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 2012  maggio 25 Venerdì calendario

Baku, repressione in salsa pop il lato oscuro del super festival – Non lasciatevi illudere dalle note e dalle scenografie: non sono solo canzonette

Baku, repressione in salsa pop il lato oscuro del super festival – Non lasciatevi illudere dalle note e dalle scenografie: non sono solo canzonette. Quello che si sta celebrando in questi giorni nella lontana Baku, capitale dell´Azerbaijan, non solo è un festival musicale, seguito da 125 milioni di telespettatori, ma una vera e propria operazione di lifting di uno dei regimi più oppressivi e assoluti tra quelli che controllano e dominano le ex repubbliche socialiste sovietiche. Si chiama Eurovision song contest ed è l´erede di quello che una volta si chiamava Eurofestival, una specie di Coppa dei Campioni della musica leggera cui partecipavano i vincitori dei vari festival nazionali. Adesso comprende una Europa sempre più allargata secondo esigenze televisive tanto da arrivare sulle sponde del Mar Caspio in uno dei terminali petroliferi più importanti del mondo. Rai 2, che domani trasmetterà in diretta la cronaca della finale dopo aver relegato sul satellitare le fasi eliminatorie, conta di realizzare un boom di ascolti come quello già ottenuto dalla Bbc3 e dalle altre emittenti europee. Lo spettacolo è quello che ci si può immaginare: sfavillio di luci, mirabilie tecnologiche sul palco, cantanti di ogni età, doti e gusto: dalla nostra emergente Nina Zilli, alle sconosciute star di Andorra e Albania, fino all´incredibile gruppo delle ottantenni "Nonnine" russe che cantano al ritmo della balalajke vestite da matrjoske. Quello che la televisione non mostra è invece tutto attorno allo splendore del Baku Crystal Palace appositamente costruito per stupire il mondo. Tra le strade e nelle prigioni di un paese che Amnesty International ha definito «uno dei più chiusi e autoritari al mondo» dove le retate di oppositori, giornalisti, blogger e studenti contestatori, continuano anche in piena manifestazione canora. Qualcuno preceduto anche da spettacolari pestaggi in pubblico come quello del giovane blogger Adnan Gadzhizade che aveva messo in rete una caricatura un po´ infantile sul governo. Prima di portarlo via da un ristorante del centro, i poliziotti hanno lavorato duro di manganello dando una dimostrazione esemplare tra camerieri e clienti terrorizzati. E dove, soprattutto, il cinquantenne presidente Ilham Alijev sembra gestire ogni cosa come fosse di sua personale proprietà. Basti pensare, tornando al festival, che capo supremo dell´organizzazione dell´Eurovision 2012, con la gestione degli appalti milionari e perfino del palinsesto del programma, è sua moglie, la bellissima Mehriban Alijeva. La stessa che fece impazzire i fotografi nella sua recente missione diplomatica in Italia con tanto di visite al Quirinale e in Vaticano, concerto al teatro dell´Opera e banchetto finale con ospiti d´eccezione da Ornella Muti e Massimo Ghini a vari esponenti del generone romano. La signora ha fatto le cose in grande spendendo 80 milioni di dollari per l´organizzazione del festival mortificando il record detenuto dalla Russia (appena 40 milioni). Per costruire il Crystal Palace con le sue gigantesche vetrate sul mare, ha poi utilizzato i fondi che il marito aveva pubblicamente promesso di destinare ai sistemi idrici, alle fognature e agli aumenti di stipendi e pensioni. E per trovare lo spazio necessario, ha fatto eseguire dalla polizia decine di migliaia di sfratti nel giro di tre anni in modo da poter abbattere 4000 edifici del centro storico della capitale. L´assegnazione di nuovi alloggi agli sfrattati è ancora una promessa vaga e molto confusa. Attenta ad ogni minimo particolare, lady Alijeva ha fatto sapere tre giorni fa che ospite d´onore della finale di sabato sarà nientemeno che Emin Agalarov. Un giovanotto che interpreta brani più o meno melodici ma che è famoso soprattutto per essere il marito di Lejila Alijeva, una delle due viziatissime figlie della coppia presidenziale. Ingrid Deltern, coordinatrice del pool televisivo europeo di Eurovision, ammette sconsolata: «Non ne sapevo niente. Speriamo almeno che sappia cantare». L´episodio ha fatto venire qualche scrupolo di coscienza ai giornalisti tedeschi inviati per seguire la gara musicale. Hanno inscenato su twitter un dibattito sul tema: «Dobbiamo parlare del regime dittatoriale o limitarci allo spettacolo?». Molti contributi interessanti, nessun reportage di denuncia. Figlio del defunto presidente golpista Hejdar Alijev, l´attuale leader Ilham governa il paese dal 2003 e non intende smettere se è vero che ha abolito la legge che limita i mandati presidenziali e che le elezioni vengono puntualmente definite "farsesche" dai rari osservatori stranieri. Forte di un tesoro in idrocarburi e della posizione geografica che rende Baku fondamentale per gli oleodotti internazionali a cominciare dal "Nabucco" caro a Obama, Alijev non teme contraccolpi occidentali sul tema dei diritti umani. Semmai si preoccupa del vicino Iran che stuzzica le tentazioni fondamentaliste di molti suoi concittadini. Proprio l´Iran è stato l´unico Paese a tuonare contro l´Eurovision song contest. Ma dal suo particolare punto di vista, definendo il festival «portatore di valori diabolici come l´omosessualità e le droghe». Il governo azero ha risposto quasi offeso: «Omosessuali, droghe? Da noi queste cose non esistono perché vengono represse con la massima severità». L´Europa preferisce far finta di niente e si concentra sulle canzoni.