Francesco Alberti, Corriere della Sera 23/05/2012, 23 maggio 2012
PIZZAROTTI E I «MAGNIFICI DICIANNOVE». GLI AMICI DEL BAR ORA GUIDANO PARMA —
Inizia con una fotocopia sgualcita l’anno zero della politica parmense. Un foglietto con volti e generalità dei 19 neoconsiglieri comunali rovesciati trionfalmente dall’onda grillina nell’aula che fu di Ubaldi, Vignali e di un civismo molto spendaccione. I commessi municipali, che presidiano l’ingresso sui Portici del Grano, tengono il foglietto sotto il tavolo e, non appena compare una faccia non conosciuta, sbirciano e verificano prima di fare gli onori di casa. È il nuovo che avanza, bellezza. Anche se per ora ha i contorni dell’ignoto. Saranno anche la nuova razza padrona, questi signori del Movimento 5 stelle, ma per tre quarti di Parma sono dei perfetti sconosciuti. Ha fatto il pieno Federico Pizzarotti: 19 eletti su 32, un monocolore che più blindato non si può. Il neosindaco, in mocassini e jeans e con una moglie, Cinzia Piastri, 39 anni, che non gli stacca gli occhi di dosso e che non ha bisogno di quote rosa («Ora basta, Federico, dobbiamo andare...»), fa subito capire di non voler passare per un sindaco di facciata: «Grillo a Parma? Non sentiamo la necessità di un comizio, qui c’è da lavorare, al massimo una visita di cortesia...». La gente, sotto i Portici del Grano, si informa sui nuovi consiglieri comunali. Ma l’individualismo qui non fa trend. Il più votato, Marco Bosi, 25 anni, consulente di una finanziaria, non ha superato le 500 preferenze.
Considerando che M5S ha incassato 17 mila voti al primo turno (poi arrivati a 50 mila al ballottaggio) è evidente che la forza sta nel collettivo e nel gioco di squadra.
Fa impressione vederli invadere il Comune. Solo 7 anni fa, erano cinque amici al bar. «Non di più, glielo assicuro. Eravamo furiosi per la storia dell’inceneritore, avevamo sentito Grillo, abbiamo deciso di fare un po’ di casino...»: Marco Vagnozzi ha 37 anni, è esperto di informatica e consulente in Regione. Faceva parte del gruppo dei pionieri con Michele Morini, 35 anni, e Peppe Carpentieri, 36. Un cammino di piccoli passi: «Prima i rifiuti, poi altri temi locali, quindi i primi banchetti: il tutto, arricchito dai Meetup, dai gruppi d’incontro in Rete». Il trionfo nelle urne non inganni. Il movimento, perlomeno a Parma, viaggia ancora su livelli artigianali. Gli iscritti non superano i 500. Non esiste una sede, a meno di non considerare tale un modesto appartamento in strada Baganzola prestato da un amico. Non c’è struttura, ognuno è portavoce di se stesso.
Ancora tutto da decifrare il rapporto con Grillo. C’è chi lo dipinge come un profeta lontano: «Nella scelta delle candidature in Comune — afferma Nicoletta Paci, traduttrice, 54 anni, la più anziana tra gli eletti (la media è di 38 anni: il più giovane, Andrea De Lorenzi, ne ha 21) —, Grillo non mette bocca. Si limita a controllare che i certificati penali siano puliti, il resto lo decide l’assemblea sulla base delle competenze». Ma c’è anche chi, come Michele Morini, sottolinea che «secondo lo Statuto gli eletti devono tenere conto sia dell’opinione degli utenti in Rete che di Grillo: il problema è quando le due posizioni sono in conflitto...».
Non esistono tessere. Le vie che portano alle Cinque stelle sono le più varie. Patrizia Ageno, 48 anni, un giorno si è offerta di «dare una mano» a un banchetto di firme: «E da allora mi hanno preso tutte e due le braccia». Mauro Nuzzo, 48 anni, operatore culturale, è arrivato a Grillo per rabbia: «Nel vendere un bar mi sono accorto che pagavo più tasse di quelle di chi si è rifugiato dietro lo scudo fiscale. E sono sceso in trincea!». Pizzarotti sorride a tutti, ma lo aspettano rogne colossali.
Il primo è l’inceneritore alle porte di Parma, una pratica da 300 milioni, che i grillini hanno promesso di azzerare. Grillo l’ha messa giù dura: «Non si farà il tumorificio».
Pizzarotti è d’accordo, ma, visto che i lavori sono già iniziati e che si rischia una penale da 180 milioni, manda segnali alla multiutility Iren: «Vogliamo decidere insieme a loro per arrivare a una raccolta differenziata il più possibile al 100%». Poi ci sono i debiti, una voragine da 600 milioni. Anche qui Grillo va per le spicce: «Non andremo in ginocchio dalle banche». Ma il neosindaco: «Prima dobbiamo vedere i bilanci, poi agiremo sugli sprechi, ma un prestito-ponte ci vorrà...». Pure al Teatro Regio il piatto piange (7-12 milioni) e la Regione ha già fatto sapere che due orchestre a Parma sono un lusso di altri tempi. Si sogna alla grande. Stando al sito online L’inchiesta, i grillini mediterebbero l’introduzione di una moneta locale, parallela all’euro, per aggirare la stretta creditizia e rilanciare il made in Parma. Da domani, intanto, i 19 neoeletti tornano a scuola: lezioni di diritto amministrativo con docenti universitari. Ma il tempo della ricreazione è già finito.
Francesco Alberti