Fiamma Satta, Vanity Fair 30/5/2012, 30 maggio 2012
Di Fiamma Satta N on controllo l’età anagrafica di Sabina Guzzanti prima di incontrarla. Mi viene di pensarla sempre «giovane», perché della giovinezza mantiene caratteristiche importanti: la curiosità, la voglia di sperimentare, di osare, contestare, occupare e occuparsi, e anche di cimentarsi in campi nuovi, per esempio i documentari
Di Fiamma Satta N on controllo l’età anagrafica di Sabina Guzzanti prima di incontrarla. Mi viene di pensarla sempre «giovane», perché della giovinezza mantiene caratteristiche importanti: la curiosità, la voglia di sperimentare, di osare, contestare, occupare e occuparsi, e anche di cimentarsi in campi nuovi, per esempio i documentari. Come quello presentato l’anno scorso al Festival di Roma Franca, la prima, un tributo ai novant’anni portati con giovinezza, appunto, della Valeri, la nostra grande e prima attrice comica. Le lunghe dirette televisive di Un due tre stella hanno alle spalle, oltre alle ore di scrittura, di prove, di composizioni delle puntate, anche lunghe sedute di trucco per potersi trasformare nel presidente Giorgio Napolitano, in Mario Monti, Barbara Palombelli, Lucia Annunziata, Melissa, Moana, Berlusconi, D’Alema, Emma Marcegaglia e tanti altri. Il talento trasformistico della Guzzanti è divertente e, secondo me, si diverte un mondo anche lei dietro le sue maschere. Chissà, forse nascondono un po’ di timidezza perché, a volte, i timidi ridono di più quando nessuno li vede. Dopo le fatiche del programma Un due tre stella, andato in onda su La7, che cosa farà per riposare? «Andrò in un mio posto incantevole, dove c’è un profumo meraviglioso e dove potrò raccogliere erbe, fare i bagni. È bello riposarsi. Ma mi è venuto il dubbio che si stia enfatizzando un po’ troppo la necessità di “staccare” in continuazione». Qual è il suo divertimento preferito? «È difficile trovare qualcosa che mi diverta più del mio lavoro. Ma mi piace molto stare nella natura e con gli animali. Mi piace lo sport, anche se riesco a farne poco. Trekking qualche volta e pilates in una piccola palestra vicino a casa mia». Che cosa la fa ridere? «I comportamenti che osservo nella vita quotidiana. E poi i comici che ci sono negli Stati Uniti. Sono formidabili». E fra i comici italiani? «Tutti quelli del mio programma. Ma anche altri, specie quando li vedo a teatro». Da che cosa le piaceva mascherarsi a Carnevale? «Non mi mascheravo a Carnevale: mi mascheravo continuamente. E non solo da piccola. Anche al ginnasio avevo periodi in cui sperimentavo costumi diversi. Le professoresse non erano molto contente, a volte, di non riconoscermi». Che scuola ha fatto? «Il liceo classico, l’Accademia di Arte Drammatica e un pezzetto di università». Come andava a scuola? «Benissimo alle elementari e alle medie, che sono state ottime e sperimentali, una scuola pubblicissima al Tufello. Studiavamo bene inglese, insiemistica, metodologia della ricerca. Ricordo che a Storia dell’Arte ci facevano fare studi comparati fra Piero della Francesca e Cézanne, studiavamo Gramsci. Agli esami di terza media ho portato il Manifesto di Marx e Engels. Poi, quando sono andata al liceo mi sono trovata in difficoltà perché il livello era senz’altro più arretrato, e il “sistema” prevedeva di ascoltare, senza interagire. Studiavo solo per sopravvivere e non vedevo l’ora che la scuola finisse». Nel suo lavoro, chi è per lei un punto di riferimento? «Tanti. Franca Valeri, per esempio, una vera pioniera non solo nella scrittura ma nell’imporre il proprio punto di vista molto sofisticato in tempi in cui l’Italia era, per giunta, poco alfabetizzata. Questo significa che la vera ignoranza non consiste nel non saper leggere o scrivere, ma in una chiusura della mente. In questo senso, forse, oggi siamo più ignoranti di ieri». Lei andrebbe mai via dall’Italia? «Non faccio altro che pensare di voler andare via. E pensarlo è il miglior modo per non farlo, infatti rimango qui». In quale Paese vorrebbe vivere? «Uno dei motivi per cui non me ne vado è anche che non riesco a decidermi dove andare. Gli Stati Uniti mi piacciono moltissimo, ma sono “estranei” a noi e troppo vasti. Mi piacerebbe vivere anche in Sud America, Olanda, Londra, Parigi, Mumbai. Ma poi, la casa è la casa». Quando è innamorata, tende a perdere lucidità o ad acquistare energie? «Entrambe le cose: un’energia enorme che va assolutamente a vanvera». Saprebbe raccontarmi la sua casa? «È speciale, ottima per fare festa, per conversare e per meditare. Ed è spaziosa, vi si possono fare lunghe passeggiate». Le piace cucinare? «Sì, ma sono fuori esercizio: non ho tempo di farlo. Quando riprendo, comincio con due o tre cose che vengono schifose. Però riacquisto presto la mano». Cosa pensa della bulimia cuciniera in Tv? «È orribile. Infilare ricette ovunque è il modo per non parlare di nulla». Una spesa che vorrebbe tanto poter fare? «Vorrei comprare un asino, un animale di grande compagnia, ma dovrei avere un giardino e non ho neanche un terrazzo». Una spesa di cui si è pentita? «L’iPad, perché a me non serve. Anzi, se vuole glielo regalo». Nei momenti di difficoltà maggiore, le è mai capitato di avere un aiuto insperato? «Sì, spesso. E poi arriva la cavalleria». Alcuni la chiamano Provvidenza. «Io ho una cultura più western...». In quale epoca storica vorrebbe vivere? «Nella Roma repubblicana, un po’ prima di Cesare». Sarebbe diventata una partigiana? «Me lo auguro. Ma bisogna trovarcisi». Quale personaggio della storia italiana, dal dopoguerra in poi, farebbe resuscitare? «Anche se è un po’ scontato indicare loro, direi Rossellini, Fellini, Flaiano, Pasolini, Adriano Olivetti, un imprenditore buono, Falcone e Borsellino». Berlinguer? «No, va bene così». Chi vorrebbe invece far sparire dall’Italia? «Sono tantissimi. Li conto la sera, al posto delle pecore». Erri De luca, ospite di Un due tre stella, ha detto che i nostri politici dovrebbero essere «mandati tutti a casa per sopraggiunti limiti di indegnità». Ma la corruzione dilagante rischia di farci diventare qualunquisti? «Una delusione cocente per me è constatare quante poche persone, fra coloro che condannano la corruzione, siano disposte a impegnarsi per cambiare le cose». A Un due tre stella, durante una battuta su Maria De Filippi, ha detto che è «una minaccia dell’umanità». In che senso? «Era una battuta. Ma il suo modo di fare Tv, per me, è diseducativo. Mette gli esseri umani nella condizione di dover esibire i sentimenti pur di uscire dall’anonimato. Come se avesse senso solo chi è famoso». Un’ultima domanda diretta a lei, stavolta, da parte di Franca Valeri, interpellata apposta: «Che cosa stai leggendo?». «Bartleby, la formula della creazione, un libricino con due saggi di Gilles Deleuze e di Giorgio Agamben sullo scrivano di Herman Melville».