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 2012  maggio 25 Venerdì calendario

LO CHAMPAGNE «CONSERVATO» IN MARE PER 200 ANNI —

In fondo al mare per duecento anni o poco di più. La bottiglia più vecchia di Champagne mai esistita. È stato il destino a farla ritrovare, nessuna scelta dell’uomo. La bottiglia più vecchia di Champagne, coinvolta nel naufragio nelle acque del Mar Baltico avvenuto di fronte alle isole finlandesi di Aaland. Un carico destinato alla corte russa che non è mai arrivato. Fascino e mistero avvolgono una operazione che oggi, a Reims, svelerà i particolari su una di queste 168 bottiglie, delle quali 47 sarebbero griffate Veuve Clicquot Ponsardin. Un tesoro in fondo al mare per molti appassionati, soltanto una ottima operazione di marketing per gli scettici. Unica certezza è che la ridotta profondità, 55 metri, dove si è arenato il carico, la pressione costante all’interno del vetro, oltre alla debole luminosità del mare hanno permesso l’ottima conservazione di alcuni campioni.
L’euforia per il ritrovamento avvenuto alla fine del 2010 da parte di alcuni sommozzatori, ha fatto dire a Rainer Juslin, segretario del governo delle isole Aaland che «con ogni probabilità si tratta dello Champagne più vecchio del mondo». Sarà questa mattina Dominique Demarville, chef de cave di Veuve Clicquot, che avrà il compito di chiarire concretamente gli aspetti di questo clamoroso ritrovamento. Sul battello naufragato almeno centoventi bottiglie sarebbero marchiate Juglar, che all’epoca apparteneva alla Maison Jacquesson. François Felix Juglar, cugino di primo grado di Madame Jacquesson, si era associato nel 1804 per portare un contributo allo sviluppo dell’autorevole cantina. Per questo una parte della produzione era stata messa in commercio con il nome Juglar. Altra ipotesi al vaglio descrive lo Champagne del relitto come un dono diplomatico inviato da Luigi XVI, re di Francia allo zar di Russia, Pietro il Grande. L’enologa Ella Grussner Cromwell-Morgan che, dopo aver analizzato il liquido interno alle bottiglie, ne ha certificato origine e qualità ha spiegato: «Moet ha trovato documenti che parlano di una spedizione che non arrivò mai a destinazione. Se la data e la provenienza delle bottiglie ritrovate nel Baltico fossero confermate si tratterebbe del più vecchio Champagne del mondo», nel caso «potrebbero valere centinaia di migliaia di euro l’una». Una questione dunque che va oltre le semplici bollicine francesi.
Il governo delle isole Aaland ha prestato molta attenzione sul ritrovamento per poter ottenere almeno qualcosa sotto l’aspetto ambientale e propagandistico considerato che sui diritti di proprietà si è aperta una robusta discussione. Lo chef de cave Demarville dovrà oggi spiegare anche altri aspetti legati ai tappi utilizzati e ai marchi impiegati da Madame Clicquot Ponsardin all’epoca. Fu proprio Madame a sviluppare un sistema di branding sui suoi tappi anche per combattere le contraffazioni. È stata pioniere di invenzione, femminismo e capitalismo. Durante la sua leadership ha iniziato a distribuire i suoi Champagne attraverso il Mar Baltico verso la Russia, già nel 1780. Stratega e affarista internazionale ha preso di mira la prestigiosa Corte Imperiale russa sfruttando la passione per le bollicine dello Champagne. Come del resto per tutti i reali d’Europa. Il via vai di casse a un certo momento ha generato fastidio e guai anche ai governanti francesi. Incurante delle critiche Madame Clicquot, non soddisfatta, per incrementare il suo business ha raggiunto con le spedizioni, partite da Reims, Svezia, Danimarca, Lituania. Purtroppo la via baltica si è dimostrata a quell’epoca pericolosa. Molte navi sono affondate con i loro carichi anche a causa del tempo inclemente. Una via che era percorribile soltanto un paio di volte l’anno: aprile-giugno oppure settembre-novembre. È possibile che i fondali di questo mare conservino altre casse e tesori di altro genere. Non è poco anche se le bollicine trovate in fondo al mare a dire di chi le ha aperte appena recuperate avrebbero «profumo intenso, note di tabacco, ma anche di uva e frutti bianchi, rovere e idromele, oltre a una giusta acidità e un residuo zuccherino molto alto». Se così fosse per il momento un piccolo miracolo lo avrebbe fatto il Mar Baltico.
Mauro Remondino