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 2012  maggio 25 Venerdì calendario

È qui l’enciclopedia dei giardini del mondo - La novantanovesima edizione del Chelsea Flower Show, aperto lunedì scorso dalla regina Elisabetta, ha confermato la sempre più diffusa popolarità del giardinaggio: anno dopo anno con un travolgente successo di pubblico è riuscito a sottrarre, con eleganza, dalle stanze di un piccolo mondo, un hobby di élite, consegnandolo a più popolari (e popolosi) destini

È qui l’enciclopedia dei giardini del mondo - La novantanovesima edizione del Chelsea Flower Show, aperto lunedì scorso dalla regina Elisabetta, ha confermato la sempre più diffusa popolarità del giardinaggio: anno dopo anno con un travolgente successo di pubblico è riuscito a sottrarre, con eleganza, dalle stanze di un piccolo mondo, un hobby di élite, consegnandolo a più popolari (e popolosi) destini. È finita l’epoca dei Veitch e degli Hillier, i vivaisti più forniti e aggiornati al mondo, e delle migliaia di piante differenti, coltivate in modo appropriato, catalogate in maniera ineccepibile. Hanno fatto la loro storia, così come hanno compiuto il loro destino i giardini troppo elaborati, troppo dipendenti dalle cure dell’uomo. Forme e piante molto più semplici, modi di coltivazione più facili e più sostenibili, producono un tipo di giardino decisamente meno «allestito», meno fiorito, (ma molto più robusto e facile). Nei recinti di Chelsea c’è di tutto, anzi, secondo me, c’è anche di troppo: la scelta per chi visita è enciclopedica e varia, addirittura esagerata. La novità riesce a mescolarsi con la tradizione in una proficua mésalliance: un vero «stop and go» botanico e giardiniero. Sotto le tende immutabili del Grand Marquée regna indisturbata la qualità sotto forma di un’antica, elegante ed ironica quantità: dai narcisi alle rose, dai tulipani alle begonie, dalle novità botaniche al suo stesso antiquariato. Bizzarre ed inusuali Heliconie dal Brasile, composte di tanti becchi coriacei, contrastano (felicemente) con i più sofisticati fiori della peonia, fatti di veli flessuosi e opalescenti, così come i garofanini rari da giardino, profumati, e demodé, affrontano squadre di delphinium e lupini, altezzosi nella loro esclamativa postura. Serre e conservatory la fanno da primadonna all’esterno del Grand Marquée, come le solite proposte per «nuovi» giardini; dove sponsor, tradizionali e non, che vanno dai giornali agli champagne, propongono i più raffinati e nuovi temi di giardino: situazioni artificiali un po’ da pret-à-porter, dove il giardino purtroppo diventa allestimento, con risultati decisamente artificiosi. Ma tant’é. Chelsea è Chelsea: partendo dai suoi «grounds», il giardinaggio è riuscito a diventare un fenomeno pop, assumendo un valore e una dimensione nuovi. Migliaia di appassionati di giardini, di vivai, di libri e di piante sono diventati gli attori e i testimoni di un lungo viaggio. Ricordo la mia prima visita, nel 1970: furono il mio maestro, Russell Page, ed un «vivaista» suo amico, Roger de Vilmorin, a condurmi. Appartenevano a due mondi simili, ma differenti: quello all’inglese sobrio e raffinato, dove la quotidianità di lavoro si coniugava con un gusto eccentrico, che tra sussulti e declini si stava avviando alla «modernità». L’altro rappresentava la grande Francia giardiniera, elitaria e allo stesso tempo egalitaria, ma soprattutto cartesiana, dove il fiore e la verdura avevano la stessa dignità e lo stesso valore. Quella Francia che in seguito con un colpo geniale, con i giardini pubblici di Parigi e con la «sua» fiera-mercato di Courson, avrebbe soddisfatto gli appetiti di milioni di giardinieri. Russell Page e Roger de Vilmorin passarono il tempo a prendere appunti e a discutere sulle raccomandazioni dei coltivatori. L’esperienza non fu solo utile ma decisiva: chi scrive ricorda quella giornata come una svolta della sua conoscenza, del suo gusto, della sua vita. Un profondo e luminoso tuffo nel futuro. PAOLO PEJRONE *** Novantanove anni di meraviglie e di mondanità - Lo scrittore P. G. Wodehouse ha paragonato il manifestarsi della primavera in Inghilterra a un cucciolo che cerca di farsi degli amici. Fa un passo avanti, se la svigna terrorizzato, si avvicina di nuovo timoroso strisciando e infine acquista fiducia e saltella pieno di gioia. Tra gli appuntamenti londinesi, il Chelsea Flower Show è quello che segna la fine dell’inverno e l’arrivo della bella stagione, o almeno dei primi tentativi di bella stagione. L’attrezzatura consigliata per visitare il Flower Show è una cuffia di lana, un impermeabile, un termos, ma anche una borsa con un paio di bermuda, una maglietta e gli occhiali da sole nel caso il cucciolo di Wodehouse decida improvvisamente nel pomeriggio di tentare una nuova avanzata. La regina Elisabetta ha visitato i giardini e anche quest’anno ha rinunciato ad indossare uno dei suoi cappelli floreali a larghe tese per timore che il vento glielo portasse via, sostituendolo con una veletta di tulle nero. Da 60 anni non manca mai all’appuntamento di Chelsea, che è diventato una delle più importanti istituzioni britanniche. Dal 1913 i migliori giardinieri del mondo esibiscono le loro creazioni nei prati del Royal Hospital, un bellissimo edificio di mattoni progettato nel 1681 da Chistopher Wren per ospitare i reduci di guerra. Tre anni fa è stata ammessa la prima donna, il sergente Dorothy Hughes, 85 anni, eroina della contraerea londinese. Quando dopo mesi di lavori, con lo sguardo un po’ rivolto al cielo minaccioso e un po’ alle peonie, agli iris e alle rose ancora in ritardo, finalmente si aprono i cancelli, il Flower Show diventa un evento che occupa sui giornali e in tv uno spazio che a noi profani appare spropositato. In quattro giorni più di 150 mila persone visitano i giardini, ci sono premi e classifiche, dibattiti e polemiche, sfilate di celebrità. Ma quando quei cancelli si aprono, è come se per tutta Londra si diffondesse un segnale: la brutta stagione sta finendo, sbocciano i fiori, tra e nuvole si vede un po’ di cielo azzurro. La gente comincia ad affollare i parchi in cerca del sole e ai primi tepori, mentre i continentali che vivono a Londra ancora portano il cappotto, le ragazze già vanno in giro in maglietta. Il Chelsea Flower Show apre la stagione che l’Inghilterra predilige e che celebra con altri riti immutati: tra poco ci sarà il Torneo di Wimbledon, al quale da un secolo è obbligatorio assistere mangiando fragole con panna e bevendo Pimms. Poi verranno le corse di Ascot, dove si va non per i cavalli, ma per vedere i cappellini più bizzarri del mondo. A pochi chilometri da Londra si aprirà una nuova edizione del Glyndebourne Festival Opera, con le sue rappresentazioni pomeridiane e i lunghi intervalli tra un atto e l’altro che consentono agli spettatori di sdraiarsi sui prati per un picnic. La Regina aprirà i cancelli di Buckingham Palace per il primo garden party dell’anno. Anche se Elisabetta non vuole che i suoi sudditi spendano soldi per vestirsi adeguatamente sarà un’altra occasione per indossare cappellini e leggeri abiti estivi. E pazienza se a guastare tutto arriverà un temporale. Solo chi non vive nel Paese del sole lo ama così tanto. VITTORIO SABADIN