Luca Telese, il Fatto Quotidiano 23/5/2012, 23 maggio 2012
VOTO E RIMBORSI, L’AMPUTAZIONE COATTA DEI PARTITI
Primo round aggiudicato e Montecitorio si dimezza il finanziamento elettorale. Ma non c’è gioia, in questo voto, e nemmeno verità. Un’operazione di “Pronto soccorso”, una amputazione coatta. Passa il primo articolo, quello su cui è incardinata la legge, e il resto si vota oggi. Passa con un voto blindato che non ammette, correzioni, belle o brutte che siano. E il perché lo spiega Roberto Giachetti, segretario d’aula del Pd, con la chiarezza e la brutale sincerità che tutti gli riconoscono: “Ragazzi, questo è un pacchetto blindato. Se tocchi anche solo un elemento, crolla tutto”. Si sono arrabbiati anche i deputati del Pd, a cui è stato chiesto di ritirare tutti gli emendamenti.
EPPURE, anche così, la legge passa: il primo articolo è – dunque – approvato con 372 sì, 97 no e 17 astenuti. Contro votano Lega, Radicali, Noi Sud e Italia dei Valori. Spiegare come funzionerà è complesso, ma non vi spaventate: il finanziamento viene ridotto da 182 a 91 milioni annui, per il 70% – 63,7 milioni – corrisposti a titolo di rimborso delle spese elettorali e come contributo per l’attività politica e divisi in quattro quote (regionali, Camera e Senato, europee). Ci accede chi ha almeno un rappresentante eletto in uno di questi diversi livelli di rappresentanza. La quota che resta, invece (27.3 milioni) viene erogata come contributo dello Stato, che integra ogni euro raccolto come finanziamento privato dai partiti con 0,50 centesimi purché il partito abbia un eletto o raggiunga il 2% (esempio: possono prenderlo la Federazione della sinistra, o Fli anche se non entrassero in Parlamento). Terza possibilità: si può detrarre il 26% di qualsiasi donazione ricevuta dal partito, a patto che questo partito che si sia candidato alle elezioni (esempio: puoi detrarre i tuoi finanziamenti ai radicali anche se non sono in Parlamento). Ma quello che conta è il colpo d’occhio: mentre guardi quest’aula affollata come non mai (quasi tutti presenti, tutti i vip sui banchi), ti vengono in mente un flashback e due immagini. Il fotogramma del passato era il voto con cui la Camera aboliva l’autorizzazione a procedere nel 1993. Un voto che i partiti di allora, semi-morenti, accettarono con il coltello alla gola. Anche il voto di ieri, con l’albero di natale rosso o verde quasi unanime, sul tabellone elettronico a ogni emendamento, Sì-No, a seconda del parere della commissione, sembrava il frutto di un unanimismo coatto. L’immagine di quelle lucine colorate, poi, suggeriva non quella di un’aula in cui come sempre si combattono schieramenti opposti, ma quella di una sala operatoria, dove si pratica un’operazione di urgenza. Luce rossa-luce verde, quasi unanime (unica eccezione: Radicali, Lega, Idv e qualche missionario). È amputazione terapeutica. Perché è proprio questo che hanno fatto i partiti ieri: amputare una parte per salvare il tutto, evitare una riforma. Si poteva fare altro? In realtà sì, e la battaglia degli emendamenti, pur falcidiati dal partitone di governo, lo lascia intuire. In primo luogo c’era la riforma di Nicola Rossi. Sostenuta in Aula, in primis, dagli emendamenti del pidiellino ribelle Giorgio Stracquadanio.
STRACQUADANIO (e Rossi) avevano un’ipotesi “liberale”: versamenti solo personali – massimo 5.000 euro – e scaricabili dalle tasse con aliquota agevolata. Niet. Bocciato tutto, compresa l’idea (altro emendamento) molto intelligente di vincolare l’entità del fondo alla crescita e al deperimento del Pil: nient ancora una volta, bocciato. La futurista Chiara Moroni, invece, aveva un’altra proposta interessante: abolire la norma transitoria (quella che dimezza la quota di quest’anno), e destinare tutto per un anno a un fondo ”di scopo” per finanziare la costruzione di asili nido. Dice, mentre illustra l’emendamento, con passione: “Mi appello ai parlamentari, soprattutto alle donne...”. L’aula rumoreggia, dai banchi del Pdl arriva persino qualche fischio. L’albero di Natale rosso boccia anche quell’emendamento. Si passa agli emendamenti della Lega, che ieri aveva la posizione apparentemente più anti-casta. Vengono cassati pure quelli, e qui c’è l’unica scintilla di emozione: applausi, fischi, qualche scambio di insulti. Succede quando contro il Carroccio insorge Giachetti: “Faccio parte di un partito che al contrario di altri ha certificato le sue spese...”. E i leghisti: “Buuuu!!...”. Il deputato del Pd prosegue: “In quest’aula oggi in diversi si oppongono... Ma solo i Radicali hanno diritto a parlare! Perché coerentemente dicono no ai finanziamenti da trent’anni”. Poi dice, e l’aula a questo punto si accende: “C’è chi ha preso doppie razioni!”. Il leghisti insorgono: “Oohhh!!”. Maroni lo sfotte: “Bravo! Bravo!”. Ma è un attimo. Poi l’albero di Abc, riprende a lampeggiare e a bocciare inesorabilmente. C’è chi vuole dare i soldi agli esodati, chi ridurre i fondi, chi elargirli in modo diverso: tutto inutile. La legge è blindata, la sala operatoria di Abc opera con precisione chirurgica. Ecco perché già si arrabbia sulla parte che verrà votata oggi, il pd Salvatore Vassallo: “Quello che la Camera voterà oggi è un controllo sulla mera verità formale dei rendiconti, anche se rafforzati, senza indicare nessuna finalità e vincolo di destinazione della spesa”: È tutto vero. Salvo miracoli e ravvedimenti, i chirurghi del pronto soccorso di Abc hanno già deciso tutto.