Leonetta Bentivoglio, la Repubblica 25/5/2012, 25 maggio 2012
Sveva Casati Modignani in realtà si chiama Bice Cairati. A farle piacere i libri e la scrittura fu il padre, commerciante, che le leggeva Gian Burrasca, Pinocchio, Les histoires du Petit Nicolas: «Poi ho letto Verne, Salgari, Rafael Sabatini»
Sveva Casati Modignani in realtà si chiama Bice Cairati. A farle piacere i libri e la scrittura fu il padre, commerciante, che le leggeva Gian Burrasca, Pinocchio, Les histoires du Petit Nicolas: «Poi ho letto Verne, Salgari, Rafael Sabatini». Cominciò a scrivere sul giornalino parrocchiale, firmando racconti dai finali tragici che il parroco si rifiutava di pubblicare: «Mi disse: “No! Dobbiamo aprire una finestra sulla speranza!”. Aveva ragione». Fu anche giornalista a La Notte: «Non era il mio mestiere. Detestavo che mi correggessero i pezzi. Una volta descrissi un vecchio che amoreggiava col suo quartino di vino, e trovai pubblicato che sorseggiava il quartino. Stravolgimento inaccettabile». I primi romanzi li scrisse con suo marito, Nullo Cantaroni: «In realtà ero io a scrivere. Nullo correggeva. Poi fu vittima di una forma precoce di morbo di Parkinson e restò malatissimo per vent’anni. Morì nel 2004. Anche quand’era malato gli leggevo i testi, che lui commentava e criticava. Lo fa persino ora che non c’è più. È un tale rompicoglioni che non riesco a scrollarmelo di dosso».