ANDREA TORNIELLI, La Stampa 28/5/2012, 28 maggio 2012
E spunta un anonimo “Siamo in tanti vogliamo aiutare il Papa” - Quattro giorni dopo l’arresto dell’aiutante di camera Paolo Gabriele, al quale sono stati trovati «documenti illecitamente posseduti», nel clima di veleni e di sospetti che si respira in Vaticano, i «corvi» tornano a farsi sentire
E spunta un anonimo “Siamo in tanti vogliamo aiutare il Papa” - Quattro giorni dopo l’arresto dell’aiutante di camera Paolo Gabriele, al quale sono stati trovati «documenti illecitamente posseduti», nel clima di veleni e di sospetti che si respira in Vaticano, i «corvi» tornano a farsi sentire. «Sono uno di loro», dice una persona che lavora Oltretevere e che chiede l’anonimato assoluto. Non vuole che si dica alcunché sull’età, sull’ufficio in cui lavora, sulla sua nazionalità, se sia laico o sacerdote. Da come parla, appare come qualcuno che si muove molto bene nell’ambiente vaticano e lo conosce piuttosto a fondo. «Siamo in tanti, e a tanti livelli – sussurra – e abbiamo deciso di agire per aiutare il Papa». La stessa motivazione che la fonte «Maria» ha confidato a Gianluigi Nuzzi, e che si trova stampata nelle pagine di «Sua Santità. Le carte segrete di Benedetto XVI». L’obiezione è scontata: come si può pensare di aiutare il Papa facendo apparire il Vaticano un colabrodo e finendo per screditare l’intera istituzione, presentata come teatro di lotte all’ultimo sangue? Il presunto «corvo» non risponde, convinto com’è, invece, che i vatileaks siano quasi una necessità. L’obiettivo dichiarato è la rimozione del cardinale Tarcisio Bertone, il Segretario di Stato che Benedetto XVI si è scelto pochi mesi dopo l’inizio del suo pontificato, nominato nel giugno 2006 e insediatosi nel settembre successivo. «Tutto è cominciato l’estate scorsa – continua il “corvo” – quando il segretario generale del Governatorato, monsignor Carlo Maria Viganò ha perso la sua battaglia contro la corruzione». Il caso è noto: il prelato lombardo era all’origine di una politica di risanamento dei bilanci e di razionalizzazione delle spese, peraltro condivisa dal suo superiore diretto, il cardinale Lajolo. Il Papa aveva deciso di allontanarlo, nominandolo nunzio a Washington. «È stato allora che abbiamo capito che il Papa non sarebbe riuscito a imporsi a Bertone e abbiamo deciso di agire. Le lettere spedite da Viganò a Benedetto XVI e al Segretario di Stato sono le prime che abbiamo fatto uscire…». «Lo ripeto, siamo in tanti, anche molto in alto, ci scambiamo i documenti a mano. Vogliamo aiutare il Papa a fare pulizia. Dopo Viganò c’è stato il caso IOR, e la capitolazione di Gotti Tedeschi, un uomo di Bertone che ha avuto il torto di muoversi autonomamente e di scavalcare il Segretario di Stato arrivando direttamente al Papa». Non può mancare una domanda sull’aiutante di camera Paolo Gabriele, agli arresti Oltretevere. Come si inserisce lui in questa rete? «Non c’entra». Prego? E come si spiegano i documenti di cui è stato trovato in possesso? «Lui non ha sottratto documenti, è stato coinvolto per far arrivare dei documenti al Papa». Quella delle denunce riguardanti «fatti gravi» fatte pervenire dal maggiordomo al Pontefice all’insaputa di tutti, è una vicenda già raccontata da alcuni degli amici più vicini a Gabriele. E se queste uscite del presunto «corvo» fosse soltanto un tentativo di difendere «Paoletto» dalle gravi accuse che gli sono mosse? Un modo per cercare di ridimensionare le sue responsabilità scaricando la colpa su una rete più vasta? «Non è così, e si vedrà, la storia non è ancora finita…». Che il caso vatileaks non sia finito e che l’aiutante di camera non fosse isolato, sono in molti a pensarlo in Vaticano, ben più in alto dei veri o presunti «corvi». Ciò che emergerebbe dal racconto dell’interlocutore è l’esistenza di un vero e proprio movimento sotterraneo, che parte dal basso, ma arriva a coinvolgere persone vicine a vescovi e cardinali, intenzionate ad aiutare il Papa. Anche se l’esito di questa battaglia sarà quello di indebolirlo.