Maurizio Stefanini, Libero 29/5/2012, 29 maggio 2012
MANETTE AGLI IMMIGRATI CHE FANNO LA CORTE ALLE RAGAZZE
Se una campagna del genere contro i clandestini l’avesse fatta il governo di un Paese occidentale sarebbe successo il finimondo: non solo perché, giustamente, si sarebbero mossi partiti, sindacati, giornali, chiese e società civile; ma anche perché la cosa sarebbe rimbalzata all’Onu, con veementi accuse di razzismo al Paese in questione.
Ma la Cina non solo non ha problemi interni, non essendo una democrazia: evidentemente, deve avere un bonus in sede Onu, forse derivante da quel tipo di atteggiamento secondo il quale c’è razzismo solo quando viene dai bianchi.
E così, la «campagna dei 100 giorni» appena lanciata dalla polizia cinese rappresenta esattamente il sogno di quanto Alba d’Oro o Breivik vorrebbero poter essere liberi di fare in Europa, con in più metodi da Rivoluzione Culturale.
In uno dei video passati in televisione in questi giorni, ad esempio, si vede un russo in treno che mette i piedi sul sedile davanti. Allora una cinese gli dice di toglierli, il russo risponde in mandarino ma a parolacce, lei chiama la polizia, e la polizia impacchetta il russo e lo porta via, mentre la cinese gli grida che è una vergogna per il suo Paese. Oppure, video numero due: c’è addirittura un inglese che cerca di fare violenza a una ragazza cinese. Ma a quel punto arriva una specie di giustiziere con gli occhi a mandorla, che a colpi di kung fu stende il «diavolo straniero», e poi si mette a inveire contro quelli stranieri che credono di poter venire in Cina a fare quello che gli pare.
Non solo per 100 giorni video del genere saranno trasmessi in modo martellante. Ogni straniero residente a Pechino dovrà essere pronto a tirare fuori a ogni momento i suoi documenti, per dimostrare alle autorità che lo fermeranno per controlli la legalità della propria presenza nel Paese. Nel contempo, con metodi che appunto ricordano quando la Rivoluzione Culturale invitava a denunciare i nemici del popolo e i controrivoluzionari, i cittadini sono invitati a segnalare immediatamente gli stranieri colpevoli delle «tre illegalità»: entrare senza visto, non avere permesso di residenza, lavorare senza autorizzazione. Da ricordare che con il boom cinese mentre l’Occidente è in stagnazione il numero degli stranieri in Cina è cresciuto enormemente, e attualmente a Pechino ce ne sarebbero ben 600.000. Il motivo di questa campagna, simile a un’altra che nel 2008 portò a espulsioni di massa, è che, secondo la polizia, molti stranieri starebbero «commettendo crimini». Ma come per la recente campagna contro le mosche nei bagni pubblici pure lanciata a Pechino, in molti pensano che il governo cerchi solo di distrarre l’attenzione: sia da movimenti interni al partito, sia da possibili problemi economici in arrivo e conseguenti la crisi che sta colpendo l’Europa.
Maurizio Stefanini