Aldo Grasso, Corriere della Sera 25/05/2012, 25 maggio 2012
IL CORPO DI MUSSOLINI E QUELLO DI CROZZA
Liberamente tratto dal libro di Sergio Luzzatto, il documentario di Fabrizio Laurenzi «Il corpo del Duce» (un montaggio di materiali tratti dall’archivio dell’Istituto Luce) riapre la riflessione sul carisma personale di Benito Mussolini, su come il Duce abbia usato il suo corpo come linguaggio, da vivo, nell’esercizio del suo potere, e come il suo stesso corpo sia stato usato e vilipeso nella tetra cerimonia della profanazione cadaverica («Apocalypse», Rete4, mercoledì, ore 21,10). Nessuno come il Duce ha fondato il suo consenso anche sull’esposizione del corpo, non solo come incarnazione del potere ma come sua rappresentazione: una comunicazione che si fonda volentieri sul machismo, lambisce di continuo la sfera sessuale, cerca volutamente un legame fisico. Come sostiene provocatoriamente Piero Vivarelli, uno degli intervistati: «il popolo italiano è omosessuale».
La venerazione del corpo, una volta caduto, non poteva che volgere nel suo opposto: la sconsacrazione, il rito tribale, il vilipendio reale e in effigie. Una storia anche curiosa, con i frati francescani di via Moscova che trafugano la salma (le immagini più cruente riguardano proprio il ritrovamento delle spoglie in una cassa), che continua ancora oggi con i pellegrinaggi a Predappio.
La rete ha impaginato la serata in maniera strana: a Giuseppe Cruciani è stata affidata la conduzione, una sorta di commento alle immagini, di promozione del documentario; c’è stata poi un’originale intervista a Tatti Sanguineti, che ha avuto il pregio di entrare nel vivo dei temi della rappresentazione e, a seguire, un altro documentario sulla Seconda Guerra Mondiale. Non esattamente il modo migliore per valorizzare un prodotto.
P.S. Nelle pause pubblicitarie, per alleggerire la visione gettavo uno sguardo su «Fardelli d’Italialand». Affaticamento della vista o tra il corpo di Mussolini e quello di Crozza…?
Aldo Grasso