Giancarlo De Cataldo, Repubblica, 27.5.12, 27 maggio 2012
Il nuovo codice dell’appartenenza Come si fa oggi a individuare un criminale, specie se è un grande criminale? Lombroso avrebbe detto: dal tatuaggio
Il nuovo codice dell’appartenenza Come si fa oggi a individuare un criminale, specie se è un grande criminale? Lombroso avrebbe detto: dal tatuaggio. Tutti i criminali sfoderano tatuaggi. È un segno di appartenenza. Perciò: segui il tatuaggio, e troverai il criminale. E viceversa. Se le cose fossero così semplici basterebbe uno screening di massa a garantirci la tanto mitizzata "sicurezza". Ma le cose non sono mai semplici quando si tratta di cattivi soggetti. E la capacità mimetica della malavita è, oggi, uno degli aspetti più inquietanti della modernità. Concedetevi un´escursione in un ristorante alla moda. All´ingresso, limousine e berline coi vetri oscurati attendono in divieto di sosta presidiate da autisti-guardie del corpo. Entrate. Riconoscete qualche volto noto, della politica, dello spettacolo o dello sport. Ma voi concentratevi - senza dare nell´occhio, perché non sarebbe prudente - sulle rumorose congreghe di uomini vestiti all´ultima moda che prendono posto al tavolo migliore, immancabilmente riservato, con al fianco "sventole" da urlo dall´aria fintamente compresa. Censite gli orologi di marca, i pendagli di diamanti e i bracciali d´oro. Qualcosa nell´atteggiamento di costoro vi suona stonato: una certa arroganza, qualche scoppio di risate sopra le righe, e cominciate a farvi delle domande. Notate che qualcuno dei personaggi noti non disdegna di farsi ritrarre in compagnia di questi ignoti. Attendete con crescente impazienza che il cameriere, abilissimo a fingere di ignorarvi, vi degni finalmente di un po´ di attenzione. Ma solo dopo che questi signori sono stati serviti e riveriti in un profluvio di premure ossequiose. Vi chiedete allora, con più decisione, chi sono questi tipi dai volti anonimi che si comportano come se fossero i padroni della città (e a volte lo sono davvero). Azzardate una cauta domanda. Non c´è risposta. Vi resta una sensazione di disagio. Dopo un po´ non ci fate più caso: concludete che si trattava di uomini di successo, forse imprenditori, forse manager, chissà. E gli uomini di successo, si sa, tendono all´arroganza. Poi, un giorno, rivedete i loro volti. Al telegiornale, sono su tutte le prime pagine. Hanno le manette ai polsi. Capite allora di esservi imbattuti in una combriccola di criminali, magari anche di un certo spessore. Qualcosa vi aveva insospettito, certo, ma non potete dire di averli immediatamente riconosciuti. Erano proprio uguali a tanti altri. Non avevano nemmeno il tatuaggio. Ma sì, che se ne fanno, ormai, i veri criminali, del tatuaggio? È acqua passata. Siamo noi quelli che ancora si eccitano coi simboli di "quegli altri". Come se non potessimo fare a meno, dopo tutto, di ammirarli. "Loro" sono già altrove. Sono nell´era postcriminale.