Paolo Colonnello, la Stampa, 30.5.12, 30 maggio 2012
DUE ARTICOLI SULL’ARRESTO DI PONZELLINI
Finanziamenti generosi e veloci agli "amici degli amici", magari sospettati di riciclaggio ma pronti a versare ogni tanto una tangente - e tassi da usura da praticare ai semplici correntisti.
Esplode lo scandalo di Bpm e rivela una banca sull’orlo del baratro: divisa tra il potere dell’ex presidente e attuale presidente di Impregilo, Massimo Ponzellini, da ieri agli arresti domiciliari, e quello dei sindacati: il primo, in cambio degli affari suoi e dei suoi sodali, con complici di peso inseriti ai più alti livelli istituzionali, come l’onorevole del Pdl Marco Milanese, ex braccio destro del ministro Tremonti e già inquisito dalla procura di Napoli; i secondi dediti a carriere fulminanti e per questo pronti a chiudere un occhio, meglio due, «a discapito dei profili tecnici dell’operatività».
Secondo le accuse, Ponzellini, cui viene contestato il reato di associazione per delinquere, corruzione e ostacolo agli organi di vigilanza, aveva trasformato Bpm in un sistema di favori con dettagli che, alla luce del nuovo terremoto in Emilia, risultano raccapriccianti: come la decisione, recepita da Milanese, di inserire con un colpo di mano nel decreto per la ricostruzione in Abruzzo, una postilla che favorisse le slot machines di Atlantis, società per il gioco d’azzardo con sede nei paradisi fiscali delle Antille ma gestita dal catanese Francesco Corallo (figlio di Gaetano, pregiudicato per criminalità organizzata e in rapporti con il boss Nitto Santapaola), ora latitante con l’accusa di corruzione e riciclaggio.
Holding assai chiacchierata, nel mirino del fisco per i capitali trasferiti all’estero, Atlantis nel momento in cui Corallo è sotto inchiesta per riciclaggio da Napoli e la società ha aperto un contenzioso col Fisco per 90 miliardi, viene finanziata da Bpm per 150 milioni di euro. In cambio, scrivono i pm, Massimo Ponzellini, avrebbe ricevuto «oltre 4 milioni» dalla Atlantis, tramite una sua società intestata a una fiduciaria ma gestita dalla figlia, la GM762 di Bologna.
Una regola per il "banchiere trasversale", prima amico di Prodi, poi della Lega infine del Pdl: di chiunque potesse garantirgli posizioni di potere fino alla presidenza dell’Impregilo di cui è importante azionista Salvatore Ligresti, ben finanziato da Bpm. Non manca quasi nessuno in questa vicenda che racconta la conduzione di una banca che, nata per il credito a piccole imprese e cooperative, rivela con la gestione di Ponzellini «una situazione di criticità organizzativa e gestionale, di approssimazione e superficialità dei deliberati, di opacità e indebita influenza del vertice...».
Secondo i magistrati, il banchiere è a capo di un’associazione per delinquere che si avvale del suo braccio destro Antonio Cannalire, inserito negli ambienti politici e nel sottobosco romano e anch’egli destinatario di un ordine di cattura; del direttore generale di Bpm, Enzo Chiesa e dell’ex braccio destro di Tremonti, noto alle cronache giudiziarie, Massimo Milanese.
Nonchè di un commercialista bolognese, Guido Rubbi il cui ruolo è quello di gestire le società di Ponzellini e Cannalire da cui passano le tangenti delle aziende finanziate da Bpm: dalla Sisal, che versa o promette di versare nel 2011, 860 mila euro, alla Almaviva, (giochi d’azzardo in concessione statale), che paga 240 mila euro per un finanziamento di 30 milioni, alla Energreed del gruppo Gavio che versa 180 mila euro per ottenere 40 milioni, alla Capgemini che paga 432 mila euro per avere da Bpm consulenze ben remunerate.
Soldi formalmente fatturati alla Gm762 per comparire con delle pubblicità sulla rivista Il carabiniere : da non credere. Altri soldi li incassa Cannalire, sempre grazie ai suoi interventi all’interno della banca per sbloccare i finanziamenti alle persone gradite, non di rado politici o amici di politici del Pdl.
Cannalire, secondo i pm, a sua volta «ha diretti interessi nelle macchine da gioco» essendo socio al 33 per cento di "Jackpotgame srl" insieme a Marco Dell’Utri, figlio del senatore Marcello e, sempre insieme a lui e ad Alessandro La Monica, legale rappresentante di Atlantis Italia, consigliere di amministrazione di "M2 Holding srl e M2 Pictures srl", società che dovrebbero occuparsi di cinema e invece, ricevono versamenti per svariati milioni di euro che nulla hanno a che fare con le pellicole.
Scrive il gip Cristina Di Censo che «tutti i clienti favoriti da Ponzellini, Cannalire e Chiesa» erano «introdotti in un accordo comune da Milanese e Corallo». E’ il padrone dell’Atlantis, fuggito all’estero, l’ uomo «la cui caratura criminale» si rivela nel corso di una perquisizione a novembre: prima si rifiuta di aprire ai finanzieri sostenendo di essere un diplomatico, poi chiama il deputato Pdl Amedeo Laboccetta, ex procuratore di Atlantis oggi in Commissione Finanze della Camera, che sottrae sotto il naso delle Fiamme Gialle il computer di Corallo, sostenendo che sia roba sua.
Dovrà restituirlo ai pm che scopriranno manipolazioni. Rimane una traccia però: il nome del Pc: "Francesco", cioé Corallo. In Procura fanno sapere che ormai sono già pronti al rinvio a giudizio immediato.
Paolo Colonnello, la Stampa, 30.5.12
Quando il politico chiama, Ponzellini e il suo alter ego Cannalire, rispondono. Anzi: scattano, si arrabbiano se i manager subordinati esprimono perplessità. E i finanzieri, registrano. C’è il ministro Paolo Romani, ad esempio, «che fa pelo e contropelo» per il fatto che un finanziamento di 500 mila euro destinato a un’amica, tale Ilaria Sbressa, che gestisce il canale televisivo Abc sul digitale terrestre, sia ancora fermo in Bpm. Il responsabile crediti, Paolo Rimanich, non ne vuole sapere «in ragione della non rassicurante situazione economica della società richiedente».
Ma Cannalire, da vero manager della finanza, ha gli argomenti giusti: «Mi sono rotto il cazzo!... non posso inseguire, mi spieghi a che cosa serve?» E pazienza «se non ci sono margini» e se la ragazza «adesso è andata in sofferenza». Si vede che al momento buono Romani saprà come ringraziare. Alla fine la banca sgancia: non proprio la somma richiesta, ma 300 mila euro sono garantiti.
Del resto anche Paolo Berlusconi si rivolge agli allegri banchieri: vuole una manciata di milioni. Cannalire non trova la collaborazione che si aspetterebbe dai suoi manager, deve superare «le perplessità del capo divisione crediti» al quale fa presente «che il cliente chiede una cosa che fatta così sta un po’ sull’impossibile nel senso che chiede un anticipo sugli utili che ci saranno... forse... in società».
Peccato che Berlusconi, scrivono i giudici, sia piuttosto esigente: «Io - dice il fratello del Cavaliere - ho due rientri per due milioni». «Paolo - spiega paziente Cannalire - gli ho detto a Merlini che ti aiuteranno a scrivere quello che è più consono». Berlusconi: «Però facciamolo subito, per favore...». Cannalire convince i suoi: «... e comunque è sempre il fratello del presidente del Consiglio». Giusto. In Bpm a quanto pare c’era la coda. Ecco l’ex ministro della Difesa Ignazio La Russa che interviene «per chiedere un interessamento personale di Ponzellini» per accelerare la "pratica" della società Quintogest, il cui gruppo di riferimento è la Fonsai di Ligresti.
Dopodiché un certo Giordano a sua volta chiama Cannalire e gli spiega: «Ho detto al ministro la Russa che la mia pratica non è di facile trattazione. E lui mi ha risposto: "allora chiamo io Massimo, vedrai che è facile"». Ma di quanto si tratta? «La richiesta del cliente è di elevare da 39 milioni a 80 milioni il plafond». Non si sa come sia andata a finire, in ogni caso Cannalire incarica la segretaria di fissare un appuntamento con La Russa «per ringraziarlo di alcune cose di persona».
Poteva mancare la leonessa dei salotti televisivi? Ecco dunque Daniela Santanchè, pure lei, farsi viva con il solito Cannalire per un finanziamento alla sua "Visibilia", la concessionaria di pubblicità, tra gli altri, de Il Giornale . Anche lei però «non sembra finanziabile». Cannalire è disperato. Come si fa a dire di no alla Santanchè? E poi c’è il presidente Ponzellini che già preme per un altra signora, «la Brambilla», forse Michela, l’ex ministro. Il solito responsabile crediti Rimanich si oppone, e Ponzellini fa sapere che «lo rimanda per 5 anni a fare fotocopie se non gli sistema la roba della Brambilla».
Rispunta dall’oltretomba di una condanna definitiva per le tangenti Imi Sir, anche l’ex socio di Cesare Previti, l’avvocato Giovanni Acampora. «L’esito della pratica non è noto», scrivono i magistrati. Ma per Acampora insistono in tanti: dall’ex manager del Biscione Alfredo Messina (già inquisito e ora senatore Pdl) al ministrometeora Aldo Brancher. Mica si vorrà negare un finanziamento a un signore come Acampora che «per altro ha sempre tenuto in piedi strutture societarie non trasparenti in paesi off shore»?
Gli investigatori hanno trovato anche un "protocollo clienti" personale di Ponzellini e Cannalire per finanziamenti a: «Sinergetica (Ermolli), Gruppo Scuteri, Bialetti Holding, Fincos (da Calderoli ), Ongis, Paolo Berlusconi True Star (bocciata due volte), Riello». Infine risulta un prestito da 54.610 euro, tramite la società anonima Pegasus, a tale Renata Pavlov, nel novembre 2011 era "consigliere per gli affari internazionali dell’ex ministro Renato Brunetta.