Maria Paola Salmi, la Repubblica 29/5/2012, 29 maggio 2012
Pelle, cataratta, infertilità il fumo non è "solo" tumori – È classificato tra i cancerogeni di classe "A", al pari dell´amianto
Pelle, cataratta, infertilità il fumo non è "solo" tumori – È classificato tra i cancerogeni di classe "A", al pari dell´amianto. Il fumo attivo è un´abitudine mortale eppure 11,6 milioni di fumatori si ostinano ad ignorarne i rischi. Il report 2011 sul tabagismo che il ministero della Salute, ISS-Ossfad, "Mario Negri" di Milano e Doxa presenteranno dopodomani, 31 maggio, Giornata mondiale senza tabacco 2012, ritiene la sigaretta responsabile di circa 70.000- 83.000 decessi, il 25% tra i 34 e i 65 anni di età. Il Dipartimento di salute pubblica americano ha lanciato una Campagna mondiale con ex fumatori che raccontano la loro storia di tabagisti e di malati, molti in ossigenoterapia. «Il fumo attivo è causa nota di almeno 25 malattie e ben 18 tipologie di tumore, tra le donne il cancro del polmone è divenuto la terza causa di morte dopo quello di mammella e colon-retto», afferma Clarita Bollettini della Lega italiana lotta ai tumori (Lilt). I polmoni sono i preferiti del fumo di sigaretta che riduce nel tempo la capacità di far entrare e far uscire aria, la resistenza all´attività fisica, espone alle malattie respiratorie croniche ostruttive da tabacco (asma, BPCO, allergie) e a un rischio 23 volte maggiore di sviluppare un tumore polmonare a piccole cellule rispetto ai non fumatori. «Un pacchetto di sigarette al giorno equivale a 6 radiografie l´anno – sottolinea Roberta Pacifici, direttore dell´Osservatorio alcol droga e fumo dell´Istituto superiore di sanità – com´è accertato l´effetto cancerogeno sul polmone lo è altrettanto la stretta correlazione con l´arteriosclerosi». Aumento della frequenza cardiaca, indurimento dei vasi sanguigni, formazione di placche, sono solo alcuni dei danni cui è esposto nel tempo il sistema cardiovascolare con conseguenze gravi quali ipertensione e infarto. La nicotina dopo pochi secondi dall´inalazione arriva dritta al cervello dove induce modificazioni chimiche dei processi metabolici e riduzione di ossigeno. I fumatori hanno un rischio triplo di sviluppare cataratta e problemi alla retina. L´azione irritante delle sostanze contenute nel tabacco, insieme al calore che esso sviluppa mentre brucia, predispongono a tumori delle labbra e del cavo orale, oltre che a infezioni dei denti e delle vie aeree superiori. La pelle invecchia, cambia colore e trasuda un odore caratteristico. L´azione irritante e vasocostrittiva del fumo aggrava il reflusso e le ulcere gastro-esofagee, peggiora la perdita della funzionalità renale specie se si associa diabete e pressione alta, contribuisce alla perdita di tessuto osseo favorendo l´osteoporosi, inoltre nicotina e cotinina compromettono la capacità riproduttiva riducendo la motilità e la vitalità degli spermatozoi. Accertato il legame tra sigaretta e cancro di vescica, mammella e prostata; infine i nati da fumatrici sono sottopeso e predisposti ad asma. Smettere di fumare comporta benefici tangibili. «I vantaggi sono di tre tipi – spiega la dottoressa Roberta Pacifici – a brevissimo termine si abbassa la pressione sanguigna, si attenua l´odore di nicotina e ammoniaca, l´ossido di carbonio è pari a quello di chi non fuma, la pelle riprende il suo colorito naturale; a breve-medio termine (da 2 mesi a 2 anni) si recupera fiato, migliorano asma e allergie respiratorie, il primo inverno si espelle più catarro perché le ciglia aumentano il loro movimento e staccano il muco che ostruisce gli alveoli, si fa meno uso di antibiotici e per brevi periodi, c´è una maggiore ossigenazione cerebrale e cardiaca, le papille gustative si rigenerano insieme alla pelle, migliora la funzionalità renale; a lungo termine (da 5 a 10 anni) si riduce il rischio di tumore al polmone». Da sette anni la percentuale dei fumatori è stabile con piccole oscillazioni (23-22%), crescita costante delle fumatrici. Il 22,3% dei giovani adulti continua a fumare, con uno zoccolo duro nella fascia d´età tra i 25 e i 34 anni di età dei maschi (38,9%) e tra i 45 e i 54 per le femmine (23,3%) mentre è stabile la prevalenza tra i più giovani (15-24 anni: 21,4% di questi 26,5% maschi, 15,9% femmine). «E tutto questo coincide con l´abbassamento dell´attenzione di istituzioni e media su un problema sociale, sanitario ed economico (il 76% delle accise va allo Stato) di tale rilevanza qual è il fumo», sostiene la Lilt. L´Oms quest´anno sostiene la Convenzione quadro internazionale contro le pressioni delle multinazionali del tabacco. «È l´adolescenza la fascia critica, quella su cui puntano i produttori – commenta Francesco Schittulli, presidente di Lilt – l´attenzione si è troppo affievolita, dobbiamo riprendere con l´informazione e l´educazione a partire dalla scuola elementare».