Cesare Maffi, ItaliaOggi 25/5/2012, 25 maggio 2012
Invasione di consiglieri svincolati – A scorrere i numeri riguardanti i consiglieri eletti nelle amministrative appena concluse, si conferma la frammentazione, che spesso è frantumazione, delle sigle
Invasione di consiglieri svincolati – A scorrere i numeri riguardanti i consiglieri eletti nelle amministrative appena concluse, si conferma la frammentazione, che spesso è frantumazione, delle sigle. Il sistema elettorale comunale favorisce il moltiplicarsi delle liste: per la relativa facilità delle sottoscrizioni; per la carenza di una vera soglia di ammissione al riparto dei seggi; per la possibilità di formare coalizioni con un numero illimitato di liste. Si aggiunga, ancora, il fatto che l’assegnazione automatica di un seggio al candidato sindaco la cui lista o coalizione spunti almeno un quoziente favorisce la presentazione di candidati sindaci i quali ambiscono non già alla poltrona di primo cittadino, bensì al posto di consigliere comunale, che raggiungono in tal modo molto più facilmente, non dovendosi procurare le preferenze. Limitiamo una succinta panoramica ai 26 capoluoghi andati alle urne. In maggioranza eleggevano 32 consiglieri: Verona ne ha 36, Genova 40. Si tratta di un indubbio contenimento rispetto a quando i centri con oltre mezzo milione di abitanti, come Genova, avevano la bellezza di 80 seggi, quelli con più di 250mila, come Verona, 60, e gli altri capoluoghi 50 e 40. Si è adeguata ai tagli la Sicilia, che in-fatti assegna a Trapani e Agrigento solo 30 consiglieri, mentre a Palermo ne spettano 50. Non si è adeguato, invece, il Friuli-Venezia Giulia, che attribuisce a un piccolo comune come Gorizia (35mila abitanti) la bellezza di 40 consiglieri. Si prospettano situazioni di autentico sbriciolamento. A Cuneo la maggioranza elegge 20 consiglieri in 5 liste, le opposizioni ne hanno 7 di 5 liste diverse, mentre ben 5 sono i candidati sindaci eletti. Questi ultimi non sono mai a priori identificabili in una lista: quindi soltanto al momento della costituzione dei gruppi consiliari si potrà vedere in quale formazione s’intrupperanno. All’Aquila le liste che eleggono i 19 consiglieri di maggioranza sono ben 7, mentre 5 si spartiscono gli 8 seggi di minoranza e 5 sono i candidati sindaci eletti. A Rieti i 20 consiglieri di maggioranza appartengono a 7 liste, gli 11 di minoranza a 5 liste, e vi è poi un candidato sindaco. È l’unico caso in cui si trova un solo candidato sindaco, perché altrimenti ve ne sono 2 o 3, spesso 4, qualche volta 5 e perfino 6. In Puglia lo spappolamento pare eccellere: a Taranto i 21 seggi di maggioranza vanno a ben 8 formazioni, mentre i 7 dell’opposizione spettano a 3 liste, e vi sono poi 4 candidati sindaci; a Brindisi le 7 liste di maggioranza si dividono 20 consiglieri, contro le 5 che si spartiscono gli 8 seggi di minoranza, e in sovrappiù ecco 4 candidati sindaci. In queste condizioni càpita spesso che il partito di maggioranza relativa, pur in un sistema maggioritario come quello comunale, non arrivi a contare il 30% dei seggi, dovendo spartire i consiglieri con molti alleati. Viceversa, a Palermo l’Idv si aggiudica tutti i 30 consiglieri di maggioranza, pur avendo ottenuto appena il 10% dei voti di lista, e a Parma il movimento 5 Stelle porta a casa da solo i 20 seggi di maggioranza, con meno del 20% dei suffragi di lista. Una notazione riguarda il sistema elettorale siciliano, che ha introdotto una tagliola indubbiamente ammazzaliste: occorre spuntare il 5% dei voti per accedere alla ripartizione dei seggi. Ebbene, nonostante questo spauracchio, su 30 consiglieri ad Agrigento sono presenti in consiglio 8 liste e a Trapani 9, mentre i 50 eletti palermitani appartengono a 9 formazioni. La presenza di un numero rilevante di liste di maggioranza, che può successivamente recare a un’ulteriore frantumazione, aggravando il fenomeno dei gruppi monoconsiliari, determina naturalmente difficoltà nella vita amministrativa. In particolare, la presenza di molti consiglieri eletti in liste civiche, e non in partiti consolidati, accentua la personalizzazione dei consiglieri. Man mano procede il cammino dell’amministrazione municipale, questi consiglieri tenderanno sempre più a ritenersi autoreferenziali, non avendo alle spalle un partito cui rispondere. Diranno di essere legati da un vincolo diretto con gli elettori, e quindi di voler decidere secondo coscienza (così affermeranno) ossia senza vincolo di maggioranza. Tra le riforme da attuarsi, anche una revisione dei modi per presentare le liste comunali e dei collegamenti effettuabili, oltre che della ripartizione dei seggi, non sarebbe da trascurarsi.