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 2012  maggio 29 Martedì calendario

Hacker e controlli sulle mail così gli 007 del Vaticano vanno a caccia dei corvi – ROMA - Attorno al Colonnato ci sono gli elmi lucidi con il pennacchio di struzzo, come dal gennaio 1506

Hacker e controlli sulle mail così gli 007 del Vaticano vanno a caccia dei corvi – ROMA - Attorno al Colonnato ci sono gli elmi lucidi con il pennacchio di struzzo, come dal gennaio 1506. Sono le guardie svizzere, svizzere e di fede, che prendono 1100 euro al mese esentasse e al comando del colonnello svizzero Mader controllano i cinque varchi d´accesso alla Città del Vaticano. Poi, confusi tra la folla, ci sono i gendarmi, i nuovi gendarmi di Domenico Giani e qui usciamo dalla tradizione e dall´iconografia per entrare nel mondo dell´investigazione. Giani, 50 anni, è un aretino laureato in pedagogia, ovviamente è un cattolico dichiarato, corrente francescana, e nella precedente vita civile è stato finanziere, collaboratore del Sisde, i servizi segreti interni, dirigente dell´amministrazione penitenziaria, addetto alla sicurezza di una presidenza del Consiglio. Tredici anni fa Domenico Giani è entrato nel corpo di vigilanza dello Stato straniero, ha contribuito a trasformarlo nell´attuale Gendarmeria e dal 2006, quando ne è diventato ispettore generale, ha avviato una riforma radicale seguendo due principi: la segretezza necessaria a uno stato così ricco e influente merita una intelligence da nazione evoluta e, secondo, la filiera del controllo deve restare in due sole mani. Le sue. Come tutti in Vaticano, Giani si muove "sotto protezione". La sua è inattaccabile: Tarcisio Bertone. Lo tutela e gli suggerisce le strategie. Non è un caso che Bertone il 22 giugno 2006, diciannove giorni dopo la promozione del poliziotto di Arezzo a ispettore generale, sia diventato Segretario di Stato. In sei stagioni Giani ha avocato a sé tutti i servigi di sicurezza del governatorato: Protezione civile, vigili del fuoco, le operazioni di gendarmeria. Ha stretto rapporti con i gruppi speciali dei carabinieri, i Gis. Ha iniziato a studiare da vicino l´Fbi americana. Dal 2006 ha fatto sue le linee guida dell´Osce sulla sicurezza e dal 2008 la Gendarmeria vaticana aderisce ai protocolli Interpol. Il comandante Giani ha specializzato le sue squadre nel pedinamento e ha creato sottogruppi come il Gir, intervento rapido, e l´Unità antisabotaggio. Senza tecnologia l´intelligence moderna è niente e così, individuate due sale nei sotterranei del Palazzo apostolico, il comandante ha fatto costruire un ufficio per le intercettazioni telefoniche e ambientali e un secondo per il monitoraggio della posta elettronica e dei siti internet ostili. Quest´ultimo, lo ha raccontato anche "il Corvo" a Repubblica, è stato affidato a un giovane hacker. Oggi l´insider ha 35 anni e ha convertito le sue "mail bomb" in un servizio a difesa di Sua santità. Domenico Giani è al corrente dei segreti di fondo del Vaticano, collabora con monsignor Novacek che in via dei Cherubini 32 guida l´Istituto gesuitico di studi vaghi, il contro-spionaggio ecclesiale. Ma è anche uomo di azione: fu lui a bloccare il primo dei due attacchi natalizi al Papa dell´italo-svizzera Susanna Maiolo. E sono stati i suoi uomini a scoperchiare, venerdì scorso, la casa in via di Porta Angelica del corvo minore Paoletto Gabriele. La nuova gendarmeria vaticana si muove con le Ducati 1200 e le Smart elettriche e dentro una monarchia assoluta si muove con poteri assoluti, impensabili di là del Colonnato. Questa capacità inquirente potrà diventare un´arma temibile nelle mani dell´avvocato Nicola Picardi, il pm dello Stato vaticano. D´altronde l´azione penale viene esercitata «in nome del Papa», è regolata da un codice del 1913 e spesso affidata ai consigli dei cardinali più influenti. Durante il processo della scorsa primavera, quello contro monsignor Carlo Maria Viganò, le intercettazioni sono diventate protagoniste inattese dell´accusa, retta da Giani anche nel ruolo di procuratore. In quell´occasione molti prelati scoprirono di essere stati ascoltati e registrati, che le loro mail erano state lette, alcune lettere sequestrate. Brogliacci Telecom, stampate di conversazioni. Sembrava un´udienza italiana di routine sulla pubblica corruzione. Monsignor Viganò, che aveva citato episodi di malversazioni interni alla chiesa, non è stato riconosciuto come "il primo corvo" ed è stato promosso alla nunziatura apostolica di Washington. Troppi pettegolezzi senza riscontri nel mare di carte.