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 2012  maggio 27 Domenica calendario

“Nessuna trasparenza Ecco perché abbiamo rimosso Gotti Tedeschi” - Chi pensa che ciò che sta accadendo allo Ior freni il cammino verso una maggiore trasparenza sta sbagliando di grosso: stiamo agendo proprio in nome della trasparenza

“Nessuna trasparenza Ecco perché abbiamo rimosso Gotti Tedeschi” - Chi pensa che ciò che sta accadendo allo Ior freni il cammino verso una maggiore trasparenza sta sbagliando di grosso: stiamo agendo proprio in nome della trasparenza. E non abbiamo ricevuto alcuna pressione dalla Curia». Carl Anderson misura le parole, con la prudenza accumulata in anni di frequentazioni vaticane e, in precedenza, lavorando nella Casa Bianca di Ronald Reagan. Tra i quattro membri del board dello Ior che giovedì hanno deciso di sfiduciare il loro presidente, Ettore Gotti Tedeschi, è toccato proprio a questo americano dai modi pacati notificare all’irruento economista che il suo «comportamento personale sempre più bizzarro» non era più tollerabile. Anderson non ha potuto neppure mostrare la porta a Gotti Tedeschi, perché il presidente dimissionato ha lasciato infuriato la sede dello Ior mentre i colleghi del Consiglio di sovrintendenza della banca vaticana stavano ancora deliberando la sua cacciata. Così le motivazioni delle dimissioni – «bizzarrie» incluse - sono state messe nero su bianco in un duro memorandum, che Anderson ha preparato per elencare i molteplici «fallimenti» imputati a Gotti Tedeschi. Due pagine su carta intestata dello Ior pubblicate ieri sul sito del Corriere della Sera, che dicono buona parte della storia, ma non tutta. E che, in un passaggio, sembrano sollevare in modo neppure troppo velato un sospetto: che ci sia una qualche responsabilità di Gotti Tedeschi nella vicenda della fuga di documenti vaticana, per la quale è già finito in carcere il maggiordomo del Papa. A dare un contesto al capo d’imputazione provvede Anderson, una delle personalità più note nel mondo cattolico americano. Come «cavaliere supremo» dei Cavalieri di Colombo, guida la più grande organizzazione cattolica al mondo (1,8 milioni di membri attivi) che negli Usa è anche una potenza nel ramo delle polizze vita: nel 2010, le compagnie assicurative dei Cavalieri hanno raccolto 7 miliardi di dollari in questo settore. E’ anche questa competenza finanziaria che ha spinto Benedetto XVI, due anni e mezzo fa, a chiamare Anderson nel board dello Ior. «Quello che è accaduto è stato fonte di profonda delusione – spiega – perché eravamo arrivati con grandi speranze per questa nuova gestione». Già, ma cosa è accaduto esattamente con Gotti Tedeschi? Anderson fa una pausa, poi elenca i punti che vengono contestati al presidente dimissionato: «Ha mancato di far fronte ai suoi impegni basilari, a informarsi su quello che faceva il board, a partecipare alle riunioni». E ancora: «Ha mostrato una mancanza di prudenza nel rilasciare dichiarazioni e informazioni, si è alienato il personale dello Ior e i suoi vertici, ha creato divisione». Poi si arriva al punto che fa suonare ulteriori campanelli d’allarme: all’economista viene imputato di aver disseminato «documenti che erano in suo possesso». Un riferimento alla vicenda del «corvo» vaticano? «Non c’è alcun legame con l’arresto dei giorni scorsi. E’ una vicenda che ho appreso dopo che è avvenuta e che mi ha scioccato. Ma la nostra – assicura Anderson - è una storia diversa. Allo Ior i problemi sono emersi nel corso del tempo e la coincidenza con l’arresto del cameriere del Papa è, appunto, solo una coincidenza: il nostro board si riunisce ogni tre mesi circa e il problema della fiducia a Gotti Tedeschi era da tempo all’ordine del giorno». L’accenno ai documenti però resta nero su bianco nel memorandum, e farà sicuramente discutere nei prossimi giorni. A chi ipotizza che dietro alla cacciata del presidente ci siano le tensioni legate al cammino che lo Ior sta facendo per adeguarsi agli standard di trasparenza richiesti dalle istituzioni internazionali, Anderson manda un segnale netto: «Ribadiamo il nostro deciso impegno per la trasparenza, che non è in discussione e che richiede però buone relazioni ai vertici della banca: se c’è stata mancanza di trasparenza, è quella che ha mostrato Gotti Tedeschi nei confronti del board e del management dello Ior. Adesso valuteremo un nuovo presidente da raccomandare alla commissione dei cardinali e cercheremo una persona con le competenze e il profilo per proseguire su questo cammino della trasparenza». Un altro messaggio netto riguarda le voci, che già si rincorrono, su chi possa aver deciso la cacciata di Gotti Tedeschi nelle alte sfere del Vaticano e che inevitabilmente tirano in ballo il segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone. «Nego categoricamente – afferma Anderson – che ci sia stata una qualsiasi forma di pressione da parte della Curia o del segretario di Stato: è stata una decisione presa da noi quattro e basta. Subito prima del meeting, il cardinale Bertone è stato informato della nostra agenda, come forma di cortesia, ma non sappiamo quale sia stata la sua reazione. Nessuna pressione, nessuna influenza. E se ci fossero state, avremmo resistito».