EGLE SANTOLINI E RAFFAELLA SILIPO, La Stampa 28/5/2012, 28 maggio 2012
Cosa significa vincere a Cannes? - Cosa significa per un autore come Matteo Garrone vincere il Gran Premio della giuria al Festival di Cannes? Il Festival di Cannes è il più prestigioso festival internazionale di cinema: chi viene premiato si conquista un posto tra gli autori più rispettati del cinema mondiale
Cosa significa vincere a Cannes? - Cosa significa per un autore come Matteo Garrone vincere il Gran Premio della giuria al Festival di Cannes? Il Festival di Cannes è il più prestigioso festival internazionale di cinema: chi viene premiato si conquista un posto tra gli autori più rispettati del cinema mondiale. Se si tratta di un individuo, che sia un attore o un regista, significa offerte migliori e cachet più elevati per il resto della carriera. Per un film, poi, vuol dire che i proventi si moltiplicano, specie nel caso di piccole produzioni che riescono a ottenere molta più attenzione e distribuzione. Eppure non è automatico vincere a Cannes e andare bene in sala. No, perché spesso i festival lanciano film che non hanno grande spazio sul mercato. Ma molto dipende dalla strategia delle case di produzione e di distribuzione. Il vincitore di Cannes dell’anno scorso, «The Tree of Life» di Terrence Malik, ha incassato bene perché era stato comprato da 01 Distribution molto prima del festival ed è stato fatto uscire in sala contemporaneamente al concorso (come è successo quest’anno per «Cosmopolis» di Cronenberg). Se invece la distribuzione è molto ritardata l’effetto festival è minore: maggio-giugno è uno dei periodi migliori dell’anno e gli spazi in sala sono occupati da tempo. Per uscire tempestivamente bisogna comprare un film molti mesi prima, a scatola chiusa. Insomma, la vittoria cambia le sorti di un film in sala se è gestita bene da un produttore che sa cavalcare il successo. Quando uscirà il film di Matteo Garrone? Per ora la data prevista di uscita rimane quella del 28 settembre, il che come peraltro è accaduto l’anno scorso a Paolo Sorrentino - gli impedirà di contare sull’effetto trascinamento del festival. L’impressione è che ci siano due tipi diversi di film, quelli «da festival» e quelli «da pubblico». I festival sono spesso delle zone franche dove il cinema d’essai, i film di Paesi insoliti e quelli non «industriali» trovano visibilità, anche se solo per pochi giorni e per pochi spettatori. Con le programmazioni dei multisala vincolata ai blockbuster hollywoodiani, per molti film il circuito dei festival rimane l’unica occasione per guadagnare visibilità. Un festival rappresenta per i produttori la prime opportunità per stimare le reazioni del pubblico. Finché non lo vedono i giornalisti (che sono comunque un campione di pubblico) non si può capire che direzione prenderà un film. Una reazione positiva è il primo passo verso il successo. Come si pongono gli studios di Hollywood nei confronti del Festival di Cannes? Gli Studios di Hollywood sono tradizionalmente diffidenti verso i festival. Mandano i loro film ma chiedono proiezioni fuori concorso. Un film costato milioni di dollari non può concedersi il lusso di non vincere. Gli studios sono anche diffidenti verso gli inflessibili - e molto elitari - critici di Cannes, a loro volta tradizionalmente prevenuti nei confronti dei film hollywoodiani. Eppure quest’anno sulla Croisette c’erano ben cinque film americani («Cosmopolis» di Cronenberg, «Mud» di Jeff Nichols, «The Paperboy» di Lee Daniels, «Lawless» di John Hillcoat, «Moonrise Kingdom» di Wes Anderson), il che ha fatto storcere il naso a qualche purista ma ha significato un riavvicinamento tra il cinema da botteghino e quello da festival. A riprova dei difficili rapporti tra festival e industria, nessuno dei cinque americani in concorso ha avuto un riconoscimento. Nel mondo del cinema ci sono ancora precise gerarchie? Cannes è ancora il festival più prestigioso. Venezia e Berlino sono gli eterni rivali. Ultimamente è diventato importante anche Toronto. «Slumdog milionarie» e «Il discorso del re» hanno vinto il premio del pubblico a Toronto e da lì è partita la loro cavalcata. In Canada si può chiudere un contratto di distribuzione negli Stati Uniti, la salvezza per qualsiasi film. Quanto conta la Palma d’Oro in funzione dell’Oscar? Molto di più a partire dall’anno scorso, quando sulla Croisette cominciò la marcia trionfale di «The Artist», il film muto di Michael Hazanavicius. Dopo la vittoria a Cannes di Jean Dujardin come miglior attore, cominciò per il film una serratissima campagna a cura del produttore Harvey Weinstein che portò alla messe di Oscar di quest’anno. Da allora Cannes è un possibile trampolino di lancio per gli Academy Awards. Le previsioni per il 2013, da questo punto di vista? È considerata interessante la performance di Marion Cotillard per spingere «Ruggine e ossa» di Audiard, data anche la riconoscibilità dell’attrice negli Usa e il fatto che abbia già vinto un Oscar. Quanto a Weinstein, sulla Croisette pareva molto intenzionato a promuovere «The Sapphires», su un gruppo musicale di aborigeni in tournée.