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 2012  maggio 26 Sabato calendario

È Bignami il rottamatore del Pdl – Nel rompete le righe del Pdl c’è anche chi pensa che solo rottamando si potrà uscire dall’angolo e incomincia a reclamarlo

È Bignami il rottamatore del Pdl – Nel rompete le righe del Pdl c’è anche chi pensa che solo rottamando si potrà uscire dall’angolo e incomincia a reclamarlo. Se finora nessuno si azzardava ad alzare il dito, temendo l’accusa di lesa maestà, adesso che la crisi si fa grave c’è chi s’azzarda a uscire dal coro e il ruolo di alter-Renzi lo impersona Galeazzo Bignami, un ex-An emiliano che fu grande sostenitore di Gianfranco Fini ed Enzo Raisi ai tempi della destra alleata con Silvio Berlusconi per poi decidere di cambiare campo quando avvenne lo strappo tra il presidente della Camera e il Cavaliere. Si mise a capeggiare la corrente aennina del Pdl con qualche fastidio per lo storico missino approdato a Berlusconi (e al governo), il senatore Filippo Berselli, il personaggio più influente in Emilia della pattuglia berlusconiana. La scalata al potere di Bignami, 37 anni, s’è fermata per ora al consiglio regionale, dove per altro è stato eletto con una valanga di preferenze. Niente da fare, invece, per la segreteria Pdl, Berselli e gli altri capobastone non lo hanno voluto. Bignami s’è leccato le ferite e s’è messo sulle rive del fiume. Non ha dovuto attendere molto tempo, le prime avvisaglie della tempesta sono arrivate, portate dalla corrente. Così lui ha deciso di giocare d’anticipo e ha convocato per sbatao la prima riunione dei rottamatori Pdl, limitata all’Emilia-Romagna, ma se andrà bene ne seguirà un’altra e il «bacino d’utenza» sarà assai più vasto anche perché, assicura il team che affianca Bignardi, il malessere all’interno del Pdl spinge a chiedere un ricambio non limitato a un leader ma che coinvolga anche la vecchia classe dirigente locale. Che la riunione di domani sia una sorta d’assaggio delle forze in campo lo dimostra l’adesione arrivata da esponenti Pdl di tutt’Italia, a cominciare dal consigliere regionale lombardo Antonio Pesato. Ovviamente l’establishment pidiellino l’ha presa male, Bignami il rottamatore è stato bacchettato ma lui non ha sentito ragioni ed è andato avanti per la sua strada, dando alla convention un titolo che non lascia dubbi: Fuori. La relazione con cui aprirà il summit sul ricambio generazionale sarà una bomba pronta a esplodere innanzitutto sotto la sedia di quei parlamentari di lungo cotso che hanno alle spalle più legislature; Filippo Berselli, per esempio, siede in Parlamento dal 1993. E proprio Berselli ha convocato, sovrapponendola all’iniziativa di Bignani una riunione al vertice del Pdl emiliano per discutere sul deludente esito del voto. «Chiediamo l’espulsione dal partito dei condannati anche in primo grado», dice Bignami, «il divieto dei doppi incarichi, e poi basta con i nominati, ci vuole una selezione dal basso». E ancora: «Dopo le elezioni di Milano, Napoli e Torino dal partito ci dicevano state fermi, le cose cambieranno. La situazione invece è precipitata. Io non voglio fare carriera ma neppure andare in giro tra le gente ed essere insultato. Il Pdl deve voltare pafina, punto». Giampaolo Bettamio, 71 anni, braccio destro di Berselli, dice: «Ricambiamo pure, ma non mi piacciono quelli che urlano». Enzo Raisi, ex-compagno finiano di Bignami e rimasto fedele al leader, chiosa: «Ma se quando Fini diceva le stesse cose, lui gli dava del traditore? Non basta scimmiottare i Renzi.boys per rifarsi una verginità». Mentre il grande accusato Berselli commenta: «Ci sono giovani da rottamare e anziani da conservare, non è un problema di età». Però Bignami propone anche una svolta politica, cioè meno appiattimento sul governo Monti. «Non possiamo continuare a dare un sostegno in bianco», afferma: «in sei mesi il governo non ha combinato nulla se non attuare una deriva fiscale che ha sfiancato le tasche dei cittadini e la pazienza degli italiani, manifestando una distanza difficile da fare capire ai nostri iscritti tra quanto il centrodestra aveva promesso e quanto in realtà si sta realizzando». Domani, ad ascoltarlo, ci sarà anche Ciro Maschio, esponente di punta del Pdl veronese in rotta dopo la decisione di non appoggiare la lista civica di Tosi, tanto che Maschio è stato eletto in consiglio comunale nella lista di Flavio Tosi, con scorno del Pdl che è stato quasi annientato. Insieme a lui anche l’assessore regionale del Veneto, Elena Donazzan. Tutti pronti a salire sul carro dei rottama tori e a chiedere di chiudere un’era del Pdl ed aprirne un’altra. «Dobbiamo uscire dai palazzi del potere e lo diciamo a chi è ancora asserragliato dentro, basta con gli incarichi a chi trema soltanto al pensiero di confrontarsi con la gente. I grillini non hanno inventato nulla, hanno solo saputo intercettare opinioni largamente presenti, e da tempo, anche a destra. Sì, è arrivato Angelino Alfano e doveva partire un nuovo corso ma è passato un anno e siamo al punto di partenza, quindi o fa ciò che ha detto oppure la fiducia viene meno. Da parte mia ho deciso di rompere gli indugi perché ho sentito una forte spinta dal basso, dal territorio. Mentre ho trovato una buona dose di perplessità, per non dire altro, dall’alto. Ma basta rimanere complici dell’immobilità del Pdl». Alfano e i suoi accoliti sono avvisati. I rottamatori si stanno organizzando e partono da Bologna alla conquista di quel che resta del Pdl. Magari con l’orecchio teso verso Luca di Montezemolo.domani.