Notizie tratte da: Anania Casale # Scacchi attrazione immortale # Aliberti Editore 2011 # pp. 215, 14,50 euro., 26 maggio 2012
LIBRO IN GOCCE
Numero 31 (Anania Casale, «Scacchi attrazione immortale»)
Scacchi, passione incredibile
Avventure «Si vivono più avventure su una scacchiera che in tutti i mari del mondo» (lo scrittore francese Pierre Mac Orlan).
Numeri 1 È stato calcolato che il numero di partite possibili è superiore a quello del numero di particelle dell’intero universo visibile.
Persone normali «Nessuna persona normale è diventata campione del mondo. Tutti i più grandi campioni hanno caratteristiche fuori dal comune, elementi di genialità che li distinguono dalla gente qualunque. Le eccezioni sono rare. Capablanca forse» (il giornalista e scrittore Gianluigi Melega).
Matti Paul Morphy, leggendario campione statunitense dell’800, morì quasi demente, in preda a una feroce paranoia. Stessa sorte toccò al primo campione del mondo, il praghese Wilhelm Steinitz, che nei suoi ultimi giorni dialogava con Dio sfidandolo a scacchi, disposto a concedere all’Altissimo un Pedone di vantaggio. Il campione messicano Carlos Torre, un giorno, si denudò su un autobus a New York. Il polacco Akiba Rubinstein era ai limiti dell’autismo, e il suo terrore per ogni contatto sociale lo condusse in manicomio. Alexander Alekhine, eccentrico, squilibrato, quasi antisociale, totalmente dedito agli scacchi, durante la guerra si ricoprì di infamia, firmando opuscoli di propaganda nazista, con cui diffamava gli scacchisti “ebrei” (morì nel 1946, a 54 anni, soffocato da un pezzo di carne in albergo).
Manager e operai «Ha fama di gioco intellettuale, ma basta fare una visita nei circoli e nelle sale dei tornei per scoprire che professori, avvocati e medici scarseggiano, mentre abbondano gli operai, gli impiegati, i pensionati, gli immigrati. Ragazzotti o uomini maturi originari di Paesi poveri, ma di grande tradizione scacchistica, come Albania, Serbia e Filippine, dopo aver trascorso la settimana a spostare cassette di frutta, o su un’impalcatura a costruire palazzi, nei weekend massacrano giovani neolaureati in filosofia o maturi manager».
Gli illustri degli scacchi Voltaire giocava in continuazione e frequentava a Parigi il circolo del Café de la Régence, dove davano lezioni i grandi campioni dell’epoca. Tra i più assidui l’ambasciatore degli Stati Uniti Benjamin Franklin, inventore e filosofo, e Jean-Jacques Rousseau. Un altro grande del pensiero del 900, Ludwig Wittgenstein, fondatore della filosofia del linguaggio, citò per almeno 200 volte gli scacchi nei suoi ponderosi libri.
Marx Karl Marx che la notte dopo aver perso una partita pare non riuscisse a dormire per la rabbia.
Lenin La foto più famosa di Lenin è quella che lo rappresenta pensoso, su una terrazza di Capri, mentre, ospite dello scrittore Gorkij, gioca contro un avversario sconosciuto.
Mussolini Mussolini disprezzava gli scacchi, e i suoi gerarchi li consideravano «un gioco da femmine».
Calmucchia C’è uno staterello nel centro dell’Asia, la Calmucchia, che fa parte della Federazione russa, governato dal campione di scacchi Kirsan Ilyumzhinov, che dal 1993 ha istituito un regime di cui gli scacchi sono il cuore ideologico. «Ilyumzhinov, sospettato di essere il mandante dell’uccisione di una giornalista dell’opposizione, e noto per le sue eccentricità (sostiene di essere stato rapito, e poi liberato, dagli alieni) è anche il presidente, non certo prestigiosissimo, della Federazione mondiale».
Anatemi «I rapporti tra religione e scacchi sono stati spesso conflittuali. Il gioco, nell’alto Medioevo, puzzava un po’ di zolfo, sia perché arrivava dal mondo musulmano (come la filosofia greca e i numeri), sia perché distraeva la mente dei più devoti. Così un mistico del calibro di San Pier Damiani nel 1061 scrisse una missiva indignata al Papa del tempo. Riferiva, scandalizzato, che il vescovo di Firenze, invece di curare la diocesi, passava tutto il giorno tra Pedoni e Cavalli. [...] Bandirono gli scacchi san Bernardo di Chiaravalle (1128), san Luigi IX, re di Francia (1254), e fra Girolamo Savonarola quando, intorno al 1496, dettava legge in una Firenze che si era ripromesso di riportare a costumi più morigerati. Gli ultimi a dichiarare guerra agli scacchi sono stati i talebani che negli Anni Novanta vietarono il gioco in Afghanistan».
Montecitorio Lo scrittore Gianluigi Melega, quand’era in Parlamento, giocava spesso: «All’epoca c’era un tavolo con la scacchiera, e le sfide tra deputati, ma anche con i giornalisti, erano molto frequenti. Il mio avversario preferito era Lucio Magri del Pdup. Ora alla Camera la scacchiera è sparita, nessuno gioca più».
Catarsi «Si consumano parecchie tragedie in quelle 64 caselle. E la tragedia, come insegna il filosofo greco Aristotele, è catartica, cioè purificatrice» (Flavio Oreglio, comico, patito del gioco).
Notizie tratte da: Anania Casale, «Scacchi attrazione immortale», Aliberti, 14,50 euro.