ILARIA MARIA SALA, La Stampa 27/5/2012, 27 maggio 2012
Poche nozze e niente sesso Il Giappone fa harakiri - La popolazione giapponese è in calo – e per molti, fra osservatori, governanti, e demografi, è il panico
Poche nozze e niente sesso Il Giappone fa harakiri - La popolazione giapponese è in calo – e per molti, fra osservatori, governanti, e demografi, è il panico. Nulla di nuovo, dato che in questo campo sembra che l’ansia sia d’obbligo, sia quando le statistiche mostrano che siamo troppi, sia che esse suonino l’allarme davanti al calo della popolazione e in particolare al suo invecchiamento. In Giappone, i dati sono questi: su 127,7 milioni di abitanti, 16,6 milioni sono al di sotto dei 14 anni, mentre il 23,3 percento ha 65 anni o più. La speranza di vita delle donne (86,3 anni) è superiore a quella degli uomini (che vivono in media fino a 79,6 anni), e la popolazione ha cominciato a diminuire fin dal 1975, quando si inizia a registrare la tendenza, ora pienamente confermata, di meno di 2 figli per donna. Non solo: pare che un terzo degli adulti al di sotto dei 50 anni non sia in coppia, e che la popolazione diminuirà di un terzo di qui al 2060 – data in cui fino al 40 per cento dei giapponesi avrà più di 65 anni. Ultima cifra demografica recente: nel solo 2010, nei primi nove mesi dell’anno, si è registrato un calo di 259.000 persone – su cui ha dunque inciso di poco il terribile terremoto e tsunami che ha colpito il nord-est del Paese, che ha portato a più di 15.000 morti. Che la longevità aumenti d’un tratto non è più visto come una buona notizia, dato che chi mai manterrà tutti questi arzilli vecchietti? Il fatto che molti di loro continuino ad essere sani, attivi e autosufficienti (come la signora Tamae Watanabe, che ha appena scalato l’Everest, a 73 anni), o che l’immigrazione da paesi in via di sviluppo con un «surplus» di giovani possa fare abbassare l’età media non viene granché considerato da questi demografi allarmati, e si continua dunque ad inquietarsi davanti agli sviluppi in atto. Da qui a fare considerazioni catastrofiste, e a prendere iniziative un po’ bizzarre, il passo è spesso breve. Così l’Università di Economia del Tohoku (la stessa regione colpita lo scorso anno dal terremoto e dallo tsunami) ha deciso di creare un orologio online per registrare il calo demografico secondo per secondo, e mostrare il momento in cui non ci saranno più bambini giapponesi, intesi come giapponesi di meno di 15 anni. La proiezione ci porta – letteralmente – lontani: l’ultimo quindicenne giapponese, infatti, sarà vivo nel… 3011. Fra 999 anni. Ma da qui viene la previsione dei professori Hiroshi Yoshida e Masahiro Yishigaki, ideatori dell’orologio online, che i giapponesi tutti, fra poco più di mille anni, si estingueranno. Insomma, di tempo per correre ai ripari dovrebbe essercene, se lo si reputasse necessario, dato che in mille anni di cose ne possono succedere parecchie, ma in alcuni comuni giapponesi, allarmati dall’invecchiamento della popolazione, ecco che si segue l’esempio che era già stato di Singapore: corsi e stratagemmi per incoraggiare i giovani a fidanzarsi, sposarsi e procreare. Qualche anno fa, infatti, la piccola e ricca città-Stato del Sud-Est asiatico si era ritrovata a far i conti con la classica demografia delle economie mature: donne che si dedicano alla carriera, alti costi per gli alloggi e per l’educazione, quel malessere tutto moderno che rende ardua la ricerca del partner ideale (troppe esigenze? Troppe difficoltà pratiche? Troppi impegni lavorativi e troppo computer che rendono difficili gli incontri diretti? I sociologi stanno ancora discutendo) e una natalità che scende al di sotto dei 2 figli per donna. Il governo, che a Singapore non teme interventi troppo diretti, si è ingegnato creando degli uffici di speed dating governativi, e perfino una molto chiacchierata «nave dell’amore», che offre a single in cerca di partner una crociera di alcune ore nei mari trasparenti della regione. Oltre al personale di bordo, solo altri single aperti all’incontro «giusto». Il Giappone per ora non fa salpare le navi, ma alcuni comuni si sono messi in testa che l’educazione è quella che ci vuole per sospingere i giovani un po’ troppo timidi gli uni nelle braccia degli altri, e posticipare l’estinzione nazionale. Nella prefettura di Gifu, a Sud di Tokyo, ecco che il comune organizza delle sessioni di tre ore per rendere i due sessi più attraenti l’uno per l’altro: le donne hanno una lezione di trucco e stile, gli uomini imparano come modulare la voce per trasmettere sicurezza e si esercitano a conversare e fare la corte. Altrove, invece, sono stati allestiti dei centri di incontri - quello della prefettura di Ibaraki, per esempio, ha più di 3000 iscritti, e dice di avere circa 10 matrimoni al mese. Nel frattempo, un’altra statistica governativa mostra che gli adolescenti maschi, dai 16 ai 19 anni, non sono per nulla interessati al sesso. In una qualunque metropolitana giapponese non la si penserebbe certo così: spesso ci si ritrova vicini a uomini e ragazzi che non si fanno scrupolo di leggere manga (i fumetti giapponesi) pornografici davanti a tutti, dato che sono acquistabili in qualunque supermercato aperto 24 ore al giorno. Per non parlare delle pubblicità, o i retro di copertina dei settimanali, da cui ammiccano innumerevoli adolescenti vestite da scolarette (considerata una delle tenute più sexy che ci siano) con aria tutt’altro che disinteressata all’erotismo. I negozi di «giocattoli sessuali» abbondano senza nascondersi, e la televisione propina interminabili show dove i commenti salaci, le battute piccanti, e anche volgarotte, si sprecano. E se un sesso così onnipresente e sbandierato, a lungo andare, finisse con l’intimidire?