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 2012  maggio 29 Martedì calendario

VERDONE AMMAZZA-WOODY


«To Rome with love di Woody Allen era il brutto film di uno che non ha capito niente di Roma. Una pellicola da cartolina dei tabaccai. La Roma che ha raccontato Allen, non esiste». Intervistato da Tv Sorrisi e Canzoni, nel numero in edicola stamattina, alla vigilia del debutto alla regia di “Cenerentola” dall’opera di Rossini (in onda il 3-4 giugno su Raiuno), Carlo Verdone spara a zero sul regista statunitense e sul suo film dedicato alla Capitale.
«Non odio Roma», prosegue il regista, «ma oggi purtroppo non mi dà più stimoli creativi, e lo dico con la morte nel cuore, perché è la città che più amo. Torino ha i suoi negozietti, i parcheggi sotterranei, una sana voglia di crescere. A Roma è tutto caotico, degradato, non succede nulla. Con la politica che si occupa troppo di cultura, col risultato di farla sparire».
D’accordissimo con Verdone, a parte l’ultima frase (il Carlo parla dell’invadenza della politica, ma dov’era qualche anno fa quando Veltroni s’inventò il Festival di Roma?).
Per il resto, su Woody, ha diecimila ragioni. Il cinema turistico dell’omino di Manhattan ormai ha rotto. Allen non è più un regista, ma un impiegato dell’ente turismo, né più né meno dei suoi colleghi italiani che fanno i film sui cioccolati Perugina. Da quasi due lustri saltella di metropoli in metropoli, da Londra a Barcellona da Parigi a Roma, senza preoccuparsi di capire (e di far capire) qualcosa del posto dove ha scelto di girare. Come testimoniano i suoi biografi, Woody s’è messo a girare il mondo, ma l’unico posto che conosce è Manhattan.
Per il resto ne sa meno dell’ultimo turista per caso. La Londra che ha descritto (in Match point e in Scoop) non assomiglia a quella del nuovo secolo e nemmeno a quella degli anni ’60. È rimasta la London di Hitchcock e di Agatha Christie (i Beatles, Carnaby Street e Margaret Thatcher non sono mai accaduti). La capitale catalana per Allen è solo fondale. In Vicky Christina Barcelona gli è bastato appiccicare Penelope Cruz, Scarlett Johansson e Rebecca Hall su una diapositiva del Gaudí. Come massimo sforzo di comprensione.
Due anni fa Woody è andato a Parigi trionfalmente accolto (almeno all’inizio) da Sarkozy e signora. Dopo il trionfo deve accorgersi di non sapere nulla della Ville Lumiere di oggi, di ieri e dell’altro ieri. Per trovare in Midnight in Paris un barlume di ispirazione ha dovuto fare un viaggio nel tempo di novant’anni, nell’unica Parigi che conosce (per reminiscenze libresche) quella “per troppo tempo bella non più bella tra poco” dei romanzi di Fitzgerald e di Hemingway e delle mattane di Picasso.
Gli è andata bene. Perché anche per molti spettatori la memoria è quella, nell’immaginario dei non francesi, Zelda Fitzgerald conta più di Carlà.
Nel suo peregrinare (sempre a pagamento) Woody è approdato a Roma. Della quale con ogni evidenza ha pochi e banali ricordi. Che si fermano agli anni Cinquanta, quando Fellini faceva La dolce vita e gli americani giravano Tre soldi nella fontana, Arrivederci Roma e il prototipo degli italiani era Rossano Brazzi.
Di Fellini, Allen non ha mai capito un tubo (come dimostrò quando volle allestire un suo personale Otto e mezzo con l’esecrabile Stardust memories. La sua idea di Roma è rimasta ai soldini nella fontana di Trevi, alle famiglie chiassose e numerosissime (qualcuno all’ufficio turismo poteva dirgli che i romani hanno da tempo rallentato la riproduzione) ai pizzardoni dal fischietto facile, ma dalla commozione facilissima. Ci credo che la sua cartolina romanesca ha fatto incavolare come una bestia un Verdone che alla fauna capitolina ha dedicato almeno trent’anni della sua carriera.
E la nostra comprensione è totale se pensiamo a quella che è stata la carriera del Carlo confrontata con quella del Woody. Per il regista nostrano gli esami (da sempre) non finiscono mai (ogni nuovo film è un’occasione per definirlo o meno bollito). Allen invece campa di rendita da tempo immorabile. Non pochi colleghi han pronta da sempre la definizione di “gioiellino” per ogni sua nuova opera. Solo dopo To Rome with love qualcuno comincia a sospettare che da anni, Woody cerchi di rifilarci solo pietruzze colorate.

Giorgio Carbone