Nello Ajello, la Repubblica 25/5/2012, 25 maggio 2012
Così Se n´è andata la "ragazza di bube" È morta ieri, in un ospedale fiorentino, di morte naturale, un´anziana signora
Così Se n´è andata la "ragazza di bube" È morta ieri, in un ospedale fiorentino, di morte naturale, un´anziana signora. Si chiamava Nada Giorgi. Ecco, in apparenza, una non-notizia. La donna aveva ottantacinque anni e a prima vista non presentava nulla di speciale. Eppure, da un po´ più di mezzo secolo, Nada aveva considerato se stessa (senza affatto goderne) un personaggio da romanzo. L´espressione, un po´ convenzionale, stavolta coglie nel segno. Il romanzo che Nada ha interpretato s´intitola La ragazza di Bube, un libro fra i più proverbiali della letteratura italiana del Novecento. Ne è autore Carlo Cassola (Einaudi, 1960). Come un soprano o una soubrette avanti con gli anni, Nada avrebbe potuto compiacersi, con se stessa e con gli altri, di pubblici riconoscimenti ottenuti in gioventù (il libro che la ricorda nel titolo vinse, nello stesso 1960, il premio Strega). La sua sorte, però, è stata diversa. Il romanzo di Cassola è noto per aver tratto spunto da un preciso fatto di cronaca. Bube, compagno e marito della ragazza, è esistito anche lui. Era un partigiano. Bube era il suo nomignolo di battaglia. Si chiamava in realtà Renato Ciandri. Aveva militato nella Resistenza accanto a Sante, un fratello di Nada. Nel clima confuso dell´immediato dopoguerra, durante una lite fra un gruppo di partigiani e il parroco della Chiesa della Madonna del Sasso, vicino Firenze, spalleggiato da numerosi fedeli, un carabiniere spara a un partigiano uccidendolo. Subito dopo, la vendetta. Essa costò la vita a un maresciallo dei Carabinieri e a un suo figliolo che lo accompagnava. Ne fu incolpato Bube. Per una vita intera la sua ragazza ha contestato questa versione. Quando il supposto assassino fugge in Francia, lei continua a visitarlo, finché nel 1950 l´Interpol lo cattura ed "estrada" in Italia. Condannato a diciannove anni di carcere, Bube insiste nel dichiararsi innocente: a giustiziare il maresciallo e suo figlio – sostiene – è stata la folla presente fuori dalla chiesa. E la sua ragazza, e poi moglie, persisterà nel condividerne la versione. Fecero epoca, tempo fa, le sue insistenti rimostranze rivolte a Cassola, come traditore della verità, quasi che il suo fidanzato, e poi marito, fosse davvero un omicida. La carriera di quel romanzo è stata comunque irresistibile. La figura di Nada, con il bel volto di Claudia Cardinale, animò un film firmato da Luigi Comencini. Un successo, sia su carta che sullo schermo. Meritato? È la domanda che rivolsi una quindicina di anni fa, per Repubblica, a Manlio Cancogni, che di Cassola era stato, a suo tempo, un inseparabile amico, come lo stesso Cancogni ha raccontato nel romanzo Azorin e Mirò (1948). «Non è tra i miei preferiti», fu la risposta. «Dopo il successo anche Carlo sembrò disaffezionarsi a quel libro. Poi gli ripiacque. È un´opera non priva di difetti. Ma forse le imperfezioni sono un coefficiente di ogni romanzo». In genere, aggiunse, la narrativa «nel suo corso deve trascinarsi dietro un po´ di zavorra». Per Nada Giorgi, quella eventuale zavorra, o imperfezione, ha racchiuso l´infelicità. Fino a ieri.