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 2012  maggio 28 Lunedì calendario

SE BERE TRE TAZZINE DI CAFFE’ TI FA VIVERE PIU’ A LUNGO

Una rivista scientifica autorevole come il New England Journal of Medicine (volume 366) che si occupa del caffè? Eppure è accaduto, anche perché lo studio americano voleva dimostrare che bere molto caffè aumenta il rischio di morte precoce in generale. In realtà la bevanda principe italiana non solo è stata assolta, ma addirittura benedetta. La ricerca, dal titolo chiaramente ricco di pregiudizi (Association of coffee drinking with total and cause-specific mortality), firmata da Neal Freeman e colleghi (Division cancer of epidemiology and genetics, degli statunitensi National institutes of health, o Nih), ha smentito l’ipotesi dello studio. Ha, infatti, dimostrato che bere molto caffè non aumenta il rischio di decesso in generale e per cause specifiche.
Per arrivare a questa risposta gli autori hanno intervistato, a proposito del loro consumo di caffè e di altri stili di vita, 229.119 uomini e 173.141 donne. Tutti soggetti sani, senza precedenti tumori o patologie cardiovascolari e cerebrovascolari, di età compresa tra i 50 e i 71 anni. Sono stati seguiti per un periodo di tempo variabile da 1 a 14 anni, registrando le diverse cause di morte dei 52.515 soggetti deceduti tra il 1995 e il 2008. Oltre che del consumo di caffè, si è tenuto conto anche di altri fattori che potessero influire sullo stato di salute. Per esempio, l’abitudine al fumo, il consumo di alcol, il peso corporeo, l’attività fisica e altri stili di vita, in molti casi associati al consumo di caffè.
Il risultato è stato sorprendente: nei soggetti sani, all’aumentare del consumo di caffè diminuiva la mortalità totale. In particolare, negli uomini la mortalità diminuiva dell’1% in chi beveva meno di 1 tazza di caffè al giorno, del 6% in chi ne beveva 1 e del 10% in chi beveva 2 o più tazze (3-4 tazzine) al giorno. Nelle donne non vi era protezione per un consumo di meno di una tazza, una protezione del 5% per una tazza e del 14-15% per 2 o più tazze di caffè al giorno. Per consumi più elevati la protezione non aumentava. Cosa interessante e poco nota finora è anche che risultati assolutamente sovrapponibili sono stati ottenuti con il caffè decaffeinato.
Lo studio, che ha riguardato oltre 400.000 persone e 52.000 decessi, ha permesso di rilevare anche le associazioni minori. I bevitori di caffè oltre ad essere meno soggetti a rischio di mortalità per cause generali, sono risultati meno a rischio di decessi per cause più specifiche: malattie cardiache, respiratorie, ictus, lesioni, incidenti, diabete infezioni. Quanto alle morti per cancro, il consumo di caffè non ha riscontrato alcun effetto. Positivo o negativo.
Precedenti studi non avevano evidenziato questa netta associazione inversa, statisticamente importante, tra consumo di caffè e mortalità per tutte le cause. Commenta, infatti, Alessandra Tavani, responsabile del Laboratorio di epidemiologia delle malattie croniche dell’Istituto di ricerche Mario Negri di Milano: «La ricerca è metodologicamente corretta e basata su un grosso numero di partecipanti, il che ha permesso di trovare statisticamente significativa la protezione del caffè che studi precedenti avevano solo suggerito. La cosa interessante è anche che il caffè non aumenta il rischio di nessuna delle grandi classi di patologie prese in considerazione dagli autori, nemmeno quelle cardiovascolari, che in passato sembravano aumentare con il consumo di caffè».
In conclusione, un consumo moderato di 3-4 tazzine di caffè al giorno fa bene e rientra in un corretto stile di vita. Di più non serve per guadagnare in longevità.
Mario Pappagallo