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 2012  maggio 23 Mercoledì calendario

QUANDO I CRONISTI DAVANO DEL TU ANCHE A KENNEDY

Il sipario si alza su una stanza d’albergo. Al centro un uomo nudo. È lo straordinario John Lithgow “nella pelle” di Joseph Alsop, il potente giornalista dell’Herald Tribune amico di Kennedy e strenuo sostenitore della guerra del Vietnam. Mai nudo è stato più funzionale perché The Columnist, l’ultima pièce di David Auburn in scena a Broadway, mette a nudo grandezze e miserie, fasti e nefasti del giornalismo americano intorno alla metà del secolo scorso e sta facendo discutere giornalisti, intellettuali e storici. La stanza è quella di un albergo di Mosca negli anni ’50; Alsop ha appena fatto sesso con un giovane russo filmato dal Kgb. In quella prima scena l’uomo che dava del tu al potere rivela le sue debolezze e la sua vanità: “La politica è ridicola in misura sublime”, dice al giovane Andrei. “Mi conoscono tutti”, si pavoneggia. La pièce si ispira a Alsop, ma ricostruisce un periodo eroico del giornalismo americano. In Europa sono stati per lo più i proprietari e gli editori dei giornali ad avere peso politico. Negli Stati Uniti, in particolare fino agli anni ‘70, un ristretto numero di editorialisti – tra i quali Alsop, James Reston, Drew Pearson e Walter Lippmann – dettero l’impressione di essere qualcosa di più di consiglieri ascoltati del potere. Alsop era un uomo affascinante, laureato a Harvard, e sua madre era nipote di Teddy Roosevelt. Pur essendo nell’animo un conservatore, si legò ai democratici e in particolare ai Kennedy di cui fu amico personale. Grande fu la sua influenza sulla presidenza e senza tentennamenti il suo appoggio alla presenza americana in Vietnam. Per anticomunismo? Certo, ma anche per l’abitudine ad ascoltare solo le opinioni dei potenti.
Aslop era tanto convinto delle sue idee che arrivò a telefonare all’amico Reston – direttore del rivale New York Times – per chiedergli di licenziare due giovani corrispondenti (uno dei quali, David Halberstam, fu premio Pulitzer nel 1964) perché i loro servizi dal Vietnam erano “anti-americani”. Nei frequenti colloqui privati con John Kennedy, Joe non mancò mai di battere il tasto su una delle sue ossessioni: il ritardo rispetto ai russi in materia di missili a lungo raggio. All’epoca il potere politico aveva fiducia nei grandi giornalisti i quali, in cambio, sapevano quando era il caso di tenere la bocca chiusa. Quando John Kennedy fu assassinato iniziò il lento declino di Alsop. Di Lyndon Johnson non fu amico. Lo trattava con una certa rudezza. Celebre la telefonata – che si vede nella pièce – nella quale interrompe continuamente Johnson appena insediatosi alla Casa Bianca. I columnist esistono ancora, ma la loro influenza non è più quella di un tempo.