FRANCESCO SEMPRINI, La Stampa 25/5/2012, 25 maggio 2012
Che cosa sono gli eurobond? - All’ultimo vertice europeo gli eurobond sono stati al centro del dibattito
Che cosa sono gli eurobond? - All’ultimo vertice europeo gli eurobond sono stati al centro del dibattito. Di cosa si tratta? È un termine utilizzato per l’ipotetica creazione di un titolo di debito pubblico emesso da uno dei 17 Paesi a moneta unica, ma sottoscritto da tutti gli Stati dell’Eurozona. In questo modo ne viene garantita congiuntamente la solvibilità riducendone il rischio associato. Come funziona un eurobond? Il meccanismo è quello di un’obbligazione tradizionale: il titolo ha un valore nominale, una scadenza e un tasso di interesse il cui corso è inverso a quello del prezzo del titolo, e in base al quale viene staccata l’eventuale cedola. Perché alcuni in Europa ne sostengono la necessità? La prolungata crisi finanziaria e la contrazione del credito hanno causato un aumento dei costi di indebitamento per diversi Paesi dell’Eurozona, in particolare Grecia, Spagna, Irlanda, Portogallo e Italia. Lo si evince dagli «spread», lo scostamento dei rendimenti dei rispettivi titoli di Stato da quelli della Germania considerati l’indicatore di riferimento. Se invece Bruxelles si impegnasse a prendere in prestito denaro per conto dei singoli Paesi, emettendo al contempo bond unici, i costi per i Paesi più deboli calerebbero, con beneficio per il loro debito pubblico. Gli investitori sarebbero, infatti, rassicurati della garanzia fornita implicitamente dagli Stati più solidi. Questo però comporterebbe un aggravio di oneri per altri? Sì, per i Paesi i cui costi di indebitamento sono più bassi come la Germania, il principale oppositore agli eurobond. Berlino teme un aumento di passività nei conti pubblici nazionali, perché dovrebbe farsi carico delle difficoltà di partner più deboli. La Bundesbank è preoccupata inoltre per il rischio di «moral hazard» ovvero politiche fiscali e di bilancio da parte dei governi poco rigorose che andrebbero ad accrescere la pressione sui prezzi. Chi dovrebbe gestire l’emissione degli eurobond? Un organismo europeo, un’agenzia ad hoc. Tra le ipotesi più accreditate si pensa a un organismo come la società lussemburghese collegata al Fondo europeo di stabilità finanziaria, o Fondo salvastati, guidata attualmente dal tedesco Klaus Regling. A quando risale il progetto di creare bond continentali? Discussioni al riguardo se ne erano avute già negli Anni 60: del resto i sei Stati fondatori della Cee avevano contemplato nei diversi atti costitutivi l’idea di una raccolta congiunta di fondi. Tuttavia l’argomento è stato accantonato per decenni e, quando negli Anni 90 è stato rilanciato il progetto della moneta unica, i costi di indebitamento erano bassi e quindi l’idea di creare a un bond europeo non fu considerata. Quando se n’è parlato di nuovo? Con lo scoppio della crisi. Lo tsunami finanziario che ha investito il debito privato prima, e quello pubblico dopo, ha rilanciato il dibattito. Negli ultimi anni sono state declinate diverse proposte, come i «Blue-bond», e gli «Euro-Union-Bond» di Romano Prodi e Alberto Quadrio Curzio. C’è poi il progetto degli «Stability bond», presentato dal presidente della Commissione europea, Jose Manuel Barroso, e quello dei «Project bond» per il finanziamento congiunto di progetti specifici che non dispiace al neopresidente francese, Francois Hollande. Quali sono ad oggi le ipotesi al vaglio? A novembre dello scorso anno la Commissione europea ha presentato un «Libro verde», nel quale sono contemplate tre formule. «Eurobond completi con responsabilità solidale», che prevede la completa sostituzione dei titoli nazionali e la responsabilità solidale e illimitata di ogni stato membro. Questo modello favorisce stabilità e integrazione, elevando però il rischio di azzardo morale che richiederebbe notevoli modifiche ai trattati dell’Unione. La seconda ipotesi è di un «Eurobond parziali con responsabilità solidale», che prevedono la sostituzione di una parte del debito nazionale decisa calcolata come percentuale sul Pil. Infine, gli «Eurobond parziali senza garanzie solidali», ovvero senza responsabilità congiunta che minimizza l’azzardo morale: questa opzione non necessita di modifiche robuste ai trattati, ma rischia di creare una restrizione di accesso per alcuni Paesi membri. A che punto è il dibattito? I sostenitori degli Eurobond sono stati il presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, e Giulio Tremonti. Sulla stessa linea si sono schierati Hollande e il suo ministro delle Finanze, Pierre Moscovici, Monti, il presidente della Bce, Mario Draghi, il premier spagnolo, Mariano Rajoy. Si rafforza così il pressing nei confronti del cancelliere Angela Merkel e del suo ministro delle Finanze, Wolfgang Schauble, oppositori a oltranza. Ma la partita decisiva potrebbe giocarsi in Grecia col ritorno alle urne.