo del personale in media 47 milioni di euro, pari al 51% del giro d’affari, le 20 società di serie A in media versano ai propri tesserati 60 milioni pari al 74% del fatturato. Mentre in Spagna ogni team paga 48 milioni in stipendi e premi (con una percentuale del 59% del giro d’affari). D’altro canto, più si oltrepassa la soglia del 50% più è facile che i conti traballino. Anche se i fatturati sono alti e in apparenza ci si potrebbe permettere di corrispondere compensi ultramilionari. La Premier league, per esempio, primeggia in Europa con un giro d’affari che al netto delle plusvalenze vale circa 2,7 miliardi di euro. Ma i club inglesi spendono in ingaggi in media 85 milioni (pari al 63% del fatturato) e hanno denunciato mediamente, al termine della stagione 2010, perdite per oltre 25 milioni di euro. Le società della serie A hanno registrato in media, nello stesso periodo, perdite per 12 milioni. In Germania, invece, i deficit mediamente non hanno superato i 4,3 milioni di euro. Un rosso decisamente invidiabile. Marco Bellinazzo