Sergio Romano, Corriere della Sera 28/5/2012, 28 maggio 2012
È ormai noto quanta ispirazione e quanto insegnamento l’attuale inquilino dell’Eliseo, François Hollande, abbia tratto dalle gesta del suo predecessore, François Mitterrand
È ormai noto quanta ispirazione e quanto insegnamento l’attuale inquilino dell’Eliseo, François Hollande, abbia tratto dalle gesta del suo predecessore, François Mitterrand. Qual è stata, invece, la lezione impartita dal generale de Gaulle al presidente Mitterrand? Quali aspetti delle loro rispettive idee della Francia questi due giganti della V Repubblica francese hanno idealmente condiviso e attualizzato? Gianluigi Premazzi ok_in_italy@yahoo.it Caro Premazzi, Q uando de Gaulle tornò al potere, nel 1958, e riformò le istituzioni francesi, François Mitterrand dichiarò che la V Repubblica era un «colpo di Stato permanente» e sfilò alla testa di un corteo che protestava contro l’avvento di un «regime autoritario». Ma qualche anno dopo, nel 1965, fu candidato delle sinistre nelle elezioni presidenziali che costrinsero de Gaulle al secondo turno. E nel 1974, dopo avere riformato il partito socialista, tornò in campo contro Valéry Giscard d’Estaing. Si era convertito alla formula semipresidenziale che il generale de Gaulle aveva imposto al suo Paese nel mezzo della crisi algerina? Glielo chiesi verso la metà degli anni Settanta. Che cosa avrebbe fatto se fosse riuscito a conquistare il potere? Avrebbe conservato la costituzione della V Repubblica o avrebbe restaurato il regime parlamentare della IV? Con l’elegante cinismo che amava sfoggiare in alcune circostanze, rispose: «Dipende dal modo in cui prenderemo il potere. Se alle prossime elezioni politiche conquisteremo la maggioranza nell’Assemblea nazionale, valorizzeremo il ruolo del Parlamento. Se conquisteremo la presidenza della Repubblica, useremo i poteri presidenziali della costituzione gollista». Si verificò la seconda ipotesi e Mitterrand, nel 1981, varcò la soglia del potere attraversando il cortile del palazzo dell’Eliseo, tradizionale sede dei presidenti della repubblica francese. Da quel momento non ebbe dubbi. Fu costretto a convivere per alcuni anni con i governi conservatori di Jacques Chirac e Edouard Balladur, ma rispettò la costituzione della V Repubblica, ottenne il rinnovo del mandato presidenziale nel 1988 e recitò perfettamente il ruolo del monarca repubblicano. Dimostrò così che la V Repubblica non era un regime necessariamente conservatore e riconciliò con le istituzioni golliste una buona parte di quella Francia giacobina che aveva visto nel generale de Gaulle una moderna reincarnazione del generale Bonaparte. Dopo avere avuto un re in uniforme, protagonista del riscatto nazionale dopo la sconfitta del 1940, la Francia ha avuto alla sua testa per 14 anni un uomo che non smetteva di proclamarsi socialista (un’affermazione su cui era lecito avere qualche dubbio), ma aveva uno stile regale. Piacque molto ai francesi inoltre che Mitterrand avesse, come de Gaulle, un profilo intellettuale e una certa vocazione letteraria. Credo che la presidenza Mitterrand spieghi bene l’accoglienza che i francesi hanno riservato a François Hollande. Il nuovo presidente non ha esperienze di governo ed è noto soprattutto come abile segretario generale di un partito afflitto da divisioni e litigi. Ma si considera discendente di Mitterrand e si prepara a recitare un ruolo già scritto e collaudato. Dopo essere stata una creatura gollista la V Repubblica, oggi, appartiene a tutti i francesi.