Aldo Grasso, Corriere della Sera 29/05/2012, 29 maggio 2012
LA RAI NON RACCONTA L’ITALIA DEL GIRO
Il Giro d’Italia ha chiuso i battenti, peccato! Mi viene a mancare l’appuntamento quotidiano più atteso. Anche se non è stato un gran Giro. Forse perché senza la farmacia del diavolo certe salite non fanno più la differenza (e meno male!), forse perché è mancata l’impresa (il sale del ciclismo), forse perché la corsa era disegnata e scritta in maniera poco attraente (il vincitore di un Giro è anche il miglior interprete della «sceneggiatura» del Giro), forse perché Ivan Basso ha sciaguratamente sfiancato la sua squadra in tappe inutili e alla fine si è trovato con un pugno di mosche.
A saperlo leggere, il Giro è pieno di informazioni. Per esempio, quest’anno, immagino con grande dispiacere di Auro Bulbarelli, sono sparite le bandiere della Lega lungo il percorso. I tempi cambiano.
Candido Cannavò, con il suo grande affetto, mi rimproverava sempre quando scrivevo delle bandiere della Lega disseminate lungo i percorsi di montagna: «Ignorale!». Adesso sarà contento, intravista una sola sul Mortirolo. Purtroppo invece, i tifosi esibizionisti non lasciano mai nulla di intentato.
Assiepati lungo i tornanti, si mettono a correre di fianco ai corridori, disturbando non poco lo svolgimento della gara: ameranno anche il ciclismo, ma amano soprattutto la loro idiozia. Sui tornanti dello Stelvio i ciclisti in fuga sono stati affiancati e superati da un insolito podista: indossava il minicostume che, al cinema, caratterizza il giornalista kazako Borat interpretato da Sacha Baron Cohen. Almeno qui la citazione era colta e raffinata.
Il Giro, a saperlo riprendere, sarebbe pieno di attrazioni. Ma perché la Rai non dedica completamente la programmazione di una rete alla corsa? Il pomeriggio di Raitre potrebbe diventare una sorta di Grand Tour in Italia, lasciando ai giornalisti sportivi solo la descrizione agonistica delle singole tappe. Il Giro d’Italia per conoscere l’Italia.
Aldo Grasso