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 2012  maggio 27 Domenica calendario

“Tanzi, il mio compagno di cella tra rabbia e crescentine fritte” - Io gli cucino le crescentine fritte, ma lui non ingrassa

“Tanzi, il mio compagno di cella tra rabbia e crescentine fritte” - Io gli cucino le crescentine fritte, ma lui non ingrassa. Il Calisto è divorato dallo stress». Abbiamo scritto in carcere a Calisto Tanzi, ci ha risposto il suo compagno di cella: «Mi chiamo Sassetti Giorgio, sono ristretto a Parma, avrei delle notizie...». Volevamo capire quali fossero veramente le condizioni dell’ex proprietario della Parmalat, condannato in appello a 17 anni e 10 mesi per il noto crac. L’ultima immagine lo ritrae in tribunale con un sondino al naso, 48 chili, mentre cerca di conquistarsi i domiciliari leggendo a fatica un testo concordato con gli avvocati: «Porterò per sempre il peso indelebile per le sofferenze causate a quanti per colpa mia hanno subìto danni». Ma l’ex cavaliere del lavoro non vuole spiegare più di così. Resta fedele a quella che la figlia Laura definisce una scelta di famiglia: «Fin dall’inizio, ci siamo detti che nessuno doveva parlare con i media. Alla luce di quello che è successo, probabilmente è stata una scelta sbagliata». È successo che «il Calisto» è rimasto solo. Finiti i santi in paradiso. «Si sfoga spesso - racconta il compagno di cella - era amico del cardinale Ruini, ha dato da mangiare alle parrocchie di mezza Italia, andavano a trovarlo Bersani e Enrico Letta, Bossi e De Mita. E poi Berlusconi, ecco... Persino Berlusconi l’ha tradito». In che senso, scusi? «Prima del tracollo, Calisto gli ha chiesto un prestito. “Mi dispiace - ha risposto l’altro cavaliere - non posso, ho già aiutato la Marcegaglia”». E cosa racconta ancora Tanzi dell’ex premier? «Ricorda quando atterrava con l’elicottero sul prato della sua villa. E lui, subito, faceva sparire i nipoti, preoccupatissimo delle barzellette che avrebbero potuto sentire». Incontriamo il compagno di cella di Tanzi dopo la trafila necessaria. Aspettiamo con donne sfinite, cariche di torte al cioccolato, pomodori e promesse di fedeltà, come in tutte le carceri italiane. Passate quattro porte blindate, consegnati i documenti, terminata la perquisizione, dopo un lungo tunnel sotterraneo, ecco la stanza colloqui. Cinque tavolini rotondi con le gambe ancorate al pavimento. Due guardie ci osservano di là dal vetro. E il carcerato Sassetti Giorgio, incomincia a raccontare: «Calisto passa il tempo a recitare il rosario. Legge libri religiosi dal mattino alla sera. Solo una volta, a me che faccio il bibliotecario del carcere, ha chiesto una copia di Gomorra. Voleva vedere quella frase in cui viene citato insieme a Cragnotti. Non gli è piaciuta». Durante quest’anno dietro alle sbarre, Sassetti è diventato un amico. Al punto da ricevere ogni mese un pacco dalla famiglia Tanzi: culatello, parmigiano, salmone affumicato. Hanno condiviso cene di lusso e delusioni. «Questo Natale c’era il vescovo in visita, proprio il vescovo che Calisto aveva aiutato un’infinità di volte. Sperava si fermasse a parlare. E invece, niente. Gli ha messo una mano sulla fronte come a tutti gli altri». Parliamo del tesoro segreto di Tanzi, per gli investigatori presumibilmente nascosto in Sud America: «Dei soldi non dice. Racconta spesso dei suoi viaggi alle Galapagos, che ama moltissimo. Parla, soprattutto, dei quadri e dei mobili della sua villa. Dice che è stato il genero a organizzare il trasloco, mentre lui era in Ecuador». Un trasloco, come accertato dall’inchiesta, funzionale a mettere al riparo quella ricchezza enorme dal sequestro della magistratura. «Ma lo sa che Calisto è infuriato perché il genero gli avrebbe fatto sparire mobili del Settecento Veneziano? Pezzi unici che sarebbero ancora in giro...». No, questo non lo sapevamo. L’ex genero ed ex poliziotto Stefano Strini, ora proprietario di un kebab nel quartiere della movida, glissa: «Voglio voltare pagina». Giriamo la questione a un investigatore che ha seguito tutta l’inchiesta: «Calisto Tanzi era al corrente del tentativo di vendere i quadri. Ha partecipato in prima persona. Ma è verosimile che possano esserci pezzi del suo tesoro ancora nascosti, visto che abbiamo sorpreso proprio Strini mentre cercava di vendere un mobile per 200 mila euro». E’ stata una specie di corsa famigliare ad accaparrarsi denaro contante, mentre crollava l’impero. Aneddoti. «Calisto racconta di quando riceveva gli auguri di Hillary Clinton, di quando solo a New York vendeva un milione di pezzi al giorno, di quando era il riverito presidente del Parma Calcio. A questo proposito, si è sfogato: “Sull’aereo della squadra ho portato anche il procuratore che mi ha fatto rinchiudere qui dentro...”». (Vero. Il procuratore capo di Parma, Gerardo Laguardia, conferma: «Sì, sono andato con molti altri per vedere una finale di Coppa. Ma non ho mai cenato con Calisto Tanzi»). Pochi in questi anni sono venuti al suo capezzale. «Cossiga, quando era in isolamento. Più recentemente, l’ex ministro Lunardi, con in dono un libro di padre Eligio. Chiamano ancora il portiere Taffarel, la moglie di Cannavaro, i genitori di Buffon». Ma lui Tanzi in persona - di tutta la gente che ha rovinato, dei piccoli risparmiatori traditi dalle azioni Parmalat, cosa dice? «Dice che è colpa delle banche. Della finanza che prima lo portava in palmo di mano». Da due mesi Tanzi è ricoverato nel reparto ospedaliero del carcere, in una stanza singola senza finestre. E’ nutrito artificialmente ma resta scheletrico. «Ha 73 anni e si aspettava lo stesso trattamento ottenuto da Cesare Previti - dice il suo compagno di cella - ma sa che sarà difficile andare ai domiciliari». Il giudice di Sorveglianza di Bologna ha rinviato l’udienza al 10 luglio: «In attesa della relazione medica». Il comportamento di Calisto Tanzi è giudicato contraddittorio. «Quando era fuori non sembrava né debilitato né depresso - dice il procuratore Laguardia - dalle intercettazioni emergeva al contrario la sua volontà di mettere in piedi una nuova impresa». Pesa, forse, l’apparente impermeabilità al disastro. «Ne sono consapevole - dice la figlia Laura - il nostro silenzio è stato scambiato per indifferenza. Non è così. Ci dispiace moltissimo per chi ci ha rimesso, ma sono le banche che avrebbero dovuto tutelare gli investitori. Ora mio padre sta morendo e nessuno gli crede». Tanzi in carcere resta una celebrità. L’altro giorno un ragazzo tunisino gli ha urlato: «Calisto, dammi 20 mila euro che mi sistemo!». Diverse signore gli scrivono lettere piene di commiserazione. Lui non risponde a nessuno, sgrana il rosario e rimugina. «Mi ha raccontato una storia di qualche anno fa - dice Sassetti -. La famiglia ha casa a Maratea. Calisto era già in disgrazia e stava facendo un giro, da solo, su un piccolo gommone. Lì incontra il suo vecchio equipaggio a bordo di un altro yacht. Grande imbarazzo. Quelli urlano: “Cavaliere, lei almeno ci faceva fare il bagno”. Si commuove sempre, quando ci pensa. Lo so che può sembrare assurdo perché ha rovinato un sacco di gente, ma lui si ritiene una brava persona». "LE DELUSIONI «Berlusconi gli ha negato un prestito, un vescovo non si è fermato a parlargli»"