Paolo Bracalini Gian Marco Chiocci, il Giornale 25/5/2012, 25 maggio 2012
«Così Lusi finanziava i vip della Margherita» - Rutelli, Renzi, Franceschini, Letta, Fioroni, Marini, Gentiloni, Bindi e tutti i vertici della Margherita hanno sempre detto di non aver preso una lira dal tesoriere del partito
«Così Lusi finanziava i vip della Margherita» - Rutelli, Renzi, Franceschini, Letta, Fioroni, Marini, Gentiloni, Bindi e tutti i vertici della Margherita hanno sempre detto di non aver preso una lira dal tesoriere del partito. Il verbale di Francesca Fiore, segretaria personale di Luigi Lusi, racconta un’altra storia. Che ricalca a grandi linee quanto riferito da Lusi sulla distribuzione dei soldi alle anime del partito. Lusi ha riferito che lui aveva il compito di pagare senza controllare. Ha aggiunto che i versamenti ai politici dell’ex Margherita o ai loro delegati avvenivano previa presentazione di fatture o rendiconti di spesa non tutti, a suo avviso, regolari. È il 23 maggio. Davanti ai pm Stefano Pesci e Alberto Caperna compare Francesca Fiore, 39 anni, da dieci anni dipendente della Margherita in veste di segretaria particolare del senatore- tesoriere Luigi Lusi. La donna ammette che fra i suoi compiti non c’erano attività di contabilità, ma confessa anche che Lusi «negli ultimi anni mi iniziò a passare alcune fatture che dovevano essere “riviste” da lui (...) Ho con me una chiavetta Usb nella quale vi è traccia delle fatture che mi sono state passate». Una chiavetta in cui, come vedremo, sono elencate decine di fatture afferenti a ognuno dei papaveri della Margherita. Il metodo 60/40. «Tutto nasce spiega Fiore- con le Europee 2009, quando Lusi mi parlò della necessità di trattare alcune spese distinguendole dal resto in quanto rimborsi della politica». Fiore teneva nota delle cifre e dei nomi. «L’imputazione a questo o a quel parlamentare la facevo sulla base di chi mi portava le fatture e di quello che mi diceva Lusi. Verso il 2010 o il 2011 il Lusi mi disse che occorreva essere precisi anche nelle imputazioni delle fatture ai vari soggetti autorizzati a spendere, perché c’era un accordo per suddividere le spese in termini di 60/40. Non ricordo chi aveva il 60 e chi il 40 per cento». Da Bindi a Franceschini. Fiore si riferisce alle due anime della Margherita: i popolari («Bianco, Bindi, Bocci, Fioroni, Franceschini, Letta e Marini») e i rutelliani («Gentiloni, Renzi e Rutelli»). Poi, dopo lo scoppio dello scandalo qualcosa cambia: «Forse nel febbraio 2012 mi chiamò da lui Rutelli e mi chiese: “ Francesca, ma come è possibile che tu non ti sia accorta di niente?” riferendosi per l’appunto a quello che usciva sui giornali. Io gli dissi che non mi ero accorta di nulla e dissi anche che l’unica cosa che avevo visto era questo schema che io avevo preparato (...). Lui (Rutelli, ndr ) mi parve stupito: tuttavia io ricordo che in precedenza, in una occasione, nel 2011, Lusi mi chiese di fare una stampa del tabulato perché doveva incontrarsi con Rutelli. Non so però se glielo abbia mostrato. Anzi. A ben pensare credo lo abbia mostrato perché dopo l’incontro con Rutelli mi fece togliere alcune fatture imputate a quest’ultimo. Mi pare che fossero fatture di Cristina De Luca e di Mario Di Carlo, i cui costi dovevano a loro volta essere ripartiti tra Rutelli e Gentiloni». I questuanti Pd. Fiore racconta la teoria di questuanti nel suo ufficio. «Per Bindi veniva o la segretaria o un certo Paolo; per Bocci veniva il suo assistente Paolo Martellini e a volte forse lo stesso Bocci; per Marini c’è ben poco; per Fioroni me le dava di solito lo stesso Lusi o Giovanni Iannuzzi che mi portava le fatture in busta chiusa; Franceschini non è mai venuto e veniva Giacomelli; per Letta non è mai venuto né lui né la sua segretaria, credo se ne occupasse lo stesso Lusi. Quanto a Rutelli, le fatture me le dava Lusi; si trattava più che altro di rutelliani, come Milana e anche Renzi, per il quale veniva un certo Cavini, suo mandatario elettorale». Fatture «generalmente di tipografia», perché «quando non c’era attinenza con l’attività politico-elettorale e non c’era coerenza tra emittente e prestazione, Lusi rifiutava il pagamento ». Ma lo staff di Renzi smentisce tutto: «Cavini non è mai stato mandatario elettorale di Renzi». Regali costosi. C’è poi il capitolo regali, l’unica voce per cui giravano contanti. «Si trattava solo di regali che faceva lui (Lusi, ndr ). Forse molti anni fa furono fatti regali per conto di Rutelli e non so come fossero pagati e da chi». Regali costosi, quelli del tesoriere: «Gli importi erano alti», confessa Fiore. Diecimila al mese?, buttano là gli inquirenti. «Forse un po’ meno-dice Fiore - Per Natale assai di più, solo di enoteca saranno stati 30.000 euro ». A brindare erano soprattutto «politici, specialmente abruzzesi o a lui legati, come Fioroni e Rutelli ». Ma anche «i parenti e gli amici personali». Auto e autisti. Poi Fiore passa a raccontare della auto di Lusi: «Quando diventò senatore iniziò a usare una macchina a noleggio con autista (...). Il costo era forse di circa 10.000 euro al mese. Lui diceva che si trattava di un benefit previsto per la sua attività di tesoriere». Poi scoppia il casino. «Fu Lusi a dirmi che era scoppiato un problema a seguito di “accordi saltati”. Mi disse che la vicenda riguardava case (di cui sino a quel momento non sapevo nulla) che lui aveva comprato su accordi con altri che ora “ si facevano indietro”. Disse che sarebbe cominciata la guerra e che lui si sarebbe dimesso». La lista coi soldi. Nel file della segretaria ci sono le spese di tutti i principali esponenti della Margherita. Quelle di Rutelli sono oscurate, così come quelle di Fioroni, Franceschini, Gentiloni, Enrico Letta. Tra quelle leggibili c’è un V. Prodi (verosimilmente Vittorio Prodi, europarlamentare, fratello di Romano). Sei fatture del 2009, per un importo totale di 17.762 euro. Dalla Margherita sono tranquilli: «La signorina Fiore conferma ciò che abbiamo sempre detto: la piena separazione tra le spese politiche, assolutamente ordinarie e legittime, e le malversazioni del tesoriere».