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 2012  maggio 25 Venerdì calendario

Profumo: «Terrò la politica fuori da Mps» - Il banchiere che visse due volte riparte dal Monte dei Paschi nella bufera

Profumo: «Terrò la politica fuori da Mps» - Il banchiere che visse due volte riparte dal Monte dei Paschi nella bufera. Finanziaria, politica e giu­diziaria. Ci sono 2 miliardi da trova­re­entro un mese senza poterli chie­dere al grande socio-Siena, ormai stremato. Mentre lo spread non dà tregua. Bella sfida per Alessandro Profumo. Che comunque per rico­minciare ha scelto la banca non so­lo più antica, ma anche più bella del mondo. Basta percorrere la lu­minosa loggia del secondo piano della Rocca Salimbeni, attraversa­re le porte che si aprono strette e basse nei muri di spessa pietra tufa­cea e sbucare nella sala di rappre­sentanza del presidente, protetta dalla Madonna della Misericordia di Benvenuto di Giovanni del Gua­sta del 1481, per rendersene conto. «Ma ci sono pro e contro - scherza Profumo - perché quando qual­che straniero vede queste fortune, poi non ci crede più che anche noi italiani siamo in crisi». Invece Mps di problemi ne ha proprio un bel po’.Dal lato regola­torio le mancano ancora un paio di miliardi di capitale (dei 3,2 richie­sti dall’Eba e al lordo di 1,9 miliardi di Tremonti bond sottoscritti nel 2009 e prima o poi da restituire); da quello operativo deve urgente­mente recuperare redditività; da quello istituzionale è alle prese con una Fondazione azionista in­debitata fino al collo e con il suo principale referente, il Comune, in piena crisi per le dimissioni del sin­daco Franco Ceccuzzi, grande elet­tore dello stesso Profumo; da quel­lo­giudiziario è appena esplosa l’in­chiesta della Procura sull’acquisi­zione di Antonveneta. Eppure è proprio da qui che intende riparti­re l’ex numero uno di Unicredit, uscito nel 2010 con una super liqui­dazione e un’etichetta di cattivo della finanza che è forse uno dei motivi che lo ha portato qui, per cancellarla. Il banchiere che visse due volte. Insediato da meno di un mese in questo palazzo che esisteva già nel ‘200, non pare intimorito dalle ulti­me vicende (il sindaco che lo ha portato a Siena si è dimesso dome­nica scorsa), ma nemmeno si na­sconde: «La crisi politica cittadina ci può creare problemi nella misu­ra in cui la Fondazione, di cui sia­mo interlocutori in quanto nostro azionista, perdesse un punto di ri­ferimento. Mi auguro che così non sia, ma dovremo tenerne conto. Dopodiché, il ceo Viola e io ci pren­deremo tutt­i i gradi di libertà neces­sari per gestire questa banca. Ai sin­dacati lo abbiamo detto subito. In questa chiave abbiamo fatto già un primo ricambio di manager (è di ie­ri la notizia delle dimissioni del vi­cedirettore generale Nicola Romi­to ndr ). Quello che dobbiamo fare è molto chiaro e non ci sono pres­sioni di alcun tipo che possono far­ci cambiare linea ». Il primo obietti­vo è portare a casa, con cessioni e ef­ficienze, il gap di capitale che man­ca secondo le regole dell’Eba: «Lo proveremo a fare in modo da evita­re ad ogni costo un aumento di ca­pitale, che sarebbe pesante per tut­ti gli azionisti, non solo per la Fon­dazione costretta a diluirsi. Detto questo, se resterà un gap da colma­re, lo colmeremo». Dopo 15 anni passati a fare il “ceo”,gli è ben chia­ro che tipo di presidente è venuto a fare qui a Siena: «Il mio ruolo deve essere proprio quello di rendere immune la banca dalle influenze esterne, della politica o di altro, che possono solo fare male. Men­tre all’interno io devo garantire di essere un cda permanente, in mo­do che il ceo non venga sopraffatto dal senso di solitudine, che ben co­nosco, tipico di quel ruolo. Vorrei alla fine poter dire che mi sarebbe piaciuto avere un presidente co­me me». Ma dal lato politico, non lo spaventa guidare la “banca ros­sa” per antonomasia? «La politica non entra nelle decisioni della ban­ca. Non è mai successo a Unicredit – dice Profumo- , dove ho detto più no a governi di centrosinistra che di centrodestra,né succederà ades­so”. E non sembra nemmeno pre­oc­cupatodall’altraetichetta, quel­la di banchiere in fila alle primarie del centro sinistra, che non consi­dera inopportune: «Le rifarei per­ché­il cittadino Profumo ha il dove­re di partecipare alla selezione del­le persone che potrebbero essere chiamate a governare. Poi ciascu­no ha le sue idee: in economia io so­no considerato di destra, nel socia­le di sinistra. Credo in un Paese competitivo e solidale». Dopodiché c’è da lavorare sodo per questa seconda vita senese. Per capire cosa fare nei prossimi tre anni, «ora che per ogni 100 euro di impieghi le nuove regole ne chie­dono 9 di capitale contro i 4 di pri­ma della crisi». Le strade sono per qualche verso obbligate: più ricavi e meno costi.«Sul primo punto – è convinto Profumo-c’è grande spa­zio per aumentare l’efficienza commerciale. Sul secondo vanno ridotti i costi unitari». Poi e solo poi si vedrà se aprire il capitolo tagli. Di certo c’è il tema degli sportelli da ri­durre: 150-200 con il marchio An­tonvenetapotrebberoesserecedu­ti, oltre al 60% di Biverbanca. An­che se Profumo non crede alla fine delle filiali: «Lo sportello manterrà il suo valore. La parola d’ordine è multicanalità. La relazione uma­na con il cliente continua a essere richiesta». Di più non si potrà sapere fino al 15 giugno, presentazione del pia­no industriale. Ma un’idea ce l’ha. Quella di sfruttare una banca co­me Mps, con i suoi 6 milioni di clienti, per quello che è: un Face­book ante litteram. Sei milioni di carte d’identità e di informazioni personali che possono permettere di costruire e vendere alla clientela prodotti e servizi nuovi e su misu­ra. Assicurativi, previdenziali, mu­tui, investimenti per un mondo che non sarà più quello di prima della crisi in nulla. No nella banca, né nelle pensioni, né nel servizio sanitario. Un lavoro difficile da mettere in piedi. Ma è quello che vorrebbe fare con Mps Profumo. Prima che lo faccia Facebook, per l’appunto.