Massimiliano Castellani, Avvenire 25/05/2012, 25 maggio 2012
PALLONE DI FRANCIA, PICCOLO È PIù BELLO
Le plus petit est le plus beau. “Piccolo è più bello”. È questo lo slogan che aleggia leggero sul calcio francese, al termine della stagione 2011-2012 che passerà agli annali come quella della “doppia favola”. La fiaba di un club di serie C, i dilettanti del Quevilly finalista di Coppa di Francia e la cavalcata leggendaria sul trono della Ligue1 del piccolo- grande Montpellier.
Nord chiama Sud. Le Petit Quevilly, villaggio (21mila anime appena) della Senna Marittima che ha vissuto l’estasi e il tormento sportivo della finale di Coppa di lega, rende onore ai campioni di Francia, i sudisti del Montpellier. Neppure i petrodollari degli sceicchi del Qatar hanno impedito alla «creatura» del vulcanico patron Luis Nicollin («il Monpellier è come la figlia che non ho mai avuto») di mettere le mani sulla Ligue1.
Questo Obelix che si è appena autoproclamato «Robin Hood del calcio» - amico intimo del presidente Uefa, “Le Roi” Michel Platini , da 38 anni è il padre-padrone del club più forte di Francia.
Ma prima dell’incoronazione dei nuovi re del calcio transalpino, la Francia - meglio, la minoranza nonrugbystica - - aveva tifato per il “miracolo Quevilly”. Dopo il fenomeno dei dilettanti del Calais (è diventato anche un film), finalisti dell’edizione di Coppa di Francia del 2000, allo Stade de France di Parigi sono scesi in campo i piccoli eroi del Quevilly. E come il Calais, i ragazzi dell’esterrefatto mister Regis Brouard, al quale «quest’esperienza ha letteralmente cambiato la vita», dopo aver eliminato i “colossi” del Rennes e del Marsiglia nella finalissima contro il Lione hanno lottato fino allo spasmo, arrendendosi solo al minimo scarto. Finale di partita identico a quello del Calais che ad un passo dall’apoteosi fu costretto alla resa, (1-0) con il Nantes. Ma non è da questi particolari che si giudica la storia di un club. E lo sa bene il “Re della spazzatura” Nicollin, che in quasi quarant’anni di presidenza, aveva raccolto più immondizia che successi, con la sua squadra nata, nel ’74, dalla fusione - questa linda e trasparente - , tra la formazione aziendale dei netturbini e il Montpellier Herault Sport Club. Caparbio ed esuberante come un Luciano Gaucci de France, “Lulù” Nicollin ha costruito un vivaio dove sono cresciute le stelle fulgide di Blanc e Cantona. E con i riccioli d’oro del colombiano Valderrama, nell’anno mondiale italiano (il ’90), pianse per la prima volta di gioia portandosi a casa, sottobraccio, la Coppa di Francia. Da allora soltanto tanti sogni ed altrettante illusioni per «un uomo un cassonetto», come dicono i maligni detrattori. Ma in effetti non c’è cestino dell’immondizia, dalla Francia al Marocco, che non rechi il suo nome. Quello della terza industria di Francia per lo smaltimento dei rifiuti, con 5mila dipendenti e 300 milioni di euro di fatturato. Di questi circa un decimo, 36 milioni di euro, “Lulù” li ha investiti per la «creatura » Montpellier. Sei milioni in meno di quanto ha speso il Paris Saint Germain degli sceicchi solo per accaparrarsi il cartellino di Pastore, pagato al Palermo 42 milioni di euro. Con un budget cinque volte più basso del PSG (ha dilapidato 150 milioni di euro), Nicollin ha realizzato la squadra delle meraviglie e lasciato a bocca asciutta gli increduli collaboratori del principe Al-Thani. Con la testa dipinta di arancioblu (i colori del Montpellier) e una cresta da matusa- punk, il sanguigno re Louis domenica scorsa, giorno del trionfo, ha confermato che i petrodollari gettati sul piatto del football avranno funzionato in Premier (Manchester City), nella Liga spagnola (Real Madrid e Barcellona hanno sponsor arabi e il Malaga degli sceicchi del Qatar è arrivato in Champions) ma in Ligue1 no. In Francia anche l’anno prossimo dovranno fare ancora i conti con i ragazzi di mister Renè Girard, 600mila euro di ingaggio annuo, contro i 6milioni che monsieur Ancelotti guadagna al PSG. E se Calais e Quevilly, forse resteranno due fantastiche “cenerentole”, Montpellier ormai è una capitale del calcio europeo e può fregiarsi anche di un altro titolo, quello di “Città più sportiva di Francia”. Un titolo conquistato, non solo perché questo centro di 255mila abitanti vanta anche la più forte squadra di pallamano (14 titoli nazionali negli ultimi 18 anni), una formazione di rugby in lizza nella Top14 e club al vertice della pallanuoto, baseball e basket femminile, ma per il grande giacimento dello sport di base di cui dispone. Montpellier è capoluogo di una regione (Linguadoca-Rossiglione) con una popolazione di 2 milioni e mezzo di abitanti, 600mila dei quali sono tesserati. Una media da primato: un tesserato ogni 4 abitanti. Media che si alza addirittura, con i 55mila universitari che aderiscono alle oltre 600 associazioni sportive cittadine. Numeri che l’Italia si sogna e l’unico punto di contatto con i “cugini” d’Oltralpe, sono i vuoti allo stadio. Anche nell’anno del primo storico scudetto, lo Stade de la Mosson, la tana da 33mila posti dei campioni di Francia, ha avuto una media di 17mila spettatori. Ma patron Nicollin promette: «L’anno prossimo saremo in Champions e non ci sarà mai un solo seggiolino vuoto....». Tutti vorranno andare a vedere la “figlia” che non ha mai avuto, quel Montpellier salito alla corte delle grandi d’Europa.