Andrea Laffranchi, Corriere della Sera 27/05/2012, 27 maggio 2012
«IL SUCCESSO DEI RAPPER FRENATO DAI DISCOGRAFICI» —
Facile dire rapper. Soprattutto ora che l’hip hop è il nuovo pop. A J-Ax quella definizione va stretta. «Non voglio un ruolo nella scena rap anche se continuano a tirarmi dentro. Non ambisco al ruolo di padre nobile. Ho anche deciso di dare un taglio ai featuring (i duetti del rap, ndr). Li ho fatti con tutti: belli ricchi e famosi e non. Adesso basta», confessa. Ha mollato il rap quando è diventato il genere di moda fra i ragazzini. Finita la storia con gli Articolo 31 si è buttato sul rap&roll. Non si pente? «Oggi c’è il boom dei rapper e non del rap. Sono gli unici artisti che dicono certe cose, ma se domani dovesse uscire uno che fa rock e che dice le stesse cose farebbe gli stessi numeri. I ragazzi vogliono sentirsi sulla pelle certe cose e capire certe verità, ma la musica italiana non li aiuta: per compiacere i network radiofonici si è staccata da un approccio alla Rino Gaetano per abbracciare quello, senza accezione negativa perché mi piace, alla Eros Ramazzotti».
J-Ax non vuole rispettare gli schemi. Da qualche anno si è buttato nel rap&roll e mischia le rime con le chitarre. Il punto di contatto? «La competenza in entrambi i generi. Voglio la ritmica come nel rap e le chitarre come in un pezzo rock. Nel rap adesso seguo l’ultima generazione, tipo i Chiddy Bang. Nel rock il punto di riferimento è Dave Grohl dei Foo Fighters, uno dei numeri 1, che merita di stare nell’Olimpo coi Led Zeppelin».
Per dare un ulteriore segnale, colleziona collaborazioni lontanissime. I Kasabian, band inglese che tiene in vita il moribondo guitar rock, hanno scelto lui per una nuova versione di «Man of Simple Pleasures», in radio da qualche giorno. «È un pezzo per l’Italia quindi non stiamo qui a fare i fenomeni», fa il modesto. In radio lo si sente anche in «Sempre noi», unico inedito dell’album in cui Max Pezzali rilegge i suoi successi con i rapper della nuova generazione. Per chiudere il cerchio in «Meglio live!», racconto audio e video dell’ultimo tour di Ax (che prosegue per tutta l’estate, fra le date il 12 giugno al Carroponte di Sesto-Milano e l’11 luglio a Roma), c’è un duetto con Freak Antoni degli Skiantos. «Che fatica rimanere giovani tutta la vita», canta nel brano e, in effetti, molti gli rinfacciano di parlare e di comportarsi come un teen. «Non mi arrendo alla società che mi dice che un 40enne si deve comportare in una certa maniera. Non è marketing. Se pensassi con quella logica farei l’intellettualoide di sinistra».
Altra critica. Sei un tamarro. «Non sono snob: sono cresciuto negli anni 80 ascoltando Radio Deejay e guardando Italia 1. Mi sento come Lady Gaga che fa citazioni musicali assolutamente antintenditore di musica: mischia la peggio dance, il peggio country e il peggio rock e ne fa delle cose bellissime».
La nuova canzone «Brillo ma da lucido» è un continuo gioco di parole. «Brillo può voler dire che luccico, che sono ubriaco ma anche che esplodo. Lucido come una superficie liscia o sobria. È nata perché dopo 19 anni ho smesso di fumare canne». E allora si è imborghesito, ha mollato il colpo. «No, ho capito che le canne mi rendevano più adatto alla società. Adesso ho ancora meno tolleranza per certe persone e comportamenti. Resto antiproibizionista: dimostro che dopo 19 anni puoi smettere quando vuoi, senza bisogno di rehab. Un ribelle vero non è schiavo di niente e nessuno». Ma in una canzone dice «Fumo ancora»... «La scrissi ai tempi della legge Fini. E invito i politici che mi danno del criminale a farsi l’esame per vedere se usano cocaina».
Andrea Laffranchi